«Decap[p]ottabile»
Inviato: mar, 20 mag 2008 0:25
Dal francese décapotable. Esiste la variante decapottabile (secondo me preferibile), ma il GRADIT rimanda alla forma con due P. In italiano esiste anche cappotta, ma come variante meno comune di capotta, che è ancor meno comune del prestito integrale capote («copertura in tessuto impermeabile di carrozze e automobili, che può essere rimossa o ripiegata»).
Si tolgono le doppie dove dovrebbero esserci (piucchepperfetto > piuccheperfetto) e si aggiungono là dove non hanno ragion d’essere. Non è tutto questo un po’ leggero? Poco serio, intendo.
Ora mi si dirà che la forma filologicamente migliore sarebbe decapotabile, e io concorderei con chi mi movesse tale obbiezione. Ma risponderei che la doppia T si giustifica anche solo per un motivo di coerenza interna: -potabile fa pensare all’acqua che si può bere; aggiungendo deca- sarebbe lecito arrivare a un’associazione del tipo «che può bere/contenere dieci litri d’acqua [potabile]».
Ma il nòcciolo della questione è l’incoerenza e la mancanza di normatività, che conduce all’accettazione di forme concorrenti per nulla funzionali in un sistema linguistico efficiente.
Si tolgono le doppie dove dovrebbero esserci (piucchepperfetto > piuccheperfetto) e si aggiungono là dove non hanno ragion d’essere. Non è tutto questo un po’ leggero? Poco serio, intendo.
Ora mi si dirà che la forma filologicamente migliore sarebbe decapotabile, e io concorderei con chi mi movesse tale obbiezione. Ma risponderei che la doppia T si giustifica anche solo per un motivo di coerenza interna: -potabile fa pensare all’acqua che si può bere; aggiungendo deca- sarebbe lecito arrivare a un’associazione del tipo «che può bere/contenere dieci litri d’acqua [potabile]».
Ma il nòcciolo della questione è l’incoerenza e la mancanza di normatività, che conduce all’accettazione di forme concorrenti per nulla funzionali in un sistema linguistico efficiente.