«L’avanzata inarrestabile dell’inglese in Italia»
Inviato: dom, 11 mag 2008 18:15
Articolo apparso sul Corriere della Sera del 9 maggio 2008:
Linguaggio d'ufficio
Quasi due parole straniere per frase L' avanzata inarrestabile dell' inglese in Italia
Se cercate qualcuno in ufficio e non lo trovate, i colleghi vi diranno che non è al desk; per un appuntamento annullato, una garbata segretaria si giustificherà a nome del manager, impegnato in un meeting per via del planning troppo fitto . Nel mondo del lavoro - o meglio, siamo corretti - del business, l' italiano più di ogni altra lingua soccombe con disinvoltura alla globalizzazione dell' inglese; secondo una ricerca dello scrittore inglese Leslie Ray - che definisce l' inglese un "assassino" - nel mondo delle comunicazioni si può arrivare a una media di 5 parole inglesi per tre frasi, vale a dire 1,6 parole anglosassoni per frase. Meglio usare meeting e non riunione; l' onnipresente know-how impera su "conoscenza"; report viene più spontaneo di rapporto; project al posto di progetto, education invece di formazione, magazine anziché rivista, copywright e non diritti d' autore. Anche il linguaggio della politica e dei media si è adeguato a discapito di chi - con l' inglese - ha poca dimestichezza. Sui giornali e nei notiziari tv si parla di ministro per il welfare o la devolution, di task force e di provvedimenti per l' antitrust. La scarsa agilità dell' italiano, soprattutto nelle comunicazioni di lavoro, ha reso questa "colonizzazione" linguistica un fatto indispensabile. Alcuni vocaboli composti: problem solving, core business, sub-contracting, out-sourcing, joint venture, system-integration, wealth managemnent , low profile, pay off, sono destinati a snellire i testi, altrimenti penalizzati dalla mancanza di espressioni italiane altrettanto sintetiche. Dunque, non più italiano ma italiese o itanglese. Giusto o sbagliato? Poco importa, l' inglese non concede alternative.
Gagliardi Giuliana