Marco1971 ha scritto:Il mio sentimento è che ogni simbolo IPA corrisponda a un fonema e che, se questo è geminato, vada scritto raddoppiando il simbolo stesso…
In linea di massima, sono d’accordo con Marco. Partirei, però, dalla
fonetica.
Le affricate [italiane] sono, appunto, delle
affricate, dove, per dirla col Castellani, i «due segmenti articolatori si compenetrano a tal punto da suscitare una netta impressione di unitarietà» e quindi da poter «esser considerati come un suono unico» (A. Castellani, «Fonotipi e fonemi dell’italiano»,
Studi di filol. it. XIV, 1956, 435–53, ora in Id.,
Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza [
1946–
1976], Roma 1980, «Salerno Editrice», vol. I, pp. 49–69 [cito da questa edizione]: n. 1, p. 49.)
Quindi,
dobbiamo considerare [ts, dz, tS, dZ] (uso la notazione
SAMPA per comodità) come
foni unitari, tant’è vero che l’IPA prevede a tal fine un «archetto» di legatura (e
consente l’uso di monogrammi appositamente disegnati). In conclusione, cosí come scriviamo ['fat:to] (
fatto), saremo autorizzati a scrivere —archetti e monogrammi a parte— anche ['rats:tsa] (
razza [= «stirpe, etnia»]).
Una scrizione quale ['rat:tsa] mi «aiuterà» (nel caso lo ignori) a capire che impostazione e tenuta sono costituite dall’elemento occlusivo (
ma la cosa non è nemmeno troppo pacifica:
cfr. P.M. Bertinetto,
Strutture prosodiche dell’italiano, Firenze 1981, «Accademia della Crusca», pp. 127–8; P. Ladefoged & I. Maddieson,
The sounds of the world’s languages, Oxford 1996, «Blackwell», pp. 92–3; Ž. Muljačić,
Fonologia dell’Italiano, Bologna 1972, «Il Mulino», p. 67) e che è questo a essere rafforzato, ma non è necessaria. D’altra parte, anche ['fat:to] non è scrittura del tutto precisa, in quanto la prima [t] non è una [t] a tutti gli effetti, essendo «inesplosa» (cioè, con soluzione/rilascio inudibile), e infatti in una trascrizione strettissima se ne dovrebbe tener conto.
Ancora piú forviante sarebbe una trascrizione
fonematica come /'rattsa/, che mi fa pensare alla successione di due fonemi /t/ and /ts/ (ancora una volta, assumo d’aver in qualche modo notato la legatura «ts»), anziché al fonema lungo (secondo la visione «monofonematica» delle geminate italiane) /ts:/ o doppio (nella [tradizionale, e maggiormente condivisa] versione «bifonematica») /tsts/ (…per le ragioni dell’interpretazione bifonematica
cfr.,
e.g., Muljačić 1972:67–8
).
(In realtà, i fonemi «autogeminanti» italiani /ts dz L J S/ [in cui la lunghezza non è distintiva] potrebbero a rigore esser notati sempre scempi, anche se a scapito della chiarezza e della coerenza interna del sistema.)