Ausiliare di «essere» coi verbi servili
Inviato: mar, 25 mar 2008 19:25
Qualche grammatico prescrive una norma irragionevole: bisogna dire sarebbe dovuto/potuto/voluto essere. Irragionevole perché? Perché in questi casi la lingua letteraria propende schiacciantemente (le occorrenze dell’ausiliare ‘essere’ vanno cercate proprio col lanternino) per ‘avere’. E l’uso vastamente predominante d’un costrutto nella tradizione letteraria dalle origini a oggi fa testo: la grammatica da essa trae le sue «regole». Una grammatica che andasse per i fatti suoi, senza riscontri nell’uso cólto, non sarebbe piú grammatica ma farneticamento. E vengo agli esempi (ho scelto di proposito molti passi leopardiani).
Io confidavo in Federico, ciecamente. Avrei voluto essere da lui non soltanto amato ma dominato... (D’Annunzio, L’Innocente, cap. 2)
Ma i miei figliuoli, perché? Perché avrei dovuto essere un tiranno, io, per i miei figliuoli? (Pirandello, Scialle nero, Formalità, 3)
Ah, e sono come voi tanto giovine, e nessuno m’ha toccata ancora, e avrei potuto essere tanto dolce, tanto fedele; e ho baciato il mio amore una sola volta, ma su la mano, ma nel buio di sotterra... (D’Annunzio, Forse che sí, forse che no, Libro 3)
E nei discorsi, sempre si esercitò colle persone giovani e belle più volentieri che con altri; quasi ingannando il desiderio, e compiacendosi d’essere stimato da coloro da cui molto maggiormente avrebbe voluto essere amato. (Leopardi, Detti memorabili di F. Ottonieri, cap. 1)
Nè si può credere che tali parole venissero anticamente nel Lazio per mezzo della lingua greca, mentre esse sono più simili al sascrito di quello sieno le corrispondenti greche, laddove al contrario avrebbe dovuto essere. (Leopardi, Zibaldone, 20 gen. 1822)
E questo scrittore non solamente non è rozzo, ma tale che non ha pari di pregio in veruno de’ secoli susseguenti. Nè tale avrebbe potuto essere senza una lingua o perfetta, o quasi. (Leopardi, Zibaldone, 29 mag.-5 giu. 1821)
Tu avresti voluto essere il primo a leggere nel cuore d’una donna... Un giorno mi lascerai per sposare una vergine... (De Roberto, Illusione, parte 3, 5)
Ma ecco uno dei rari esempi leopardiani con ‘essere’:
Con infinito piacere ho veduto nell’Antologia di Firenze l’articolo sopra la tua Storia delle Perniciose, che non sarebbe potuto essere più onorevole. (Leopardi, Lettere)
Ma come oggi non diciamo piú dovrèbbono o pònno (le forme verbali, strutture portanti del discorso, ammettono meno facilmente varianti arcaiche rispetto a sostantivi e aggettivi), cosí, nella miglior tradizione, chi intende esprimersi in buon italiano adopererà l’ausiliare ‘avere’ quando ‘essere’ è accompagnato da un verbo servile.
E, per concludere: non tragga in inganno il seguente esempio novecentesco (che ho già menzionato):
Ma, certo, non ci troverà quel guadagno che ci sarebbe dovuto essere! (Tozzi, Il podere, cap. 21)
Qui ‘essere’ è determinato dal clitico ‘ci’ anteposto; posposto, Tozzi avrebbe scritto:
...quel guadagno che avrebbe dovuto esserci!
Io confidavo in Federico, ciecamente. Avrei voluto essere da lui non soltanto amato ma dominato... (D’Annunzio, L’Innocente, cap. 2)
Ma i miei figliuoli, perché? Perché avrei dovuto essere un tiranno, io, per i miei figliuoli? (Pirandello, Scialle nero, Formalità, 3)
Ah, e sono come voi tanto giovine, e nessuno m’ha toccata ancora, e avrei potuto essere tanto dolce, tanto fedele; e ho baciato il mio amore una sola volta, ma su la mano, ma nel buio di sotterra... (D’Annunzio, Forse che sí, forse che no, Libro 3)
E nei discorsi, sempre si esercitò colle persone giovani e belle più volentieri che con altri; quasi ingannando il desiderio, e compiacendosi d’essere stimato da coloro da cui molto maggiormente avrebbe voluto essere amato. (Leopardi, Detti memorabili di F. Ottonieri, cap. 1)
Nè si può credere che tali parole venissero anticamente nel Lazio per mezzo della lingua greca, mentre esse sono più simili al sascrito di quello sieno le corrispondenti greche, laddove al contrario avrebbe dovuto essere. (Leopardi, Zibaldone, 20 gen. 1822)
E questo scrittore non solamente non è rozzo, ma tale che non ha pari di pregio in veruno de’ secoli susseguenti. Nè tale avrebbe potuto essere senza una lingua o perfetta, o quasi. (Leopardi, Zibaldone, 29 mag.-5 giu. 1821)
Tu avresti voluto essere il primo a leggere nel cuore d’una donna... Un giorno mi lascerai per sposare una vergine... (De Roberto, Illusione, parte 3, 5)
Ma ecco uno dei rari esempi leopardiani con ‘essere’:
Con infinito piacere ho veduto nell’Antologia di Firenze l’articolo sopra la tua Storia delle Perniciose, che non sarebbe potuto essere più onorevole. (Leopardi, Lettere)
Ma come oggi non diciamo piú dovrèbbono o pònno (le forme verbali, strutture portanti del discorso, ammettono meno facilmente varianti arcaiche rispetto a sostantivi e aggettivi), cosí, nella miglior tradizione, chi intende esprimersi in buon italiano adopererà l’ausiliare ‘avere’ quando ‘essere’ è accompagnato da un verbo servile.
E, per concludere: non tragga in inganno il seguente esempio novecentesco (che ho già menzionato):
Ma, certo, non ci troverà quel guadagno che ci sarebbe dovuto essere! (Tozzi, Il podere, cap. 21)
Qui ‘essere’ è determinato dal clitico ‘ci’ anteposto; posposto, Tozzi avrebbe scritto:
...quel guadagno che avrebbe dovuto esserci!