Punti cardinali
Inviato: dom, 19 mar 2006 23:52
Nella sua mirabile e documentatissima Grammatica storica della lingua italiana (Bologna, Il Mulino, 2000), Arrigo Castellani usa quasi sempre (a) settentrione/mezzogiorno/occidente/oriente (di), che sono le forme piú antiche e piú italiane, in un certo senso; tuttavia, ligio alle sue convinzioni (da me condivise, cela va sans dire
), quando decide di scegliere le importazioni cinquecentesche, le adatta. Delle cinque occorrenze di Norde (cfr spagnolo norte), cito la prima (p. 80):
Concludo citando quest’altra frase tratta dalla Grammatica citata in apertura:

Le forme nord(e)/nort(e), sud/sul/sur, o(v)est(e) e est(e) entrano nella nostra lingua verso la metà del Cinquecento. E trovo ancora nell’Ottocento quest’esempio di Giuseppe Giusti:...gruccia (*KRUKKJA, cfr. ted. Krücke), voce caratteristica della zona di Firenze, in cui s’è probabilmente sovrapposta a un anteriore croccia, che compare sia nel resto di Toscana, sia in buona parte dell’Italia centro-meridionale, sia, con modificazioni, nei dialetti del Norde, e che parrebbe essere un germanismo d’età latino volgare;
Il Migliorini, nella sua Storia della lingua italiana, in nota, dice:Il norde è un carcere, un deserto,
un vero domicilio del gennaio.
Sul finire del Cinquecento si trova ancora la forma oeste, in Galucci:Sono dapprima piú frequenti le forme ispanizzanti norte, oeste, ecc., poi sopraffatte dalle forme preferite in Francia.
Per este cito D. Bartoli (Seicento):Quello [vento] del mezo giorno o polo antartico chiamano sur; quello che leva da l’occidente iemale sudueste; dal vero occaso et equinozziale oeste; de l’occaso estivale norveste.
All’interno di frase possono anche star bene le forme con terminazione consonantica; ma non se segue una pausa, caso in cui si rende necessaria la vocale d’appoggio, che i piú genuini italofoni producono in maniera spontanea (e che sia scritta o no non cambia la realtà fonetica).Di due venti contrari che vi fanno, l’uno caldissimo, l’altro freddissimo, quello è l’este, o, come noi diciamo, il levante; questo il nordeste, cioè il grecale.
Concludo citando quest’altra frase tratta dalla Grammatica citata in apertura:
Perché non si dà ai sostantivi forestieri importati la terminazione vocalica, che è il genio dell’italiano, mentre nessuno si sogna d’importare aggettivi (non parlo di sostantivi usati in funzione aggettivale) o verbi senza subordinarli alle leggi della lingua del sí?...(ho creduto tuttavia opportuno di citare qui in nota un nuovo spoglio basato non più sull’edizione del tomo XXIV dei RIS, pp. 641-42 e coll. 643-72, ma su un microfilme del manoscritto trecentesco da cui quell’edizione deriva [il manoscritto è ora a Londra, Biblioteca Britannica, Additional 10027]).