Proposizioni finali: caso particolare.

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weit78
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Proposizioni finali: caso particolare.

Intervento di weit78 »

Prima di esporre la questione linguistica, cui spero possiate dare una risposta definitiva, colgo l'occasione per salutare l'intera comunità. Non vi conoscevo; complimenti davvero.

Vengo al punto.
Tutto trae origine dal passaggio di una canzone: "forse non sai quel che darei perché tu sia felice".

Ora, non si può porre in dubbio che la proposizione "perchè tu sia felice" sia una finale.
L'interrogativo è costituto dall'applicazione o meno del tempo presente nel verbo al congiuntivo.

Infatti, mentre nelle proposizioni finali che sono rette da una proposizione principale con il verbo all'indicativo ed il tempo al presente, la subordinata (finale) richiederà senz'altro il presente congiuntivo, il dubbio che si pone è se quando (come nel caso di specie) la principale sia retta da un condizionale - che esprime un desiderio (poi espresso dalla proposizione finale) - si debba usare (come per le oggettive) preferibilmente l'imperfetto o se debba essere usato il presente congiuntivo come nell'esempio.

In sintesi: è corretta la forma "forse non sai quel che darei perché tu sia felice" oppure " forse non sai quel che darei perché tu fossi felice"?

La mia posizione è che l'espressione contenuta nella canzone sia corretta.
Il libri di grammatica che ho potuto visionare, nel descrivere una proposizione finale, non fanno distinzioni tra l'utilizzo o meno del condizionale nella proposizione reggente, indi non vedo perchè debba essere utilizzato (anche solo preferibilmente) l'imperfetto, regola che mi risulta valga solo per le oggettive.
Inoltre, sebbene, non si argomento principe, trovo la forma con l'imperfetto piuttosto cacofonica.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Salve, Weit78, e benvenuto tra noi! :)

Sono possibili entrambi: congiuntivo presente o imperfetto. L’imperfetto implicherebbe meno fiducia nel raggiungimento della felicità.

Questo tema è stato trattato qui.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
weit78
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Intervento di weit78 »

Anzitutto, ringrazio per la solerte risposta.

Mi permetto di farle notare come negli esempi indicati nel suo precedente argomento non vi sia il caso di una finale.

Il dubbio persiste. Perlomeno il mio. :)
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Quale dubbio? Sono corrette ambo le versioni.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
weit78
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Intervento di weit78 »

Marco1971 ha scritto:Quale dubbio? Sono corrette ambo le versioni.
Il mio pensiero sarebbe che si debba usare solo il congiuntivo presente se c'è di mezzo una finale.

La regola da lei posta (uso dell'imperfetto e del presente) mi sembra riguardi altri tipi di subordinate.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

weit78 ha scritto:Il mio pensiero sarebbe che si debba usare solo il congiuntivo presente se c'è di mezzo una finale.
Per quale motivo? Le finali farebbero gruppo a sé? L’uso dei modi e dei tempi, di là dalle regole imprescindibili, che vanno sempre rispettate (certi verbi o locuzioni selezionano sempre un dato modo), è spesso in funzione di ciò che si intende esprimere. Nella frase da lei proposta, la scelta è dettata da una sfumatura semantica: il congiuntivo imperfetto relega l’auspicata felicità in una zona d’incertezza maggiore; il congiuntivo presente ne esprime la volontà di raggiungimento con maggior forza.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ho avuto tempo di fare un po’ di ricerche, dalle quali risulta che non so cosa farei perché (simillima a non sai quel che darei perché) seleziona normalmente il congiuntivo imperfetto. Ecco due esempi:

Io, piú l’ho conosciuta, piú ho sentita la necessità di stimarla e d’amarla, e non so cosa farei perché potesse passare in pace gli anni che le rimangono a vivere. (Giuseppe Giusti, Epistolario, 1859, vol. 2, p. 91)

Io non so cosa farei perché tutto questo si trasformasse ad un tratto in una reazione di belve che li ricacciasse non dai confini ma dalla terra! (Carteggio Papini-Signorelli, 1979)

Il congiuntivo presente resta possibile, ma rimane scelta marcata, espressiva, a sottolineare il desiderio ardente del parlante.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
weit78
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Intervento di weit78 »

Ringrazio molto per la dovizia della ricerca.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Prego. :) Spero dissipato il dubbio.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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