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Il linguaggio politico tra volgarità e echi orvelliani
Inviato: gio, 16 dic 2010 20:08
di Ferdinand Bardamu
Interessante articolo sul tralignamento del linguaggio politico italiano, nel quale la parolaccia, l’insulto e la povertà argomentativa divengono la nuova norma, col risultato di separare
orvellianamente parole e cose.
Inviato: ven, 17 dic 2010 0:31
di Marco1971
Grazie per la segnalazione, caro Ferdinand. Triste bilancio d’una realtà ogni giorno piú corrotta e declive.

Inviato: ven, 17 dic 2010 13:17
di Ferdinand Bardamu
Tanto per rimanere in argomento, ho letto con raccapriccio una vecchia
intervista a Tullio De Mauro in cui il linguista riporta le parole d’un ministro (che non cito, ma che ha recentemente dichiarato che «con la cultura non si mangia») che sfoggiò senza tema di ridicolo un ameno
*una pocum in opposizione a
una tantum.

Inviato: ven, 17 dic 2010 13:58
di Decimo
Ferdinand Bardamu ha scritto:…un ministro (…) che sfoggiò senza tema di ridicolo un ameno
*una pocum in opposizione a
una tantum.

Sennonché fu una battuta…
Inviato: ven, 17 dic 2010 15:40
di Ferdinand Bardamu
Lo riconosco, ma, secondo me, fu una battuta un po’ infelice. E sospetta: oltre all’invito a farsi (cito a memoria) «un panino colla Divina Commedia», il tal ministro tempo fa disse anche, rivolgendosi a un uditorio di simpatizzanti di un partito molto forte al Norde «
noi siamo gente semplice, poche volte ci capita di leggere un libro».
D’acchito, penso sia ingeneroso tacciare d’ignoranza il ministro, che è pure docente universitario. Mi sembra però che certe sue esternazioni (come quelle di altre personalità politiche, peraltro) contribuiscano ad abbassare il registro del linguaggio politico. Studiatamente, nel suo caso.
Inviato: ven, 17 dic 2010 22:23
di CarloB
Ho sentito anche una spessum. Non dal ministro in questione, ma in una conversazione scherzosa, e probabilmente era ripresa da qualche trasmissione televisiva. Tutto sommato, forse non c'è da allarmarsi troppo.
Quanto alla battuta dello stesso ministro citata da Ferdinand Bardamu, credo che da un lato vada intesa in senso ironico (sottinteso: il ministro è un professore universitario, quindi i libri li legge) e nel contempo solletichi l'atteggiamento antintellettualistico (noi non siamo come gli intellettualoni di città che parlano difficile ma combinano poco: pochi paroloni e molti fatti concreti, noi) dell'elettorato al quale si rivolge. Dal punto di vista della propaganda politica mi sembra una battuta molto efficace.
Ma ha perfettamente ragione Ferdinand Bardamu: ormai i capi politici si esprimono sempre più spesso come se fossero al Bar dello Sport il lunedì mattina.
Inviato: sab, 29 gen 2011 16:13
di Decimo
La conclusione di De Mauro mi lascia perplesso. Alla domanda sul personale uso quotidiano di anglicismi, cosí risponde: «non al punto di chiamare
computiere il computer e
barro il bar».
Mi chiedo:
- diversi accademici del settore impiegano calcolatore anche nel parlato, e cosí nei titoli tradizionali dei corsi d’informatica: possibile che il linguista dell’uso per antonomasia non ne sia al corrente?
- dove mai s’è sentito «barro»?
P.S. De Mauro sarebbe poi lo stesso che —per rassicurare sulle sorti della nostra lingua— ebbe proprio a dire: «dinanzi alle scelte …
bar /
caffè … i parlanti non adoperano indifferentemente l’uno o l’altro termine della coppia, ma optano, piú spesso di quanto credano i tradizionalisti pessimisti, per i termini piú strettamente legati al fondo tradizionale italiano» (
Storia linguistica dell’Italia unita, Laterza, Bari 1970², pp. 290–314, cit. in Arrigo Castellani,
Morbus Anglicus).
Inviato: lun, 31 gen 2011 12:18
di Bue
Ferdinand Bardamu ha scritto:un ministro [...] che sfoggiò senza tema di ridicolo un ameno
*una pocum in opposizione a
una tantum.

Io invece ho sentito recentemente un ex-ministro usare in televisione
una tantum col significato di "una volta ogni tanto"...
Inviato: lun, 31 gen 2011 12:20
di Bue
CarloB ha scritto: ormai i capi politici si esprimono sempre più spesso come se fossero al Bar dello Sport il lunedì mattina.
Caffè del Diporto, prego....

Inviato: lun, 31 gen 2011 22:22
di CarloB
Cito il nome scritto sulle insegne

.
Inviato: gio, 03 feb 2011 9:35
di Canape lasco ctonio (cancellato)
Decimo ha scritto:…diversi accademici del settore impiegano calcolatore anche nel parlato, e cosí nei titoli tradizionali dei corsi d’informatica: possibile che il linguista dell’uso per antonomasia non ne sia al corrente?
Davvero strano, effettivamente. Nelle facoltà di ingegneria esami come "reti di calcolatori" sono diffusissimi!
Inviato: mer, 09 feb 2011 18:55
di Decimo
Già, caro Canape. La mia personalissima impressione —già piú volte dichiarata— è che linguisti e lessicografi sfruttino come fonte per la lingua contemporanea soltanto i periodici (perlopiú quotidiani) e i successi editoriali (la sola narrativa?).
Inviato: gio, 10 feb 2011 14:48
di Bue
Decimo ha scritto:Già, caro Canape. La mia personalissima impressione —già piú volte dichiarata— è che linguisti e lessicografi sfruttino come fonte per la lingua contemporanea soltanto i periodici (perlopiú quotidiani) e i successi editoriali (la sola narrativa?).
Credo anch'io che sia cosi`. Oddio, non sono sicurissimo che sia un male: specialmente nel settore scientifico (e peggio in quello informatico, temo) credo che l'esempio virtuoso di "reti di calcolatori" sia una rara eccezione in un mare di anglicizzazione selvaggia (una su tutte, il consistente uso di
consistente, da parte ad esempio dei fisici, al posto di "coerente" o "compatibile")