Pagina 1 di 3

Ausiliare con verbi servili che reggono infinito pronominale

Inviato: sab, 23 ott 2010 19:44
di Ferdinand Bardamu
Buonasera a tutti,

nel rispondere a un nuovo utente in un altro filone, m'è venuto un dubbio. Serianni dice che, con i verbi servili che reggono un infinito pronominale, se il pronome atono è enclitico, l'ausiliare può essere sia essere che avere.
Luca Serianni, Italiano, Garzanti, VII.74 ha scritto:Nei tempi composti l'ausiliare è quello dell'infinito quando il pronome atono è anteposto al verbo reggente («non ci sono potuto entrare», perché si dice «sono entrato»), può essere quello richiesto dal verbo servile quando il pronome è enclitico («non ho potuto entrarci», come si dice «ho potuto» assolutamente; ma è altrettanto corretto: «non sono potuto entrarci»).
Serianni usa un esempio in cui la particella atona, a quanto mi sembra, è un avverbio locativo («non sono potuto entrarci» = «non sono potuto entrare lí»). Mi chiedo però se lo stesso valga per i verbi riflessivi diretti. Es. «Mi sono potuto lavare» può essere reso anche come «sono potuto lavarmi»?

Chiedo scusa dell'ingenuità della domanda e vi ringrazio in anticipo per le vostre risposte.

Inviato: sab, 23 ott 2010 22:27
di Marco1971
Non ci sono domande o dubbi ingenui (almeno per me). In realtà, lei ha analizzato perfettamente la situazione parlando dell’esempio di Serianni col ‘ci’ locativo (ma anche questo appare assai marginale). Una frase come Sono potuto lavarmi mi sembra agrammaticale, ma farò le debite ricerche piú tardi. Intanto riporto quanto dice la GGIC (vol. I, p. 575):

Si noti che se il clitico non è spostato, solo l’ausiliare avere è possibile:

(294 a) Ieri non ho potuto venirci.
(294 b) *Ieri non sono potuto venirci.
(295 a) Non ho dovuto piú andarci.
(295 b) *Non sono dovuto piú andarci.

Inviato: sab, 23 ott 2010 23:02
di Marco1971
Ecco, semplicissimamente, dalla Grammatica italiana di Maurizio Dàrdano e Pietro Trifone (Bologna, Zanichelli, 1989, 7.7.5):

Se il riflessivo è accompagnato da un verbo servile, si ha l’ausiliare essere quando la particella pronominale è proclitica (si è voluto lavare), l’ausiliare avere quando è enclitica (ha voluto lavarsi).

Inviato: sab, 23 ott 2010 23:14
di Fausto Raso
La posizione di Serianni mi stupisce, e non poco. Se non ricordo male il Gabrielli è sulla stessa "lunghezza d'onda" della GGIC.

Inviato: dom, 24 ott 2010 15:08
di Ferdinand Bardamu
Marco1971 ha scritto:Ecco, semplicissimamente, dalla Grammatica italiana di Maurizio Dàrdano e Pietro Trifone (Bologna, Zanichelli, 1989, 7.7.5):

Se il riflessivo è accompagnato da un verbo servile, si ha l’ausiliare essere quando la particella pronominale è proclitica (si è voluto lavare), l’ausiliare avere quando è enclitica (ha voluto lavarsi).
Grazie, come sempre. :)

Questa formulazione è di gran lunga piú chiara di quella di Serianni, per il resto sempre molto perspicuo.

L'esempio della GGIC che lei cita piú sopra sembra contrastare con l'esempio di Serianni. «Sono potuto entrarci» è agrammaticale allo stesso modo di «sono potuto lavarmi»?

Inviato: dom, 24 ott 2010 15:23
di Marco1971
Per me, sí, è agrammaticale e mi stupisco anch’io che Serianni lo reputi corretto. Ho appena fatto una ricerca nella LIZ[a] e non vi sono esempi di questo costrutto.

Solo uno, che cito a memoria, di Nievo (ma è il caso del ‘si’ impersonale): non si è potuto trattenerla.

Inviato: dom, 24 ott 2010 15:59
di Ferdinand Bardamu
Ho aggiunto al mio intervento nel fòro «Guida all'uso» un collegamento a questa discussione.

Inviato: dom, 24 ott 2010 23:52
di Marco1971
Aggiungo ancora la Sintassi italiana del Fornaciari, grammatica dell’Ottocento, che conferma.

Inviato: dom, 24 ott 2010 23:59
di Fausto Raso
Sarebbe interessante conoscere il parere "diretto" di Serianni. Conoscere il motivo per cui ritiene corretto il costrutto *non sono potuto entrarci. Questa "sgrammaticatura" di un accademico della Crusca mi lascia di stucco.

Inviato: mar, 26 ott 2010 1:58
di PersOnLine
Nella stessa grammatica Serianni scrive anche:
Serianni, XI.33a ha scritto:I verbi pronominali all'infinito retti da un verbo servile o fraseologico richiedono essere se il pronome atono precede i due verbi ("si è dovuto accorgere"), avere se il pronome è enclitico ("ha dovuto accorgersi" [...]).
Si può dunque ipotizzare che ritenga dell'ausiliare (con pronome enclitico) essere ammissibile coi verbi non pronominali e scorretto con quelli pronominali?

Inviato: ven, 29 ott 2010 9:44
di bubu7
Ferdinand Bardamu ha scritto: L'esempio della GGIC che lei cita piú sopra sembra contrastare con l'esempio di Serianni. «Sono potuto entrarci» è agrammaticale allo stesso modo di «sono potuto lavarmi»?
Definire agrammaticale "sono potuto entrarci" mi sembra eccessivo; si tratta di un esempio certamente non paragonabile a "sono potuto lavarmi" questo sì veramente agrammaticale.
Ancor più mi ha stupito che la definizione venisse dalla GGIC, una grammatica che dovrebbe graduare le diverse tensioni a cui vengono sottoposte le strutture linguistiche.
Mi sembrerebbe più opportuno marcare le frasi riportate dalla GGIC con un semplice punto interrogativo, definendole leggermente anomale: il che ridurrebbe anche il divario rispetto alla piena accettabilità riportata dalla grammatica del Serianni. :)

Inviato: ven, 29 ott 2010 12:49
di Ferdinand Bardamu
Bene, allora forse possiamo tirare le fila della discussione. Per i verbi riflessivi vale questa regola:
Se il riflessivo è accompagnato da un verbo servile, si ha l’ausiliare essere quando la particella pronominale è proclitica (si è voluto lavare), l’ausiliare avere quando è enclitica (ha voluto lavarsi).
Per i verbi accompagnati da un locativo e retti da un verbo servile si ha quest'altra: si usa l'ausiliare essere quando l'avverbio locativo atono è proclitico; essere o avere quando è enclitico.

Vado un po' brancicando, perciò, se ho scritto inesattezze, correggetemi senza indugio.

Inviato: ven, 29 ott 2010 17:32
di Marco1971
Non c’è accordo fra i linguisti; si veda qui (purtroppo si visualizza solo parzialmente).

Dobbiamo riconsiderare la questione alla luce di un altro passo della stessa GGIC (vol. II, p. 517-518):

Se troviamo i clitici accanto al verbo reggente, avremo obbligatoriamente cambio dell’ausiliare:

(208 a) Ci sono voluto andare.
(208 b) *Ci ho voluto andare.

Ma il cambio dell’ausiliare è facoltativamente possibile anche se i clitici sono dopo l’infinito:

(209 a) Ha voluto andarci.
(209 b) È voluto andarci.

Singoli verbi presentano un comportamento particolare rispetto al cambio dell’ausiliare. Con sapere come verbo reggente abbiamo il cambio solo se un clitico si trova accanto all’ausiliare:

(210 a) Ho/*Sono saputo andare a casa da solo.
(210 b) Ci sono saputo andare da solo.

Cfr. per contro:

(211) Ho/Sono voluto andare a casa da solo.

Se l’infinito è il verbo essere, l’ausiliare è sempre avere quando non è accompagnato da clitici:

(212) Non ho mai voluto essere infelice.

Quando abbiamo dei clitici accanto al verbo reggente, l’ausiliare è avere se l’infinito essere è l’ausiliare del passivo:

(213) Mio zio gli ha voluto essere presentato.

Se invece l’infinito essere non è ausiliare, sia essere che avere sono poco accettabili come ausiliari del verbo reggente:

(214) ??Mario gli avrebbe/sarebbe voluto essere grato.

In tal caso si preferirà la variante non ristrutturata:

(215) Mario avrebbe voluto essergli grato.


A ogni modo, quando abbiamo la scelta fra due opzioni, sarà meglio propendere per quella meno forzata.

Inviato: ven, 29 ott 2010 19:04
di PersOnLine
Il GGIC mi pare incoerente: in un passo definisce agrammaticale:

(295 b) *Non sono dovuto più andarci

in un altro no:

(209 b) È voluto andarci

come si spiega?

Inviato: ven, 29 ott 2010 19:13
di Marco1971
È semplice: la GGIC (Grande Grammatica Italiana di Consultazione) è il frutto della collaborazione di diversi linguisti, e ho mostrato sopra che non tutti concordano sul grado di accettabilità del costrutto in esame. Per la precisione, il primo brano che ho citato è di Patrizia Cordin e Andrea Calabrese; il secondo, di Gunver Skytte, Giampaolo Salvi e M. Rita Manzini.