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Sulla difesa della lingua

Inviato: mer, 20 feb 2008 13:01
di Fausto Raso
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Inviato: mer, 20 feb 2008 21:07
di Marco1971
Da un punto di vista lessicografico, è ormai stabilmente acquisito che si debba assumere, nei confronti delle neoformazioni lessicali, l’atteggiamento più imparziale e neutrale possibile, limitandosi, per l’appunto, a registrarle, senza mostrare alcuna preferenza di tipo genetico o glottotecnico.
Ottima filosofia! Gioca coi santi e lascia stare i fanti... È dunque vero che non si tiene alcun conto di quanto dichiarava Jespersen.
Oggi le necessità scientifiche di documentazione favoriscono un’ampia, neutrale, registrazione di tutte le neoformazioni lessicali, straniere o meno, magari in repertori appositamente concepiti per questo scopo...
Necessità scientifiche... Necessità scientifica sarebbe, piuttosto, l’indicare chiaramente all’utente disorientato come fare delle scelte linguistiche distinguendo il grano dal loglio, a meno che la lingua, da patrimonio culturale, sia repentinamente scaduta a protozoo da studiare nei suoi disorganici movimenti.
...metteur en scéne
Metteur en scène, s’il vous plaît.
In conclusione, se, da una parte, è certo che la penetrazione, nell’italiano di oggi, di un numero crescente di forestierismi, non metta [a] repentaglio la coerenza e la consistenza del sistema linguistico, ma ne evidenzi, piuttosto, il dinamismo...
Per favore, smettiamola con questi dinamismi che non significano nulla. Dinamica sarebbe la lingua che piú si riempie le tasche di parole forestiere? Il mondo alla rovescia...
...dall’altra, è largamente condivisibile l’opinione di chi, come Michele Cortelazzo, vede nella passiva accettazione delle parole straniere, da parte dei parlanti italiani, un eloquente segno di passività e disaffezionamento nei confronti della lingua, che ci distingue negativamente da tanti altri europei.
Ecco quel che è certo.
è [È, please, a meno che non sia piú in vigore la regola della maiuscola dopo il punto fermo] dunque lecito domandarsi se esistano le condizioni per adottare opportuni provvedimenti che migliorino la padronanza dell’italiano...
Sarà una domanda retorica, spero. È ovvio che le condizioni esistono. Bisogna vedere se qualcosa davvero si vuole fare, o se non si preferisca continuare a far discorsi su per i peri.

Inviato: dom, 24 feb 2008 13:20
di Incarcato
Dove hai trovato quel modo di dire, Marco? Non l'ho mai sentito...

Inviato: dom, 24 feb 2008 16:01
di Marco1971
Incarcato ha scritto:Dove hai trovato quel modo di dire, Marco? Non l'ho mai sentito...
È un modo di dire toscano. Ecco la definizione del Tommaseo (quella che piú mi soddisfà):

2. [T.] Andare su’ peri, su pe’ peri; di chi va arzigogolando cose più ingegnose che vere. Come si dice, Andar nelle nuvole, sulle nuvole, su per le cime degli alberi. Professori che per parer dotti vanno su’ peri.

Inviato: dom, 24 feb 2008 19:18
di Incarcato
Grazie, Marco. :)