«Aver(ce)lo»
Inviato: gio, 14 ott 2010 23:51
Buonasera a tutti.
Da qualche giorno ho un dubbio riguardo all’uso del solo pronome atono di terza persona con il verbo avere in senso proprio.
La frase da cui è nata la mia perplessità era del tipo:
«Vorrei regalargli l’ultimo libro di Ammaniti, ma temo che lo abbia già.»
La stonatura che ho avvertito non è certo data dalla mancata elisione; io avrei semplicemente detto «temo che ce l’abbia già».
Lì per lì a orecchio ho ritenuto che quel ce fosse necessario, ma il mio interlocutore ha subito replicato difendendo la correttezza della sua frase con esempi come questi:
«Dovrei averlo sotto mano per capire dov’è il problema.»
«Il modulo di constatazione amichevole è di vitale importanza per accelerare le pratiche.
Se non lo hai con te, puoi usare il modulo dell’altro conducente coinvolto.»
in cui, effettivamente, non sento una vera e propria stonatura, sebbene mi suonino meglio le versioni con ce.
A questo punto, se è vero che nella Grammatica del Serianni (VII. 50.) si legge:
Ringrazio anticipatamente chiunque voglia rispondere.
Da qualche giorno ho un dubbio riguardo all’uso del solo pronome atono di terza persona con il verbo avere in senso proprio.
La frase da cui è nata la mia perplessità era del tipo:
«Vorrei regalargli l’ultimo libro di Ammaniti, ma temo che lo abbia già.»
La stonatura che ho avvertito non è certo data dalla mancata elisione; io avrei semplicemente detto «temo che ce l’abbia già».
Lì per lì a orecchio ho ritenuto che quel ce fosse necessario, ma il mio interlocutore ha subito replicato difendendo la correttezza della sua frase con esempi come questi:
«Dovrei averlo sotto mano per capire dov’è il problema.»
«Il modulo di constatazione amichevole è di vitale importanza per accelerare le pratiche.
Se non lo hai con te, puoi usare il modulo dell’altro conducente coinvolto.»
in cui, effettivamente, non sento una vera e propria stonatura, sebbene mi suonino meglio le versioni con ce.
A questo punto, se è vero che nella Grammatica del Serianni (VII. 50.) si legge:
mi chiedo quali circostanze giustifichino l’espressione «molte frasi» in luogo di un giudizio più generale. Esistono forse differenze di registro, o una forma è preferibile all’altra in base ad alcuni criteri?In molte frasi della lingua viva incardinate sul verbo avere l’uso di ci può dirsi obbligatorio. A una domanda come «Hai il biglietto?» si risponde: «Sì», o «Ce l’ho», non col semplice «L’ho».
Ringrazio anticipatamente chiunque voglia rispondere.