«Cerea» e «mordivò»
Inviato: lun, 10 nov 2008 11:44
Da dove giunge l'espressione di saluto piemontese "cerea"? Bruno Gambarotta, nella "Stampa" del 7 agosto scorso, racconta:
«Sul "cerea" sono fiorite leggende metropolitane: una sostiene che deriva dal greco "chairo" che significa "mi rallegro, gioisco". A sostegno di questa tesi si racconta che un cadetto di casa Savoia, per far sapere che stava studiando il greco, avesse preso a salutare tutti quelli che incontrava con il "chairo" e i torinesi, per compiacere casa reale, si erano messi a imitarlo».
Io, che non sono piemontese, ho incrociato per la prima volta questo termine sui fumetti di Jacovitti, che amava giocare cogli idiotismi. Fu sempre Jac a confondermi con un'altra parola che uscì dalla bocca di un suo personaggio: "Mordivò!": dapprima pensai a una imprecazione contro i defunti del destinatario, poi venni a conoscenza di un tristo eroe della fumettistica antisemita del regime fascista ("Assalonne Mordivò"). Ma non credo che Jacovitti si riferisse a quest'ultimo.
Qualcuno ne sa qualcosa?
«Sul "cerea" sono fiorite leggende metropolitane: una sostiene che deriva dal greco "chairo" che significa "mi rallegro, gioisco". A sostegno di questa tesi si racconta che un cadetto di casa Savoia, per far sapere che stava studiando il greco, avesse preso a salutare tutti quelli che incontrava con il "chairo" e i torinesi, per compiacere casa reale, si erano messi a imitarlo».
Io, che non sono piemontese, ho incrociato per la prima volta questo termine sui fumetti di Jacovitti, che amava giocare cogli idiotismi. Fu sempre Jac a confondermi con un'altra parola che uscì dalla bocca di un suo personaggio: "Mordivò!": dapprima pensai a una imprecazione contro i defunti del destinatario, poi venni a conoscenza di un tristo eroe della fumettistica antisemita del regime fascista ("Assalonne Mordivò"). Ma non credo che Jacovitti si riferisse a quest'ultimo.
Qualcuno ne sa qualcosa?