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«Affatto» e «punto»

Inviato: lun, 27 apr 2009 1:41
di Andrea D'Emilio
Luciano Satta ( quanto gli fischieranno le orecchie!) cita e approva il purista Valeriani, ''uno dei più arcigni e fegatosi'', secondo il quale ''affatto'' usato per rafforzare le negative sarebbe da evitare. Dire ''non ha ragione affatto'' significherebbe ''non ha ragione del tutto, ma in parte sì''. Meglio sostituirlo quindi con ''punto''.

Inviato: lun, 27 apr 2009 1:52
di Marco1971
Non mi pare molto sensato. Affatto come rafforzativo di negazione è doviziosamente attestato in tutta la tradizione letteraria, e fu adoperato, in particolare, dall’Ariosto, dall’Alfieri, dal Manzoni, dal Leopardi... Bastano, credo, questi grandi nomi a legittimarne l’uso.

Inviato: lun, 27 apr 2009 20:52
di Andrea D'Emilio
Satta aggiunge che proprio don Lisander fu attento alla sfumatura , e cita il finale dei Promessi sposi:'' La quale, se non v'è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l'ha scritta...''. Poco prima don Abbondio dice:'' Piuttosto, non mi meraviglierei punto che i cavalieri...''.

Inviato: lun, 27 apr 2009 22:57
di Andrea D'Emilio
''E attenzione un'altra volta, nella scelta fra punto e mica. Punto rafforza la negazione, mica la esprime soltanto. Una ragazza che sappia il fatto suo nella scelta del marito e nelle cose di lingua preferirà sposare uno che non è mica ricco, invece di uno che non è punto ricco. Ci può correre una differenza di parecchi milioni.'' Satta.

Re: «Affatto» e «punto»

Inviato: ven, 28 ago 2009 13:22
di bubu7
Andrea D'Emilio ha scritto: Meglio sostituirlo quindi con ''punto''.
No, proprio no.

Punto è un regionalismo toscano e non appartiene all'italiano standard.
Può essere usato solo in particolari registri o per ottenere determinati effetti stilistici.

Inviato: ven, 28 ago 2009 18:00
di Marco1971
Precisiamo che punto è toscano e letterario (cfr Treccani): infatti lo troviamo anche in scrittori non toscani.