«Guilty pleasure»

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Marco1971
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«Guilty pleasure»

Intervento di Marco1971 »

Non è – almeno credo e voglio sperare – un’espressione in uso in italiano, ma mi domandavo come renderlo se non con «ho un debole per» o «la tal cosa è la mia debolezza». In francese si dice «péché mignon». Stranamente, questa locuzione comune non è nei dizionari COBUILD, Cambridge e Oxford Advanced, ma ne ho trovato due definizioni qui:

1. Something that you shouldn’t like, but like anyway.
A cigarette every now and then is a guilty pleasure for me.

2. Something that you love to do, but you just cannot admit that you do it.
Guy 1: “DUDE, you still watch Pokemon?”
Guy 2: “WHAT? NO! Ok, I do, it[’]s my guilty pleasure.


Piacere segreto, peccato veniale? Attendo i vostri pareri.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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chiara
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Intervento di chiara »

La locuzione inglese rende molto chiaro il contrasto tra piacere e senso di colpa. Le espressioni piccolo peccato, peccato veniale, o è una mia debolezza a mio parere non rendono altrettanto bene questo contrasto. Ci vorrebbe un'espressione che sintetizzi il concetto di autoindulgenza verso un piccolo piacere/peccato...

Che ne dice di piccolo peccato voluttuario?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

La ringrazio della risposta. Per me la sua proposta 1) è troppo lunga e 2) voluttuario, nella lingua comune, si contrappone a necessario (si parla soprattutto di spese voluttuarie e non lo vedrei abbinato a peccato). Il senso di colpa non è in qualche modo insito in piacere segreto? Si nasconde ciò che non si vorrebbe che gli altri sapessero di noi…

Altri avvisi?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bertrand822
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Intervento di bertrand822 »

È abbastanza diffuso, in Rete, piccolo vizietto. Un paio di esempi:

"È vero, allora coltivo qualche piccolo vizietto: il rum con il cioccolato amaro. "

"Un piccolo vizietto a cui non voglio ancora rinunciare..."
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Grazie, Bertrand, piccolo vizietto mi sembra una valida soluzione! :)

Sarebbe tuttavia interessante avere le proposte e opinioni di altri membri.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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chiara
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Intervento di chiara »

Concordo con lei, caro Marco, sul fatto che l'espressione da me proposta sia un po' troppo lunga. La proposta piccolo vizietto mi sembra molto appropriata.
Sull'uso del termine voluttuario però mi sento di precisare: è verissimo che si contrappone a necessario, ma non nel senso di superfluo, ma proprio per contrapporre ciò che si fa per dovere (es. spese necessarie) a ciò che si fa per puro piacere (spese voluttuarie).
Per fare un altro esempio si parla di abitudini voluttuarie in riferimento al fumo, o all'alcool.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, certo, cara Chiara. Mi sembrava solo un po’ strano l’accostamento di peccato e voluttuario. :) Non è, insomma, quel che si dice una «collocazione» nell’uso normale della lingua.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Forse non sarà nell'uso sempre sovrapponibile a piccolo vizietto, ma anche peccatuccio mi sembra esprimere lo stesso concetto; e, appartenente a un registro un po' più sofisticato, metterei pure innocente trasgressione.
Però è curioso come tutte l'espressioni nostrane mettano in evidenza la parte negativa del concetto (il vizio, il peccato, la trasgressione...), mentre quella inglese l'aspetto positivo: il 'piacere' (il pleasure).
Ultima modifica di PersOnLine in data dom, 12 dic 2010 0:39, modificato 1 volta in totale.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Peccatuccio potrebbe anche andare, ma manca forse l’idea di piacere.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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chiara
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Intervento di chiara »

Marco1971 ha scritto:Sí, certo, cara Chiara. Mi sembrava solo un po’ strano l’accostamento di peccato e voluttuario. :) Non è, insomma, quel che si dice una «collocazione» nell’uso normale della lingua.
Ah! L'avevo fraintesa, ma ora ho capito cosa intendeva dire, grazie.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Marco1971 ha scritto:Peccatuccio potrebbe anche andare, ma manca forse l’idea di piacere.
Se è sul piacere che bisogna porre l'accento, allora non si può semplicemente parlare di piacere proibito?
Ultima modifica di PersOnLine in data dom, 12 dic 2010 1:17, modificato 1 volta in totale.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Per ora, la proposta piú convincente mi pare quella di Bertrand: piccolo vizietto. Vorrei ricordare che non cerchiamo un’espressione nuova, ma qualcosa che sia già nell’uso. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Freelancer
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Intervento di Freelancer »

Come mai non ha controllato l'uso del calco (se di calco si tratta) piacere colpevole?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Freelancer ha scritto:Come mai non ha controllato l'uso del calco (se di calco si tratta) piacere colpevole?
E se avessi proposto il calco piacere colpevole, vogliamo scommettere che lei mi avrebbe dissuaso dall’adoperarlo, proprio perché un calco, che è un po’ la sua ossessione?

Ho qui volutamente chiamato a raccolta i membri per trovare un equivalente stabilmente nell’uso.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

PersOnLine ha scritto:Forse non sarà nell'uso sempre sovrapponibile a piccolo vizietto, ma anche peccatuccio mi sembra esprimere lo stesso concetto; e, appartenente a un registro un po' più sofisticato, metterei pure innocente trasgressione.
Però è curioso come tutte l'espressioni nostrane mettano in evidenza la parte negativa del concetto (il vizio, il peccato, la trasgressione...), mentre quella inglese l'aspetto positivo: il 'piacere' (il pleasure).
Spesso non è possibile rendere letteralmente, in una lingua, l'espressione o la forma idiomatica di un'altra. Bisogna, pertanto, ricercare quella che più le si avvicina. Direi che peccatuccio, innocente trasgressione e simili possano rendere abbastanza bene il concetto.
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