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Inviato: mer, 19 apr 2006 19:59
di Federico
Piú che di semplificazione parlerei di coerenza: se non si pronuncia la h, non ha senso non apostrofare... E davvero credo di non aver mai sentito aspirare la h di Hitler...

Inviato: gio, 20 apr 2006 1:35
di Marco1971
Forse sarebbe opportuna un’ulteriore distinzione. Da una parte abbiamo nomi noti a tutti, come Hitler, appunto; dall’altra nomi meno noti al pubblico (o parlante medio), tipo Hall. Non ho controllato, ma negli articoli di linguistica da me letti, ho nell’occhio e nell’orecchio che si scriva lo Hall, per esempio.

In molti casi si può fare a meno dell’articolo. Ma quando ci vuole (ad esempio nel citare un dizionario), mi pare buona norma rispettare il valore dell’acca, nello scritto come nel parlato. Nella lingua cólta, naturalmente.

Inviato: mar, 02 mag 2006 17:23
di bubu7
Per utilizzare un sistema di trascrizione fonetica delle parole con caratteri visualizzabili senza problemi in questo forum: SAMPA - Speech Assessment Methods Phonetic Alphabet.

Inviato: mar, 02 mag 2006 17:28
di Bue
Marco1971 ha scritto:rispettare il valore dell’acca
ad esempio nella locuzione "non valere un'acca" :mrgreen:

Inviato: mer, 12 lug 2006 22:40
di arianna
Nulla a che vedere coi dizionari, vi segnalo questo sito che permette di consultare alcuni testi in rete (anche se molti dei testi inclusi li conosciamo bene...).

P.S. Prima d'inviare un messaggio scelgo sempre l'opzione anteprima, ma quando poi scelgo d'inviare attendo attendo all'infinito, e il messaggio si perde.
È un problema solo mio o succede anche a voi?

Inviato: mer, 12 lug 2006 22:52
di Marco1971
Ottimo, Arianna, tanto piú che quei testi non li conosciamo mai bene a bastanza! Il tempio della nostra letteratura è poco noto ai piú... (senza critiche, intendo solo che pochi hanno letto tutto).

Io segnalo l’Intratext, che consente ricerche nel testo, come le concordanze. :)

Inviato: gio, 13 lug 2006 11:00
di miku
Marco1971 ha scritto:Da amante delle lingue, io continuerò a fare la distinzione, anche se, a livello popolare, condivido il principio della semplificazione da lei suggerita.
Forse ne avevamo già parlato, ma anche la Treccani scriveva (non so ora) l'Hildebrandslied (e simili). Credo, però, che l'acca aspirata vada segnalata: usare il giusto articolo è anche una indicazione di pronuncia utile.

Inviato: gio, 13 lug 2006 17:33
di Marco1971
Escludendo forme assurde come il/la Hildebrandslied (!), tra l’Hildebrandslied e lo Hildebrandslied in rete prevale il secondo (il che è rassicurante :)).

Inviato: lun, 25 set 2006 11:12
di pocoyo
Che ne pensate d’una lista di valide grammatiche di lingue straniere? Segnalo questa ottima grammatica tedesca ad opera dell'università di Venezia che segue con attenzione tutti gli aspetti della lingua:

http://venus.unive.it/tinrete/tedescoin ... 2/0201.htm

Qualcuno ne conosce alcuna buona di Francese?

Inviato: ven, 08 dic 2006 22:45
di Marco1971
Segnalo questa pagina, che rimanda a vari dizionari.

Inviato: mar, 15 mag 2007 18:57
di Marco1971
Segnalo anche questo sito che a prima vista appare interessante.

Inviato: ven, 18 mag 2007 14:33
di giulia tonelli
il sito proposto da Marco ha scritto: In ambito linguistico vengono individuati due tipi di errore:
  • * errori di produzione o lapsus: sono quelli non intenzionali, che presuppongono, da parte del parlante, la conoscenza della forma corretta. In questo caso si registra, da parte di chi sbaglia, la capacità di correggersi da solo.
    * errori di apprendimento: sono quelli che derivano da un'effettiva ignoranza della forma corretta, e sono, per chi li commette, forme corrette a tutti gli effetti.
Secondo me c'è un altro tipo di errore: l'errore consapevole. E' l'errore di chi sa che sta usando una forma scorretta, lo sa prima di farlo, ma sceglie di farlo lo stesso, per i più svariati motivi. A me per esempio piace usare certe forme scorrette tipiche della Liguria, perché mi piace ricordarmi delle mie origini. Tipicamente, ed è un francesismo, si usa "C'è" seguito da un soggetto plurale ("C'è le nuvole"), oppure si usa il partitivo dove non bisognerebbe ("Non c'è più di pomodori"). So benissimo che sono forme sbagliate, e non le userei mai in contesti ufficiali, ma mi fanno sentire a casa, fanno parte del mio modo di essere. Il risultato è che io potrei ben correggermi da sola, ma non voglio.
Secondo me molta gente usa i forestierismi con un meccanismo simile a questo (non per le stesse ragioni, ovviamente).

Inviato: ven, 18 mag 2007 14:49
di Incarcato
Quello cui lei allude appartiene piú all'àmbito delle figure retoriche che a quello degli "errori".
Quest'uso di espressioni dialettali nella lingua si chiama glossa, che se viene troppo insistita sfocia nel barbarismo.

Inviato: ven, 18 mag 2007 15:48
di giulia tonelli
A me "c'è le nuvole" sembra un errore, non una figura retorica. A meno che non inseriamo l'inconsapevolezza nella definizione del concetto di "errore", ma mi parrebbe arbitrario. Quello che volevo dire, infatti, e' che esistono anche gli errori linguistici consapevoli, e che forse questi plasmano la lingua ancor piu' di quelli inconsapevoli. E volevo anche dire che secondo me i forestierismi potrebbero inserirsi in questo contesto.

Inviato: ven, 18 mag 2007 15:56
di Incarcato
Ma non diceva che c'è le nuvole è una forma ricalcata sul dialetto ligure? La glossa è appunto (dal De Mauro) una locuzione rara, arcaica o dialettale. Non le pare riconducibile?