«Qualcosa piú difficile», «Rendersi conto quanto…»

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Ferdinand Bardamu
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«Qualcosa piú difficile», «Rendersi conto quanto…»

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Buongiorno a tutti,

ultimamente mi capita di sentire, guardando filmi e serie televisive doppiati in italiano, degli autentici orrori grammaticali. Cito a memoria un paio di esempi di costrutti in cui manca la preposizione di, un fenomeno che m'è affatto nuovo:
Ho bisogno di qualcosa un po' piú adatto a me [per qualcosa di un po' piú adatto a me]
Renditi conto quanto sei importante per me [per Renditi conto di quanto sei importante per me]
Mi chiedo se questa sia una novità degli ultimi (sciagurati) anni, oppure se abbia qualche attestazione in scritti formali del secolo scorso.

Vi ringrazio in anticipo per la risposta.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Qualcosa può essere seguito da un aggettivo o un avverbio, come in quest’esempio di B. Croce:

In questa contaminazione, e pensiero e volontà si neutralizzano e si convertono in qualcosa assai simile al cieco impulso, al fatto bruto, all’arbitrio.

E in questa traduzione:

Qualcosa più grande mi si offriva alla mente quando pensava che ad un oratore, nella nostra repubblica in ispecie, di niun ornamento debba mancare. (Carlo Lanza, Le opere tutte di M. T. Cicerone: con le versioni a fronte, vol. 7, p. 122, 1868)

Per rendersi conto, mi pare piú acconcio col ‘di’, ma in fondo è un’estensione della costruzione con ‘che’ (mi rendo conto che sei importante > mi rendo conto quanto sei importante) e non mi sconvolge. :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Molto bene, la ringrazio tanto. Ha dissipato un mio pregiudizio, e questa è opera senza dubbio meritoria. :)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Scusi il ritardo, caro Ferdinand. Ho trovato altri esempi. Nel primo naturalmente non sarebbe stato possibile ‘né di da’ (:D); nel secondo avremmo potuto avere ‘di/del perché’.

Soltanto da principio ella non sapeva rendersi conto né da dove entrasse né da dove uscisse il fantasma confortatore; la visione si rinnovava tutte le ore che Rita era assente dalla camera della sua padroncina. (Verga, I carbonari della montagna, cap. 25)

Marsilia non si rendeva conto perché quella mattina le dovesse capitare di sentirsi male, per aver creduto che un giovine si fosse innamorato di lei. (Tozzi, L’ombra della giovinezza)

E come suona meglio qui l’assenza di ‘di’ (diremmo correntemente ‘qualcosa di piú forte di me’; quest’uso senza ‘di’, tutto sommato, credo che sia letterario o comunque scritto):

Non avevo piú volontà di volgermi e di rivedere quel viso distrutto, l’orribile teschio, la dura maschera d’osso a traverso la pelle logora. Qualcosa piú forte di me e di quella miseria, ecco, nasceva; ed era per somigliarmi. Uno spirito diceva: «Soltanto esiste quel che ancor non è, e tu vivi del futuro, non ti ricordi se non del futuro». Il mio cuore diceva: «Tutto prendo su me. Ella è senza colpe. L’assolvo. Eccola». (D’Annunzio, La Leda senza cigno)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Non avevo posto mente alla prima costruzione di rendersi conto. Riguardo a qualcosa+comparativo di maggioranza, ritengo piú agile la costruzione senza il primo ‘di’, se dopo si trova un secondo ‘di’ che introduce il complemento di paragone.

Grazie di nuovo. :)
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