«Àlacre » o «alàcre »
Inviato: mer, 13 ott 2010 15:56
Qual è la giusta accentazione di alacre: tutti i dizionari attestano entrambe le pronunce senza riserve, tranne il Treccani che definisce quella piana "meno corretta"?
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In questo caso non parlerei tanto di accentazione "giusta" quanto, come fanno più o meno esplicitamente la maggior parte dei migliori dizionari, di accentazione più o meno comune.PersOnLine ha scritto:Qual è la giusta accentazione di alacre?
Ho segnalato l'anomalia alla redazione del Treccani in linea ipotizzando una svista dei compilatori per la voce alacre .bubu7 ha scritto: [...] Mi stupisce la posizione del Treccani in linea, in contrasto anche con quanto riportato nella sua prima edizione cartacea: "meno com[une] alàcre". Lo stesso DOP, fin dalla sua prima edizione, usa la dicitura "meno comune" riportando due esempi di D'Annunzio, uno per ogni diversa accentazione.
[...]
Apro una parentesi. Dev’esser chiaro che il secondo esempio di D’Annunzio non costituisce una prova a sostegno della «legittimità» della pronuncia piana. Non è infatti un passo in prosa, bensí un verso, il pentametro «barbaro» del seguente distico elegiaco:bubu7 ha scritto:Lo stesso DOP, fin dalla sua prima edizione, usa la dicitura "meno comune" riportando due esempi di D'Annunzio, uno per ogni diversa accentazione.
Salve caro Brasilian.Brazilian dude ha scritto:Fra le lingue romanze l'accentazione non è uniforme: in portoghese è sdrucciola (álacre)...
…e da ultimo allégro.bubu7 ha scritto:Ricordiamo che dallo stesso termine latino (*alecris, variante di alacer) abbiamo avuto, in epoca remota, anche allègro …
Il latino volgare non è il latino classico declinato all’accusativo, caro Bubu. Ma anche un’attestazione esplicita di alacrem sarebbe del tutto irrilevante, poiché àlacre è un ricupero ottocentesco: la sua dòtta digressione, pertanto, manca il punto, ché ricerca l’origine della dizione scorretta troppo indietro. La variante alàcre in poesia è dovuta alle ragioni espresse nel mio precedente intervento; nella lingua «corrente», invece, o —meglio— nello sfoggio occasionale di erudizione (dacché ad esso è confinata), la pronuncia piana è dovuta semplicemente all’attrazione di acre.bubu7 ha scritto:(es. lat. volg. alacre[m], con la seconda a breve)
No. La ritrazione dell’accento (e l’apertura della vocale tonica) nelle parole di recente introduzione nel parlato è oggigiorno l’unica tendenza naturale, bloccata solo dall’attrazione analogica. Tra l’altro, il fenomeno da lei esposto non solo è circoscritto storicamente al latino volgare, bensí anche foneticamente a una ben precisa struttura («penultima vocale breve davanti al nesso occlusiva + liquida»), che nulla hanno che vedere col tipo edile.bubu7 ha scritto:Questa ritrazione dell'accento è dovuta a un fenomeno chiamato ipercorrettismo volto a contrastare la tendenza naturale descritta in precedenza.
Lo so, caro Decimo, grazie comunque per averlo ricordato. Nella mia citazione lei si è soffermato sul dito che indicava la lunaDecimo ha scritto: Il latino volgare non è il latino classico declinato all’accusativo, caro Bubu.
Forse non sono stato chiaro. La mia esposizione (nella quale era esplicitato che il nostro termine era attestato dall'Ottocento...) mirava a ritrovare analogie di comportamento che potessero in qualche modo giustificare quanto sta accadendo per la pronuncia di alacre.Decimo ha scritto: Ma anche un’attestazione esplicita di alacrem sarebbe del tutto irrilevante, poiché àlacre è un ricupero ottocentesco: la sua dòtta digressione, pertanto, manca il punto, ché ricerca l’origine della dizione scorretta troppo indietro.
Non so se la presenza di acre possa aver contribuito allo spostamento dell'accento... In molti casi più fattori possono concorrere al risultato. A mio parere, appartenendo acre a un diverso campo semantico, la tendenza sarebbe piuttosto alla diversificazione delle pronunce che all'attrazione.Decimo ha scritto: ...nella lingua «corrente», invece, o —meglio— nello sfoggio occasionale di erudizione (dacché ad esso è confinata), la pronuncia piana è dovuta semplicemente all’attrazione di acre.
Come dicevo prima, molto spesso più fattori contribuiscono a un risultato. A me il suo no sembra troppo categorico: lei ha evidenziato una tendenza; io ho riportato una delle probabili motivazioni.Decimo ha scritto: No. La ritrazione dell’accento (e l’apertura della vocale tonica) nelle parole di recente introduzione nel parlato è oggigiorno l’unica tendenza naturale, bloccata solo dall’attrazione analogica.
Quella su edile era una postilla da non collegare con l'analisi etimologica precedente...Decimo ha scritto:Tra l’altro, il fenomeno da lei esposto non solo è circoscritto storicamente al latino volgare, bensí anche foneticamente a una ben precisa struttura («penultima vocale breve davanti al nesso occlusiva + liquida»), che nulla hanno che vedere col tipo edile.
Sta bene, ma glielo ripeto: la ricerca è impropria. Per pensare un’analogia storica, e suffragarla con dati, sarebbe necessario un campione apprezzabile; tuttavia, non ci sono —di là da alacre— esempi recenti di parossitonesi in parole sdrucciole con penultima sillaba «davanti al nesso occlusiva + liquida». Al contrario, si osserva il fenomeno opposto (questo sí ascrivibile a una tendenza reale) nella ritrazione d’accento in salúbre → sàlubre.bubu7 ha scritto:La mia esposizione (…) mirava a ritrovare analogie di comportamento che potessero in qualche modo giustificare quanto sta accadendo per la pronuncia di alacre.
Può farmi degli esempi? (A me pare che lei usi la parola «tendenza» con troppa leggerezza.)bubu7 ha scritto:A mio parere, appartenendo acre a un diverso campo semantico, la tendenza sarebbe piuttosto alla diversificazione delle pronunce che all'attrazione.
Rilegga bene quel che ha scritto. Ma mi rimetto alla sua onestà, sicché le chiedo scusa se ho accidentalmente frainteso.bubu7 ha scritto:Quella su edile era una postilla da non collegare con l'analisi etimologica precedente...
Prendo atto del suo parere, anche se non lo condivido nella sostanza e nella presentazione categorica.Decimo ha scritto: Sta bene, ma glielo ripeto: la ricerca è impropria. Per pensare un’analogia storica, e suffragarla con dati, sarebbe necessario un campione apprezzabile; tuttavia, non ci sono —di là da alacre— esempi recenti di parossitonesi in parole sdrucciole con penultima sillaba «davanti al nesso occlusiva + liquida». Al contrario, si osserva il fenomeno opposto (questo sí ascrivibile a una tendenza reale) nella ritrazione d’accento in salúbre → sàlubre.
Ecco una ripresa moderna della mia digressione sull'italiano antico!...abbiamo delle divergenze circa la posizione della sillaba forte: a) in alcuni nomi sdruccioli che possono divenir piani. Es. pàlpebra e palpèbra, ìntegro e intégro, àlacre e alàcre, geòmetra e geomètra. Si noti che tutte queste voci hanno l'ultima sillaba cominciante per «occlusiva + r».
Come si vede, qualcosa di simile a quanto ho affermato in precedenza......tale tendenza [...] va forse spiegata, almeno originariamente, come un fatto «ipercorrettistico», sviluppatosi per reagire alla tendenza a porre l'accento sulla penultima anche in parole trisillabe dotte dove tale pronuncia sarebbe erronea.