«Una sonno»

Spazio di discussione su questioni di carattere morfologico

Moderatore: Cruscanti

PersOnLine
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«Una sonno»

Intervento di PersOnLine »

Non di rado sento la parola sonno usata al femminile («Ho una sonno...» - dove sembra quasi un accorciamento per 'sonno[lenza]'), cosa si può sull'origine di quest'uso?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Si può dire che è completamente errato e che forse è un uso dialettale (parrebbe, da una gugolata, che sia normale a Brescia), o gergale. L’ipotesi d’un accorciamento di sonnolenza mi pare poco probabile poiché non si usa dire Ho una sonnolenza! e la parola sonno fa parte del lessico fondamentale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Purtroppo questo orrore (*una sonno) è 'immortalato' in alcuni libri.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Per la maggior parte sono refusi. Nel quarto esempio del suo collegamento, è una citazione, che mi fa proprio pensare a un’origine settentrionale dialettale (Certo che voi di Bologna).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Bue
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Intervento di Bue »

Confermo l'origine dialettale nordica. Contrariamente a Fausto pero` trovo che non si tratti di un orrore, bensi` di un interessante arricchimento linguistico locale. In mantovano, dunque immagino per estensione in molti dialetti del nord, "sonno" e` maschile quando significa sonno vero e proprio, femminile quando ha il significato - semanticamente diverso - di sonnolenza, come nella frase "avere sonno".
In particolare l'espressione grossomodo cristallizzata e` per l'appunto "ho una sonno..."

"A g'ho 'na son c'a crödi", ("ho un sonno tale da farmi rischiar di cadere come corpo morto cade") dira`opportunamente la gentildonna mantovana alle 2 di notte dopo una serata di bunga bunga ad Arcore
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chiara
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Iscritto in data: gio, 03 set 2009 23:11
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Intervento di chiara »

Posso testimoniare un'ampia prevalenza dell'espressione "ho una sonno" a Reggio Emilia, mentre in altre province emiliane, come Parma e Ferrara non l'ho mai sentito dire.
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Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Grazie a Bue e a Chiara, che confermano l’origine settentrionale. Seppure non ve ne dovrebbe essere bisogno, sottolineo che una sonno rimane italiano regionale, e che nella lingua normale non è adoperabile.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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u merlu rucà
Moderatore «Dialetti»
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Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41

Intervento di u merlu rucà »

Più che genericamente settentrionale, sembrerebbe particolare di alcune zone. In Liguria non ho mai sentito usare 'una sonno'.
Cecivolley
Interventi: 1
Iscritto in data: sab, 20 nov 2021 11:11

Re: «Una sonno»

Intervento di Cecivolley »

Anche nella bassa modenese si usa "una sonno". Raccapricciante!
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G. M.
Interventi: 2265
Iscritto in data: mar, 22 nov 2016 15:54

Re:

Intervento di G. M. »

chiara ha scritto: mer, 19 gen 2011 22:19 Posso testimoniare un'ampia prevalenza dell'espressione "ho una sonno" a Reggio Emilia, mentre in altre province emiliane, come Parma e Ferrara non l'ho mai sentito dire.
A distanza di dieci anni, da parmigiano confermo di non averlo mai sentito (ne ho scoperto l'esistenza solo con questo filone): almeno qui in zona, per ora, non si è diffuso. :)
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Carnby
Interventi: 5246
Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
Località: Empolese-Valdelsa

Re: «Una sonno»

Intervento di Carnby »

Ma c’è un motivo per cui in certi parti del Nord(e) il sostantivo è diventato femminile? Intendo dire, succede anche in altri casi simili?
valerio_vanni
Interventi: 1299
Iscritto in data: ven, 19 ott 2012 20:40
Località: Marradi (FI)

Re: «Una sonno»

Intervento di valerio_vanni »

Io ho sentito "*la coma", al centro e non al nord. Ma non c'erano composizioni di mezzo, semplicemente la persona aveva dedotto il genere dalla -a finale.
Miki84
Interventi: 1
Iscritto in data: lun, 16 mag 2022 23:09

Re: «Una sonno»

Intervento di Miki84 »

Scrivo da Belluno, ma non sono bellunese. Sono capitato nel forum nel tentativo di capire perché quassù tutti dicono una sonno. Espressione vedo ben più diffusa di quanto immaginassi!
AmorEst
Interventi: 50
Iscritto in data: dom, 04 mag 2008 15:16
Località: Toscana

Re: «Una sonno»

Intervento di AmorEst »

Confermo che a Reggio Emilia è diffusissima colloquialmente la forma al femminile (che mi fa storcere il naso ogni volta).

Visto che nel dialetto locale sono frequenti le vocali prostetiche (per es. reggiano → arzân; domani → edmân; orologio → arlòj), è possibile ipotizzare una sorta di italianizzazione spontanea del dialetto che da un asōn genera *una sonno?
Ligure
Interventi: 402
Iscritto in data: lun, 31 ago 2015 13:18

Re: «Una sonno»

Intervento di Ligure »

AmorEst ha scritto: lun, 13 giu 2022 11:12 Confermo che a Reggio Emilia è diffusissima colloquialmente la forma al femminile (che mi fa storcere il naso ogni volta).

Visto che nel dialetto locale sono frequenti le vocali prostetiche (per es. reggiano → arzân; domani → edmân; orologio → arlòj), è possibile ipotizzare una sorta di italianizzazione spontanea del dialetto che da un asōn genera *una sonno?
Il quesito, per come è stato posto, non può che ricevere una risposta negativa.

Infatti, pone a confronto due "categorie" che non risultano confrontabili. Nella prima si tratta di bisillabi, la cui seconda sillaba inizia(va) per consonante. E il fenomeno linguistico, comunque si desideri definirlo, s'è verificato del tutto indipendentemente da aspetti di fonosintassi. Il secondo caso equivale a confrontare tra loro una zucchina e dei cocomeri, dal momento che "sonno" - in molti dialetti settentrionali - risulta monosillabo e, pertanto, non può "ambire" ai passaggi evolutivi emiliani che hanno caratterizzato voci appartenenti alla prima delle due classi distinte. In entrambe venne tralasciata la vocale finale di parola, ma un "povero monosillabo" (come il corrispondente di "sonno" nei dialetti emiliani) ha necessariamente l'unica vocale propria accentata e non ne possiede un'altra - non accentata - per potersi "prestare" alle modalità evolutive sopra descritte.

Le quali, per altro, non rappresentano affatto processi fonosintattici, ma sono intervenute nell'ambito ben delimitato delle singole voci emiliane nel lungo percorso dell'evoluzione dalla lingua latina.

Mentre, in generale, le vocali accentate - pur potendo cambiare di timbro - rimangono al loro posto, altrimenti non avremmo assistito - nei secoli - a un'evoluzione - che i dotti definiscono "dialetto" -, ma a una vera e propria distruzione del lessico ... :lol: :wink:

P.S.: non è che venissero impiegate vocali "prostetiche" a caso. Si fece in quanto, dopo la riduzione allo zero fonico di fonemi vocalici non accentati e non finali di parola, nessi iniziali quali /rz-/, /dm-/, /rl-/ ecc. riuscivano poco agevoli da pronunciarsi, ma in "son(n)(o)" - come sopra chiarito - ciò non si sarebbe mai potuto verificare. Tolta la vocale finale, ne resta unicamente una ...

P.P.S.: infatti, i dialetti emiliani risultano ricchi anche di vocali "epentetiche". E per la stessa ragione. Se noi pronunciamo senza difficoltà voci quali, ad es., carne, forno, merlo, vetro, magro e infinite altre, nei dialetti dell'Emilia si fece ricorso all'epentesi vocalica - i singoli fonemi, per altro, differiscono a seconda delle località - a seguito della "perdita" della vocale finale di parola. Per la stessa motivazione già enunciata in precedenza - determinata dalla pronuncia più scorrevole -. Gli atlanti linguistici riferiscono molte di queste varianti locali.
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