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Va bene una «pizza ‹a› portar via»?

Inviato: sab, 18 dic 2010 0:32
di Marco1971
Mi chiedo e vi domando quale sia la conclusione di quest’articolo e se risponda alla domanda che funge da titolo.

Inviato: sab, 18 dic 2010 1:10
di Freelancer
Mi sembra che (implicitamente) dica che è corretto per analogia con le locuzioni attributive vuoto a rendere e vuoto a perdere.

Inviato: sab, 18 dic 2010 1:19
di Fausto Raso
A mio avviso la domanda non ha avuto risposta (oltretutto ci sono troppe "digressioni" che disturbano l'attenzione).

Inviato: sab, 18 dic 2010 1:23
di Marco1971
Ecco, «implicitamente». È questo il modo di rispondere ai quesiti della gente, senza una chiara presa di posizione? Che conclusione concreta trarranno le persone che hanno posto la domanda? E che insegnamento hanno tratto molte persone addette a rispondere da Giovanni Nencioni, per esempio?

Inoltre, il giustificare con solo due locuzioni, entrambe con vuoto e appartenenti all’antilingua di calviniana memoria, è argomentazione piuttosto debole.

Non per fare confronti, ma un po’ sí, ho scritto poco tempo fa all’Académie Française per una questione dibattuta nel foro fratello di questo, e la risposta è stata chiarissima, sia nel principio sia nel consiglio.

Inviato: sab, 18 dic 2010 1:35
di Freelancer
Infatti mi sono chiesto, questi due esempi sono gli unici esistenti di locuzione attributiva? (A parte questo terzo di cui stiamo discutendo.)

Inviato: sab, 18 dic 2010 1:38
di Fausto Raso
Marco1971 ha scritto:Ecco, «implicitamente». È questo il modo di rispondere ai quesiti della gente, senza una chiara presa di posizione? Che conclusione concreta trarranno le persone che hanno posto la domanda? E che insegnamento hanno tratto molte persone addette a rispondere da Giovanni Nencioni, per esempio?
Caro Marco, non vorrei essere tacciato di presunzione. Oggi, in Italia, in tutti i settori ci sono posti occupati da persone non in grado di svolgere il lavoro loro affidato. E la Crusca non fa eccezione.

Inviato: sab, 18 dic 2010 1:47
di Marco1971
Fausto Raso ha scritto:Caro Marco, non vorrei essere tacciato di presunzione. Oggi, in Italia, in tutti i settori ci sono posti occupati da persone non in grado di svolgere il lavoro loro affidato. E la Crusca non fa eccezione.
Codesta è una verità difficilmente ricusabile, caro Fausto. Purtroppo.

Inviato: sab, 18 dic 2010 3:47
di Marco1971
No, la pizza è da portar via. Non importa il lassismo, importa la chiarezza. Sorry, Crusca, whatever you wanted to say, you got it wrong.

Inviato: sab, 18 dic 2010 6:28
di Freelancer
Mi è venuta in mente un'altra locuzione attributiva di questo tipo, adoperata nel linguaggio tecnico: a saldare. Si dice comunemente perni a saldare, flange a saldare, ossia perni che possono o devono essere saldati e così via. Probabilmente esistono altre locuzioni attributive analoghe, basta farsele venire in mente.

Inviato: sab, 18 dic 2010 18:29
di Marco1971
In questo tipo di costruzione con l’infinito, l’uso ha da tempo selezionato la preposizione da: macchina da scrivere, libro da leggere, macchina da cucire, ecc. Non si può certo dire *macchina a scrivere, *libro a leggere, *macchina a cucire, ch’io sappia.

Il caso della pizza è uguale: in buon italiano è pizza da portar via; la variante, diffusa, con a è da ritenere d’origine e di sapore dialettali. Ecco tuttavia le cifre (ricerca compiuta con Google qualche minuto fa):

pizza da portar via: 3570
pizza da portare via: 2600
Totale: 6170

pizza a portar via: 5070
pizza a portare via: 91
Totale: 5131

Mi sembra inoltre che quest’estensione di a ai danni di da offuschi la chiarezza comunicativa: da esprime lo scopo anche con sostantivi (sala da ballo, tavolo da disegno, ecc.); non andrebbe dunque incentivata una tale sovrestensione.

Inviato: sab, 18 dic 2010 18:59
di Fausto Raso
È meglio, comunque, *pizza a portar via che "pizza d'asporto". In quest'ultimo caso è errata anche la preposizione "da" apostrofata.

Asportare "sa" di chirurgia: asportare un arto.

Inviato: sab, 18 dic 2010 21:27
di Brazilian dude

Inviato: dom, 19 dic 2010 0:41
di PersOnLine
Sul Treccani, lemma "a", però c'è scritto, anche se gli esempi non sono paragonabili:
Seguita da verbi all’infinito, introduce proposizioni: finali (o che comunque contengono un’idea di moto, proprio o fig.): Fatti non foste a viver come bruti (Dante); mandare a studiare, a lavorare; dare a copiare una lettera, dare un abito a lavare; dare a credere, darla ad intendere; [...] In parecchi casi, esprime rapporti che sono più tipici della prep. da: sottrarre al pericolo; strappare alla morte; attingere acqua al pozzo;

Inviato: dom, 19 dic 2010 0:55
di Marco1971
Sí, infatti, e Dante nel verso seguente usa per:

Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.


In nessuno dei due casi andrebbe da, qui.

I sintagmi del tipo sostantivo + da + infinito esprimono l’uso che si fa di un oggetto o di una persona (è una poesia da leggere, è un cantante da ascoltare). Poi naturalmente, non essendo la lingua un sistema creato a tavolino ma frutto d’una storia, abbiamo oscillazioni (uova da bere/uova a bere). Ciò non significa però che tutto quel che esce dalla bocca dei parlanti sia da sancire come lingua corretta.

Inviato: dom, 02 gen 2011 2:28
di Maxos
Mai sentito in vita mia "uova a bere" :).

Comunque ho la vaga percezione che l'utlizzo di "a" in tali locuzioni (anche a mio avviso assolutamente da reprimere, in quanto genera confusione semantica in uno dei pochi casi in cui c'è una certa chiarezza nell'ambito delle preposizioni/congiunzioni e non risponde ad alcuna esigenza pratica) sia un francesismo penetrato attraverso i linguaggi tecnici o settoriali più che un dialettalismo.