«Nonsoché/nonsocché»
Inviato: sab, 18 set 2010 13:56
Non siamo confrontati soltanto con l’imbarbarimento lessicale, ma anche con la progressiva perdita di coerenza nell’univerbazione di molte locuzioni (si pensi a senonché, piuccheperfetto, ecc. di contro ai piú corretti sennonché, piucchepperfetto).
Il GRADIT registra nonsoché ma rimanda, per la trattazione, alla forma staccata non so che. Il Battaglia mette a lemma nonsoché, sebbene tra le molte citazioni compaia una sola volta in grafia unita. Nessuna menzione dell’alternativa (!) nonsocché (preciso per chi non lo sapesse che so, nella pronuncia normativa, è cogeminante: lo so bbene, lo so ffare, ecc.).
Il DOP parla chiaro: «non nonsoché» e conosce solo la scrizione staccata non so che.
Google tuttavia mi apre uno spiraglio di luce: 5.490 occorrenze di nonsocché, naturalmente contro 45.900 di nonsoché. Volendo dunque univerbare, ritenete che nonsocché abbia qualche probabilità di convivere accanto alla «turpe forma», e, col tempo, d’essere accolta come variante nei vocabolari?
Il GRADIT registra nonsoché ma rimanda, per la trattazione, alla forma staccata non so che. Il Battaglia mette a lemma nonsoché, sebbene tra le molte citazioni compaia una sola volta in grafia unita. Nessuna menzione dell’alternativa (!) nonsocché (preciso per chi non lo sapesse che so, nella pronuncia normativa, è cogeminante: lo so bbene, lo so ffare, ecc.).
Il DOP parla chiaro: «non nonsoché» e conosce solo la scrizione staccata non so che.
Google tuttavia mi apre uno spiraglio di luce: 5.490 occorrenze di nonsocché, naturalmente contro 45.900 di nonsoché. Volendo dunque univerbare, ritenete che nonsocché abbia qualche probabilità di convivere accanto alla «turpe forma», e, col tempo, d’essere accolta come variante nei vocabolari?