Il collutorio, soluzione medicamentosa per risciacqui del cavo orale, nasce probabilmente in antico come idea ma relativamente di recente come parola, medica (anzi: farmaceutica), andando a prestito dal latino
colluere "lavare con qualcosa" (cum+lavare; radice indoeuropea LU/LOU/LAU/LAV/LEU) e introducendo un collutorius/collutorio (anche come metodo: "
pro collutorio" "per collutorio", detto tra noi "gli sciacqui"), diciamo dai primi dell'Ottocento (mi si corregga se sbaglio; ad es. il Sabatini Coletti indica 1830).
Ben presto (diciamo con il Novecento) "traducendosi" nella lingua parlata il termine è venuto da una parte ad incrociarsi parafonicamente con il comune "colluttazione" (dopotutto si tratta di una guerra, ai microbi... scherzo: l'ammissibilità è stata di certo di carattere squisitamente eufonico) dall'altra con la regionalità (e magari daremo un minor sorveglianza nel Centro-Sud Italia).
Il fatto è che la questione della "t" in più non è affatto recente.
Trovo Migliorini e Devoto che se la pongono nel 1939 ("forma indiscutibilmente errata").
Leggesi "colluttorio" (sic) in un Bullettino della Reale Accademia Medica di Roma, del 1883; in un Giornale internazionale delle scienze mediche del 1891; in Annali di farmacoterapia e chimica, in italiano, del 1899... non esattamente liste della spesa di persone poco istruite.
Con la fine del Novecento poi il
prodotto è definitivamente sconfinato dalla farmacia al supermercato, trovandosi così ancor più ...nella bocca di tutti, con conseguente incremento numerico in termini assoluti anche del termine distorto.
Il Treccani continua a preoccuparsi di correggere ("erroneo
colluttorio"), il De Mauro
sdogana definitivamente il raddoppiamento (cfr
http://www.demauroparavia.it/24300 oggi), se pure non ricorda/ammette l'accezione anche quale "procedimento" (sciacquo, gargarismo) come ad es. il Gabrielli.