La pronuncia dei linguisti
Moderatore: Cruscanti
La pronuncia dei linguisti
Un interessante filmato del 1965, in cui si sentono le voci di Giacomo Devoto e di Bruno Migliorini. Non so cosa ne pensiate, ma io in quell’assemblea d’illustri linguisti non odo alcuna pronuncia modello, ma solo pronunce piú o meno fortemente regionali... Ha proprio ragione Luciano Canepàri a dire che lo studio della pronuncia è completamente trascurato. E se volete svenire del tutto, sentite qui... Sono troppo severo?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: La pronuncia dei linguisti
Non era una domanda retorica... Attendo pareri.Marco1971 ha scritto:Sono troppo severo?
A proposito di zaffíro/zàffiro, è interessante il commento fatto sui gioiellieri di Ponte Vecchio (ma come mi garba il Migliorini normativo: zaffíro, súccubo/súccuba... Tra l’altro credo che azzecchi tutte le ‘e’ e ‘o’ aperte e chiuse, ma si sente il veneto sotto... ), che trova riscontro anche in quest’affermazione del DOP (s. v.):
ma freq. pure, non da ieri, una pn. sdrucciola (attestata già dal Baldinucci, 1681, per l’uso dei «Gioiellieri» in contrapposto ai «Poeti», poi da vari dizionari dialettali)...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: La pronuncia dei linguisti
Sì.Marco1971 ha scritto:Sono troppo severo?
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- Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37
Però, cercando, mi sono imbattuto in questo video: un ragazzo che dice esattamente quello che diciamo noi da tempo a proposito della Crusca e dello stato della lingua.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37
Grazie Marco.
Per quanto riguarda il filmato, il ragazzo mi pare che semplifichi un po' troppo le cose. Dire frasi come «che ci vuole?», «è logico», «non ci vogliono i soldi, fate così, ve lo dico io come fare» ecc. è sempre facile quando non si è dentro la realtà che si sta criticando (oltre al fatto che è da presuntuosi).
Dice molte cose giuste, per carità, ma è troppo semplicistico: lo vorrei vedere presidente dell'Accademia della Crusca!
Per quanto riguarda il filmato, il ragazzo mi pare che semplifichi un po' troppo le cose. Dire frasi come «che ci vuole?», «è logico», «non ci vogliono i soldi, fate così, ve lo dico io come fare» ecc. è sempre facile quando non si è dentro la realtà che si sta criticando (oltre al fatto che è da presuntuosi).
Dice molte cose giuste, per carità, ma è troppo semplicistico: lo vorrei vedere presidente dell'Accademia della Crusca!
Forse, ma intanto mi ha fatto piacere perché evidentemente, per fare un video del genere, oltre al coraggio, ci vuole una forte consapevolezza e convinzione. Inoltre (a parte presidentessa) trovo che si esprima bene, ha anche una pronuncia poco marcata regionalmente, al mio orecchio.
Il problema di fondo dell’Accademia della Crusca è che, come ho già detto piú volte, non è un organo coeso, ma un cumulo di individui con visioni diverse della lingua e di eventuali politiche linguistiche.
Il problema di fondo dell’Accademia della Crusca è che, come ho già detto piú volte, non è un organo coeso, ma un cumulo di individui con visioni diverse della lingua e di eventuali politiche linguistiche.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Sandro1991
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- Iscritto in data: lun, 28 nov 2011 19:07
Cosa mi dite di questo? L'ortoepía mi pare impeccabile, tuttavia mi sembra che Canepàri non rispetti −in pochissimi casi, beninteso− i gruppi sintagmatici da lui stesso scritti . Mi sbaglio?
Ho notato uno stacco tra «e la»: nella pronuncia tradizionale di base toscana si dovrebbe usare una geminata, ma in questo caso la pronuncia «neutra moderna» di Canepari prevede la degeminazione. Altri punti? In ogni caso grazie per il nesso.Sandro1991 ha scritto:Cosa mi dite di questo? L'ortoepía mi pare impeccabile, tuttavia mi sembra che Canepàri non rispetti −in pochissimi casi, beninteso− i gruppi sintagmatici da lui stesso scritti . Mi sbaglio?
In maniera generale, mi pare che le geminate non rappresentate dall’ortografia ([L], [J], [S]) vengano realizzate di grado intermedio tra scempio e geminato. Ho notato anche una mancata cogeminazione tra e e piú.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Segnalo quest’altra intervista a Luca Serianni. Io dissento su forwardare per il principio secondo il quale quando esiste un termine già in uso, qui inoltrare, è da rifiutare una semiassimilazione inutile.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Freelancer
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- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
Ha solo fatto un esempio di come i forestierismi diano luogo a parole italianissime. Avrebbe anche potuto usare chattare. Oppure filmare, stoppare, bluffare o altro, ma questi ultimi sono denominali ormai assimilati e nessuno ci fa più caso mentre forwardare ancora colpisce. Che esista non significa che lo si debba usare.
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- Interventi: 763
- Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37
Il professore Serianni?Marco1971 ha scritto:Segnalo quest’altra intervista a Luca Serianni. Io dissento su forwardare per il principio secondo il quale quando esiste un termine già in uso, qui inoltrare, è da rifiutare una semiassimilazione inutile.
Il giornalista dev'essere meridionale (il professor Serianni nella sua Grammatica ci dice che la forma non apocopata è tipica del Mezzogiorno).
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