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«Vi/ci»

Inviato: mar, 04 apr 2006 14:01
di Federico
A leggere la grammatica di Serianni sembrerebbe che fra ci e vi ci sia solo una differenza di registro, a parte alcuni casi in cui vi non può essere usato: è davvero cosí?
Voglio dire, a me sembra che vi sia abusato: non solo a volte viene adoperato per darsi un tono col solo effetto di "stonare", ma ci sono casi in cui proprio mi sembra fuoriluogo.
Purtroppo non mi sono segnato le frasi, e ultimamente sto leggendo solo libri di scrittori valenti, che non sono utili (si sa che si impara di piú cogli errori): voi cosa ne pensate?

Inviato: mar, 04 apr 2006 14:30
di Marco1971
Il vi è certamente abusato. L’uso corretto è quello descritto da Luca Serianni, e chi sa scrivere vi si attiene. ;)

Inviato: mar, 04 apr 2006 14:42
di Federico
Marco1971 ha scritto:L’uso corretto è quello descritto da Luca Serianni...
Bah, per la verità spiega solo quando non si può usare vi e per il resto parla solo di differenze di registro...
Marco1971 ha scritto:...e chi sa scrivere vi si attiene. ;)
Ecco, ad esempio in questo caso non mi sembra possibile scrivere ci: perché?

Inviato: mar, 04 apr 2006 14:52
di Marco1971
Appunto, tranne alcuni casi in cui entra in gioco l’eufonia, la differenza è prettamente stilistica, di registro (e io avrei aperto il filone in Retorica e stilistica).

Avrei potuto scrivere ci si attiene, con una piccola caduta di tono... :D

Inviato: mar, 04 apr 2006 15:56
di Federico
Hmm, ho capito: dovrò segnarmi tutte le frasi interessanti.

Inviato: mar, 04 apr 2006 16:27
di Marco1971
Alcune precisazioni si trovano nella GGIC:
Si vedano anche i seguenti casi di con, cui corrisponde il clitico ci. Si noti che in questo caso, e in pochissimi altri (abbiamo visto sopra il verbo pensare), ci non è sostituibile con vi:

(139 a) Con Giorgio, non (ci) esco piú.
(139 b) Con Giorgio, (?ci) è scappata Maria.
(139 c) Con Giorgio, (ci) parlo sempre volentieri.
(139 d) Con questa carne, (ci) farò uno stufatino.
(139 e) Con interesse, (*ci) tratta solo gli affari. [vol. I, p. 178]

Con alcuni verbi [seguiti da completiva infinitivale], l’uso del pronome clitico ci è marginale, mentre si può usare il corrispondente pronome clitico vi:

(338 a) Si è affrettato a venire.
(338 b) ??Ci si è affrettato.
(338 c) Vi si è affrettato.

(339 a) Ha acconsentito a parlare.
(339 b) ??Ci ha acconsentito.
(339 c) Vi ha acconsentito. [vol. I, p. 580]
Un’altra interessante considerazione ci è offerta dal Sabatini-Coletti (s.v. vi):
Sia come avv., sia come pron. vi è diventato, rispetto a ci²–> (dal quale originariamente si distingueva secondo l’opposizione lontananza/vicinanza), via via d’uso piú raro e stilisticamente ricercato. La preferenza a ci fu accordata già, quasi sistematicamente, dal Manzoni nei “Promessi Sposi” ed è diventata comune negli scrittori del ’900.
N.B. Ricordo che l’asterisco segnala forme o enunciati agrammaticali (o voci non attestate), mentre il punto interrogativo significa «leggermente anomalo, non perfettamente accettabile» e il doppio punto interrogativo vale «molto anomalo, quasi agrammaticale».

Inviato: mar, 04 apr 2006 18:27
di Federico
"Opposizione lontananza/vicinanza": un interessante indizio. Grazie, Marco.

Inviato: mar, 04 apr 2006 18:41
di Marco1971
Di nulla. Ma tenga presente che quest’antica distinzione valeva solo per il ci/vi locativo: Ci sono (qui)/Vi sono (lí). Nella lingua d’oggi tale opposizione non è piú rilevante, e, come detto prima, la differenza è in linea di massima di ordine stilistico.

Inviato: mer, 05 apr 2006 10:25
di bubu7
Resta comunque valida l’affermazione, fatta in precedenza, che, anche oggi, al di là dei diversi registri e delle diverse sfumature di significato, non sempre le due particelle sono intercambiabili (si veda: grammatica del Serianni, VII.51).

Inviato: ven, 07 apr 2006 13:50
di Bue
Parlerei di opposizione vicinanza/civinanza :lol: