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Su Desinenza in A e le riforma dell'ortografia
Inviato: mar, 29 giu 2010 15:05
di Simosito
Salve,
ho di recente ordinato su IBS il libro "Desinenza in A" di Carlo Dossi e, aspettando la copia cartacea, ne ho letto qualche parte in rete, spinto dalla curiosità.
Ho dunque avuto modo di notare che il Dossi utilizza non solo i punti interrogativi ed esclamativi alla spagnola, ma anche l'accentuazione di quelle parole che non siano, come dice l'autore stesso, "piane o semipiane".
Mi viene spontaneo dunque chiedere, oltre ad un parere generale sul libro -- qualora vogliano --, se ritengano sia opportuno, o fattibile, una riforma degli accenti che spesso colgono in fallo anche persone di cultura medio-alta.
Si può supporre, gentili utenti, una riforma in questo senso? E ad opera di chi?
Aspetto i loro pareri,
Simone
Inviato: mar, 29 giu 2010 15:49
di Marco1971
Del libro non so nulla. Per quanto riguarda una riforma dell’ortografia, ci credo poco: sebbene sarebbe utilissima per evitare errori d’accentazione (e quindi preservare la corretta pronuncia), credo che la maggior parte degl’italiani sarebbero assai restii a cambiare le proprie abitudini scrittorie. A mio avviso, sarebbe possibile solo se tutta la stampa e le case editrici l’applicassero sistematicamente.
Inviato: mer, 30 giu 2010 13:49
di Simosito
La ringrazio per il suo parere.
A volte mi chiedo se non ci farebbe bene una qualche specie di Ataturk.
Inviato: mer, 30 giu 2010 14:36
di Decimo
Simosito ha scritto:A volte mi chiedo se non ci farebbe bene una qualche specie di Atatürk.
Sta scherzando??
«Basterebbe» —ovvero «si potrebbe solo, realisticamente e eticamente, invocare»— l’intervento di un’accademia prestigiosa, o di un organismo opportunamente preposto alla riforma ortografica, e quindi l’influenza degli scrittori piú autorevoli (e, aggiungo, di tutta la classe cólta). Il richiamo a Kemal è a mio avviso inappropriato: sarebbe stato piú adatto rifarsi ai casi delle riforme ortografiche tedesche e dell’ultima riforma ortografica francese, che ancora fatica a imporsi nell’uso.
Per quanto concerne le scelte stilistiche di Carlo Dossi, se intendiamo «attualizzarle», è chiaro che lasciano il tempo che trovano. La generalizzazione dei diacritici è stata da sempre oggetto di dibattito tra i linguisti, e probabilmente la proposta piú completa e coerente (escludendo forse la conservazione di «ì» e «ù») è quella del Castellani del 1962. Io, per me, non sento la necessità d’un cambiamento, sebbene trovi auspicabile una maggiore diffusione dell’acuto su
i e
u e del segnaccento in genere per tutti i nomi di dubbia pronuncia.
Inviato: mer, 30 giu 2010 14:47
di Simosito
Innanzitutto mi scuso per la mancata dieresi.
Ho citato lo statista turco non perché preferisca la riforma della lingua dai lui iniziata a quella ortografica france o tedesca, ma per la mia ignoranza in storia delle lingue.
Trovo il suo intervento, Decimo, molto interessante ma -- avendo il sottoscritto ben poche conoscenze in materia -- vorrei chiederle, se possibile, di spiegare meglio cosa intenda per "diffusione dell'acuto su i e u", forse si riferisce alla prassi di scrivere piú e sí con accenti gravi?
E quali ritiene siano i "nomi di dubbia pronuncia"?
Aspetto il suo prossimo intervento,
Simone R.
Inviato: mer, 30 giu 2010 15:09
di Decimo
Sí, intendevo ciò. Per la scelta del segnaccento su
i e
u, mi permetto di rimandare all’ottimo
saggio del nostro Infarinato.
I «nomi di dubbia pronuncia» sono sia i sostantivi d’uso non comune e i neologismi dei quali non sia intuibile la dizione (di solito accade in assenza di suffissi noti), sia anche —e soprattutto— i nomi propri storici. In un testo di storia greca che ho qui fra le mani, per esempio, nell’arco d’una mezza dozzina di righe compaiono «Carete», «Cratero», «Milasa» e «Patara», che se fossero stati scritti «Carète», «Cràtero», «Mílasa» e «Pàtara», oltre a guadagnarne in estetica, mi avrebbero risparmiato il tempo della ricerca (che non tutti sono disposti a fare).
Inviato: mer, 30 giu 2010 19:40
di Simosito
La ringrazio per il saggio.
Mi permetterei di far notare che sia la tastiera per PC greca che quella spagnola hanno dei tasti per gli accenti da combinarsi colla vocale.
(Piccola parentesi: lei utilizza Windows? Come ottiene í e ú? Io qui su Linux ho scoperto che gli accenti possono ottenersi tramite [Alt Gr]+ [,] + vocale (´) e [Alt Gr] + [ù] + vocale (`).)
Lei, mi pare di capire, riterrebbe superfluo l'accento su "egida" o "folgore"?
Inviato: mer, 30 giu 2010 21:10
di Decimo
L’accento grave e l’accento acuto «combinatòri» (ossia in opzione
«tasto morto») non sono solamente nelle tastiere da lei ricordate, caro Simosito, ma anche in quelle di lingue che nella propria ortografia non li prevedrebbero. A proposito delle lacune nella programmazione della disposizione tasti italiana, come non rimandare all’interessante
saggio di Alessandro Rossini, gentilmente segnalatoci dallo stesso autore in un filone della sezione Grafematica.
In risposta alla parentesi e alla sua ultima domanda: uso Windows, ma ho riprogrammato la mia tastiera, grazie a un programma che qualche tempo fa ho indicato anche in questa piazza (
qui, ma la mia tastiera attuale è «potenziata» dimolto rispetto a quella presentata nell’intervento collegato); quanto a
folgore e
egida, io personalmente ne trovo superfluo il segnaccento (ma non in «folgóre», variante di «fulgore»): il
DOP inoltre non ne riporta esempi con accento scritto —come diversamente fa per usi [piú o meno] frequenti [ma attestati]. (Giusto per fare un paio d’esempi, «èra» e «dèi».)
Inviato: mer, 30 giu 2010 21:42
di Simosito
La ringrazio per le informazioni sulla tastiera e per il saggio (che, curiosamente, inizia con "Il segnaccento, nei casi in cui è obbligatorio, è sempre grave sulle vocali: a,
i, o, u;").
Inviato: mer, 30 giu 2010 21:49
di Decimo
Se ha letto bene, l’autore lí si limita a riportare la norma UNI 6015 (veda infatti il terzo punto a p. 7, in cui è anche menzionato il succitato saggio di Paolo Matteucci).
Inviato: gio, 01 lug 2010 23:22
di Marco1971
Io proporrei una riforma semplice e inappariscente: si segnano gli accenti su tutte le parole sdrucciole (forme verbali comprese) e su quei vocaboli che escono in -io/-ia con i tonica: dàmmelo, rècati, dàrsena, gómena, fruscío, rodío, magía, leccornía, ecc. S’intenderebbe che le parole senz’accento sono piane.
Inviato: gio, 01 lug 2010 23:55
di Fausto Raso
Riterrei molto importante segnare l'accento soprattutto nei cognomi:
Lòriga o Loríga? Cùllari o Cullàri? Canèpari o Canepàri? Cacòpardo o Cacopàrdo? Iàcona o Iacòna? Solo per fare qualche esempio.
Inviato: ven, 02 lug 2010 0:03
di Marco1971
Sí, ma forse i cognomi sono meno importanti delle parole stesse della lingua, e chi vuole assicurarsi che il proprio cognome venga pronunciato in modo corretto può segnarlo da sé – come fa, appunto, Luciano Canepàri.

Inviato: ven, 02 lug 2010 0:11
di PersOnLine
Per pura curiosità, si sa qual è l'incidenza delle parole sdrucciole nella nostra lingua?
Inviato: ven, 02 lug 2010 0:30
di Marco1971
PersOnLine ha scritto:Per pura curiosità, si sa qual è l'incidenza delle parole sdrucciole nella nostra lingua?
Non ho percentuali da offrire, ma le parole sdrucciole sono moltissime se si pensa a molti suffissi, come
-agine, -aggine, -igine, -iggine, -edine, -udine; -abile, -evole, -ibile, -aceo, -´ico, -ognolo, -oide; -cefalo, -crate, -crono, -dromo, -fago, -filo, -fobo, -fono, -gamo, -geno, -gono, -grafo, -logo, -mane, -metro, -nomo, -sofo, -stato, -tesi, -ttero; -fero, -fugo, -pede/-pedo, -sono, -viro, -voro (lista tratta dalla grammatica di Serianni, I.176).
Certo, i suffissi per noi normalmente non presentano difficoltà e per analogia pronunciamo automaticamente in maniera corretta. Ma per coerenza del sistema, proporrei che si segnasse l’accento su tutte le parole sdrucciole (e bisdrucciole, ecc.).