Pagina 1 di 1
Un articolo di G.L. Beccaria
Inviato: dom, 17 gen 2010 20:26
di Fausto Raso
Un articolo di G.L. Beccaria sulla
"asinità scolastica". Sarebbe interessante sapere se esiste una
prospettiva passata, visto che l'accademico della Crusca scrive
prospettiva futura.

Inviato: dom, 17 gen 2010 20:52
di Marco1971
La prospettiva qui è il punto di vista, ossia il punto da cui «si guarda»: si può volgere lo sguardo al futuro, come anche al passato (diverso il caso di progetti per il futuro, chiaramente ridondante, ma ormai entrato nell’uso in molte lingue).
Il progetto deve dunque attuarsi, il giudizio storico deve diventare azione: questa è la prospettiva futura; ma, aggiungiamo, la prospettiva passata (e sia pure di un passato che solo metaforicamente è «alle nostre spalle») è la documentazione del vero... (Rivista di studi crociani, 1965)
Altri esempi, in testi tutt’altro che fantasiosi, si trovano con Google Libri.
Inviato: lun, 18 gen 2010 11:32
di Fausto Raso
Prendo atto, gentile Marco, di quanto ha scritto (con "prove documentali") ma, dalla mia bocca (o dalla mia penna) non uscirà mai una frase con "prospettiva futura" o, peggio (secondo me), "prospettiva passata".
La prospettiva, in senso figurato, è la "previsione di probabili eventi futuri". "Futura", per tanto, è insita in "prospettiva".
Inviato: lun, 18 gen 2010 12:49
di Marco1971
Fausto Raso ha scritto:La prospettiva, in senso figurato, è la "previsione di probabili eventi futuri". "Futura", per tanto, è insita in "prospettiva".
Questa, caro Fausto, è l’accezione 3 a del Treccani. Qui c’interessa la 3 b (sott. mia):
3 b. L’angolazione, il punto di vista da cui viene considerato un fatto, un problema, esaminata o valutata una situazione, e sim.: studiare la storia della letteratura da una p. crociana; analizzare i fatti sociali da una p. marxista; errore di p., errore di giudizio, di valutazione, riguardo a fatti, situazioni, dati che non vengono considerati nel giusto rapporto rispetto ad altri elementi di confronto. In prospettiva, in lontananza (nel passato o nel futuro) e secondo una particolare ottica: guardare, vedere le cose in prospettiva; le cose sono fatti e i fatti In prospettiva sono appena cenere (Montale).

Inviato: lun, 18 gen 2010 15:06
di Fausto Raso
Gentile Marco, le trascrivo quanto sostiene (a mio favore) Aldo Gabrielli a proposito di “prospettiva”: “... spesso è usato in senso figurato, alla francese, per indicare la speranza o il timore di una cosa probabile nell’avvenire: ‘ C’è la prospettiva d’un buon affare’; ‘Con questa bella prospettiva c’è poco da stare allegri’; ‘Con la permanente prospettiva di una guerra passa la voglia di costruire’ e simili. È maniera che si dovrebbe sempre evitare; l’italiano dice ‘avvenire’, ‘previsione’, ‘probabilità’, ‘aspettativa’,’attesa’, ‘speranza’, ‘minaccia’ e simili (come si può notare tutti questi sostantivi guardano al “futuro”, parentesi mia): ‘C’è la probabilità d’un buon affare’; ‘Con questo bell’avvenire (o aspettativa, o probabilità) c’è poco da stare allegri’; ‘Con la permanente minaccia d’una guerra’ ecc. Dicono anche: ‘in prospettiva’, ‘nella prospettiva’, ma meglio si direbbe ‘in previsione’, ‘nell’attesa’, ‘nella speranza’, ‘nel timore’ e simili; cosí pure la locuzione ‘avere in prospettiva alcunché’, si potrà meglio sostituire con ‘prevedere’, ‘attendere’, ‘sperare’, ‘temere’, ‘esserci la probabilità’ e simili, secondo i casi”.
Ancora. Da “Sapere.it” (De Agostini): “Prospettiva: insieme di circostanze future che si possono prevedere”.
Dal “Bidizionario italiano” di Giuseppe Pittàno: “Prospettiva: previsione, speranza piú o meno fondata”.
Inviato: lun, 18 gen 2010 17:29
di Marco1971
Purtroppo il Gabrielli qui, come spesso, non porta argomentazione alcuna, limitandosi a esporre le sue preferenze personali.
Nell’accezione 3 a del Treccani («previsione di probabili eventi futuri, soprattutto se spiacevoli»), il termine
prospettiva è attestato in italiano prima del 1808 e lo troviamo adoperato da ottimi scrittori, come Manzoni e Leopardi:
Il fine era di vivere prelati colla prospettiva ancor piú ridente di morir cardinali. (Manzoni)
Or la vita degl’italiani è appunto tale, senza prospettiva di miglior sorte futura, senza occupazione, senza scopo e ristretta al solo presente. (Leopardi; [considerazione di grande attualità!])
Ma non in questa accezione è adoperato negli esempi in cui è associato al futuro e al passato: come ho detto sopra, si tratta dell’accezione 3 b del Treccani, col senso generale di «angolazione, punto di vista», che si riallaccia al verbo latino
prospectare «guardare verso, guardare da lontano o da un luogo elevato, avere la vista su, affacciarsi su, tener d’occhio, indagare con lo sguardo, spiare» (Conte-Pianezzola-Ranucci).
Ne consegue che la parola
prospettiva – in ogni suo significato – ha tutte le carte in regola e pieno diritto di cittadinanza in buon italiano.

Inviato: lun, 18 gen 2010 18:05
di Fausto Raso
Marco1971 ha scritto:
Ne consegue che la parola
prospettiva – in ogni suo significato – ha tutte le carte in regola e pieno diritto di cittadinanza in buon italiano.

Non mettevo affatto in discussione la legittima cittadinanza di "prospettiva" nella lingua italiana. Sostenevo (e sostengo) che una "prospettiva", vale a dire una "previsione", è sempre... futura e in quanto tale non può riferirsi al passato. A mio giudizio, quindi, una frase tipo "quale
prospettiva futura per il nostro Paese?" è errata. Perché, ripeto, una prospettiva è...
futura.
Inviato: lun, 18 gen 2010 18:17
di Marco1971
Sí, ma torniamo alla frase di partenza, quella di Beccaria, che è:
Ma i tagli sulla cultura, sulla scuola, sulla ricerca, sono sempre e comunque rovinosi, soprattutto in prospettiva futura.
Che cosa significa «in prospettiva futura»? Significa «considerando il futuro», cosí come «in prospettiva passata» vuol dire «considerando il passato»: la «prospettiva» è il modo di guardare, di considerare le cose (in questo contesto).
Naturalmente, se si parla di previsioni, allora l’aggiunta di «futura» dà luogo a una ridondanza (ma una ridondanza non è un errore, è un fatto di stile).
Inviato: lun, 18 gen 2010 18:37
di Fausto Raso
D'accordo, l'aggiunta di "futura" a prospettiva non è un errore ma una ridondanza che in buona lingua italiana è da evitare.
Quanto alla frase di Beccaria, a mio avviso, sarebbe stata piú "sorvegliata" se avesse tolto 'futura': "Ma i tagli sulla cultura, sulla scuola, sulla ricerca, sono sempre e comunque rovinosi, soprattutto in prospettiva" (sottintendendo, ovviamente, il futuro).
PS.: A proposito, non sarebbe stato "piú corretto" scrivere i tagli "alla" cultura, "alla" scuola, "alla" ricerca?
Inviato: lun, 18 gen 2010 19:09
di Marco1971
La preposizione, mi sembra, dipende da ciò che si sottintende: tagli [fatti] alla cultura, tagli [operati] sulla cultura. Oppure si può interpretare sulla come «riguardanti, che concernono».
Un vago codicillo
Inviato: mar, 19 gen 2010 15:10
di Ladim
Per analogia, l’uso [italiano senz’altro] della «prospettiva» invita a un’interpretazione semplificata che riordini un tutto altrimenti complesso. La prospettiva «passata» o «futura», come si vuol intendere qui, è uno sguardo diacronico che, in certi eventi, vede un comune tendere, una rappresentazione funzionale – come la spazialità di Paolo Uccello, un qualsiasi numero di argomenti che risponda coerentemente a una volontà, per dir così, ben posizionata.