Noi (i pochi «noi» rimasti) diciamo educazione/addestramento della voce (e ci sembra di essere nel giusto), ma se un corso non ha il titolo in inglese, nessuno s’iscrive. I corsi che mancano, mi pare, sono quelli di taste training (per i non iniziati: educazione del gusto).
Quasi quasi segnalerei la mancanza di questo termine alle varie redazioni dei dizionari. Avrà sicuramente maggior successo del mio inutile segnalare accettazione per check-in.
«Voice training»
Moderatore: Cruscanti
«Voice training»
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Su Repubblica di oggi un grafico illustra una statistica sui giovani che abbandonano precocemente gli studi. Titolo della statistica, in bella evidenza: Early school leaver - 2005
Mi è venuto il dubbio che per un errore avessero lasciato il titolo originale di una statistica americana, ma la fonte è il Ministero della Pubblica Istruzione…
Mi è venuto il dubbio che per un errore avessero lasciato il titolo originale di una statistica americana, ma la fonte è il Ministero della Pubblica Istruzione…
Ma, sinceramente, siccome questi termini non li capisce in pratica quasi nessuno, non sarebbe meglio che i giornali italiani scrivessero proprio in inglese (maccheronico)? Almeno otterrebbero lo scopo perseguito, quello di non farsi capire.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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