Aiuto: citazione manzoniana

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Marco1971
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Aiuto: citazione manzoniana

Intervento di Marco1971 »

Proseguendo nella compilazione del DiNo, sono arrivato alla voce abbrivo. Nel Treccani in linea e in altri vocabolari si cita una frase di Manzoni che non trovo nella LIZ[a] (che contiene le varie versioni dei Promessi sposi):

Perpetua, preso l’abbrivo nel parlare di matrimoni, non la finiva piú.

Qualcuno sa svelarmi l’arcano? Com’è possibile che si citi una frase di Manzoni che sembra non esistere? :?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ladim
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Intervento di Ladim »

L’aver letto qualcosa del Manzoni, e anche di filologia manzoniana, mi permette di risponderle; ma anche il confessarle che la mia risposta è portata ‘a braccio’, affidandomi all’acribia con cui lei sicuramente ha consultato i testi e gli strumenti.

Ciò mi dà l’abbrivo per uno scambio di battute.

Per il contenuto: la figura di Perpetua è perseguitata dall’idea non serena di certo nubilato, e in un caso il Manzoni ne avrebbe sfruttato la debolezza, quando Agnese pungola l’amor proprio di Perpetua, per distrarla da quell’altro matrimonio, «a sorpresa» (il capitolo è l’VIII, e non è un caso che la mia memoria mi aiuti!).

Alla fine del comma 8 del capitolo VIII, si leggerà: «e Perpetua continuò la sua narrazione appassionata».

Presumo che il Treccani abbia esemplato una variante di questo luogo.

L’arcano si spiegherebbe quindi coi giri di bozze corrette durante la stampa della Quarantana – una vicenda editoriale intricata e molto complessa. Il Manzoni, mentre uscivano i fascicoli del suo romanzo, distribuiti man mano che i torchi imprimevano una volontà non ultima, esemplò degli opuscoli che vennero corretti e rilegati senza alcun ordine – sicché gli esemplari [stampati] varrebbero ciascuno per sé [la redazione del Treccani potrebbe aver attinto a un individuo isolato, quindi a una lezione non accolta dal testo critico].

Ghisalberti e Chiari hanno pubblicato, quasi cinquant’anni fa, uno studio assai denso delle varianti manzoniane: lì forse si potrebbe trovare qualcosa. So pure che Salvatore Nigro di recente ha curato uno studio aggiornato sull’argomento.

Ma 'tanta scienza’ potrebbe essere sbugiardata da un’ipotesi banale quanto verosimile: un errore, una svista, in ultimo una sovrapposizione del lessicologo.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Google Libri dà un'attestazione dello stesso frammento in un vocabolario del 1953.

Se non sono indiscreto: cos'è il DiNo?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

La ringrazio. :)

Il DiNo è il Dizionario Normativo della Lingua Italiana, che sto compilando e di cui ho parlato qualche settimana fa nella sezione Inter nos. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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