In effetti l'asterisco l'avevo messo, perché la voce
excadentia non era proprio classica classica -nel mio intervento era intesa come femminilizzazione di un neutro plurale, non come neutro plurale
tout court, quindi si era in profondo
sermo vulgaris, anzi, quasi in mano al protoromanzo...
Sul dialetto di Eduardo, rispondo ad Atticus.
In effetti non so se certi termini fossero in disuso. Molto più verosimilmente, si tratta di parole vernacole all'epoca ancora vive in uno strato nativo del dialetto, nelle profondità del ventre di Napoli, forse nella parlata benaugurale (o malaugurale) degli anziani (si sa, la formula magica, lo
*ious indeuropeo, ha un linguaggio iperconservativo

). Oggi sicuramente è assai difficile trovare qualcuno che parli un vernacolo tanto scrio.
Un altro aspetto interessante nella maledizione del protagonista di "Non ti pago" è la struttura metrico-verbale, nettamente scandita e caratterizzata da omeoteleuti:
"...peste e cul
era
fame e mis
eria
scai
enz
a e famma
in casa Bertolini fino alla settima generazione..."
Raccogliendo dalla parlata viva la dinamica comunicativa della formularità rituale, Eduardo ha riproposto inconsciamente la struttura e la valenza comunicativa del
carmen, il canto incantesimo filastrocca religiosa, magica, giuridica del latino arcaico, che di questi parallelismi si serviva. Viene in mente la preghiera benaugurale dei
suovetaurilia (sacrificio di un maiale, una pecora e un toro per purificare i campi)riportata da Catone il Vecchio nel
De agri cultura (e risalente a epoche remotissime della latinità):
Uti tu morbos
visos invisosque
calamitates
intemperiasque
prohibessis defendas averruncesque...
("che tu possa allontanare, stornare, annientare i morbi visibili e invisibili, le calamità e le intemperie...")
Quasi che nell'area più antica del mondo greco-italico certi archetipi strutturali siano rimasti immutati negli ultimi venticinque secoli...