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«Vado/sono ‹a› o ‹allo› studio?»

Inviato: ven, 28 gen 2011 17:44
di Tamme
Innanzitutto mi scuso per eventuali ripetizioni di thread, ma non sono riuscito a trovare nulla. Io ho sempre detto e sentito la frase "vado allo studio".
Amici miei romani dicono però "vado a studio" e "sono a studio". Detto che la seconda è sbagliata, in quanto la versione corretta dovrebbe essere "sono in studio", ma per la prima mi sorge qualche dubbio. Perché frasi simili, nel mio modo corrente di parlare, cambiano la preposizione:
- vado in chiesa;
- vado a casa;
- Vado al supermercato.

Quali di queste è corretta? E qual è la frase giusta "vado a studio" oppure "vado allo studio"?


Grazie

Inviato: ven, 28 gen 2011 17:59
di Luca86
Le risponde Luca Serianni.

Inviato: ven, 28 gen 2011 18:15
di Tamme
E perché si dice "vado a casa" e non "vado alla casa"?

Inviato: ven, 28 gen 2011 18:36
di Marco1971
Perché sono locuzioni cristallizzate che nell’evoluzione della lingua attraverso i secoli sono giunte a noi in tale forma. La lingua non è matematica. ;)

P.S. Le ho corretto i suoi perchè in perché (i composti di che vogliono l’accento acuto). La pregherei di evitare inutili anglicismi come thread quando in italiano esiste filone. :)

Inviato: ven, 28 gen 2011 21:23
di Luca86
Tamme ha scritto:E perché si dice "vado a casa" e non "vado alla casa"?
Riporto ciò che dice la Grammatica di riferimento dell'italiano contemporaneo di Giuseppe Patota (Novara, Garzanti Linguistica, 2006, p. 283; grassetti originali):

Quando il luogo è indicato da un nome comune
Le proposizioni in e a (e le forme articolate nel, nella, al, alla ecc.) si alternano anche quando il luogo da indicare è rappresentato da un nome comune. Non è possibile individuare un criterio di distribuzione: da una parte si dice “Vado (sono) al cinema, al liceo, al ristorante”, dall'altra si dice “Vado (sono) a teatro, a scuola, in pizzeria”; senza contare i casi in cui convivono piú alternative (per esempio: “Vado (sono) al / in bagno”, “Vado (sono) in / alla stazione”. Si possono solo ricordare gli usi piú frequenti, distribuendoli a seconda della preposizione che li introduce.

Vado / sono in… aeroporto, albergo, banca, bagno, biblioteca, (e tutte la parole che finiscono in -teca: discoteca, enoteca, paninoteca, videoteca ecc.), birreria (e tutte le parole che finiscono in -ria: gelateria, pizzeria, trattoria ecc.), camera, centro, montagna, palestra, piscina, stazione, ufficio.
Vado / sono a… casa, letto, lezione, messa, scuola, teatro (ma si dice anche “Sono in casa”, “Sono in teatro”).
Vado / sono al (all', allo, alla)… aeroporto, bagno, cinema, liceo, mercato, museo, ristorante, stadio, stazione, supermercato ecc.

Attenzione ai casi in cui si usano in o a: se il nome comune è accompagnato da un aggettivo, da un altro nome o da un complemento che lo determina, al posto di in o a bisogna adoperare nel, nella ecc. o al, alla ecc. Si noti la differenza:
“Vado (sono) in ufficio” / “Vado (sono) nell'ufficio di Marco, nel mio ufficio
“Vado (sono) in banca” / “Vado (sono) alla Banca Nazionale del Lavoro”
“Vado (sono) in biblioteca” / “Vado (sono) alla (o nella) biblioteca comunale, alla biblioteca di Alessandrina
“Vado (sono) a teatro” / “Vado (sono) al teatro Sistina”.

I nomi palazzo e villa seguiti da un nome proprio che li determina sono preceduti dalla preposizione semplice: “Vado a Palazzo Pitti”, “La mostra si terrà a Palazzo Grassi”, “Il ministro ha partecipato a un incontro a Villa Medici” ecc.

Inviato: ven, 28 gen 2011 22:44
di Luca86
Per facilitare le ricerche degli utenti, credo sia oppurtuno modificare il titolo del filone da Vado ....... studio a «Vado/sono ‹a› o ‹allo› studio?» (o qualcosa del genere). :wink:

P.S. Grazie, Marco. :)

Inviato: lun, 27 giu 2011 11:15
di oceanic152
Un errore che noto di frequente (e che mi infastidisce non poco), soprattutto negli interventi in molti forum, nei social network come Facebook, ecc. è l'uso della locuzione "a lavoro" anziché il corretto "al lavoro" (es. "vado a lavoro"). Il fenomeno mi sembra particolarmente diffuso tra persone originarie del Sud Italia.
Si tratta forse di un'indebita estensione della tipologia che ritroviamo nell'espressione "a casa"?
Del resto, mi sembra che anche per quel che riguarda la parola"casa", l'abolizione dell'articolo sia sovente abusata: d'accordo su espressioni come "andare a casa", ma forme come "chiudere casa" (es. "ha chiuso casa ed è andato in vacanza", letto di recente su un settimanale), "vendere casa" e via discorrendo mi sembrano brutte ed eccessive, benché si tratti probabilmente, anche in questo caso, di espressioni ormai cristallizzate.

Inviato: lun, 27 giu 2011 11:43
di Infarinato
oceanic152 ha scritto:Un errore che noto di frequente (e che mi infastidisce non poco), soprattutto negli interventi in molti forum, nei social network come Facebook, ecc. è l'uso della locuzione "a lavoro" anziché il corretto "al lavoro" (es. "vado a lavoro"). Il fenomeno mi sembra particolarmente diffuso tra persone originarie del Sud Italia.
Nel caso specifico, potrebbe anche trattarsi semplicemente d’una forma d’ipercorrettismo: il parlante meridionale (trasferitosi al Nord[e]) potrebbe sentire il [correttissimo] raddoppiamento fonosintattico dopo la preposizione a (e.g., in vado a casa /,vado a k'kasa/) come qualcosa da correggere, e quindi scempiare la doppia anche quando questa non è dovuta ad esso, bensí alla consonante finale della preposizione articolata: vado al lavoro /all-/ = *vado a lavoro /all-/ > (per ipercorrettismo) *vado a lavoro */al-/ (con ulteriore possibile attrazione di vado a lavorare).

P.S. Benvenuto! :D

Inviato: lun, 27 giu 2011 12:08
di oceanic152
Infarinato ha scritto:Benvenuto! :D
Grazie :D
Sono insegnante di Lettere alle scuole superiori (particolarmente istituti tecnici) e abito a Verona.
In effetti, al nord il raddoppiamento fonosintattico è assente ed è avvertito come tratto tipicamente caratteristico dei parlanti del centro - sud (il problema, soprattutto qui nel Veneto, è semmai di carattere contrario, visto che tendiamo ad essere abbastanza "allergici" alle doppie :wink: ); è possibile perciò che chi lo adopera abitualmente e voglia "mascherarlo" finisca con l'abolirlo anche dove non c'è.
La locuzione "a lavoro" in sostituzione della forma corretta "al lavoro" è diffusa, a quel che mi risulta, anche tra persone residenti al Sud e che non hanno mai messo piede al Nord (o che comunque non sembrano aver mai risentito, almeno apparentemente, dell'influsso della parlata settentrionale); forse sono proprio i social network a facilitare la diffusione di espressioni talora approssimative, non supportate dalla benché minima riflessione grammaticale. In Internet si sta verificando un po' la stessa cosa che accade con gli SMS, dove la rapidità comunicativa è prioritaria rispetto ad ogni altro aspetto linguistico (basti vedere come scrive l'utente medio di Facebook :wink: ).

Inviato: lun, 27 giu 2011 13:14
di Marco1971
oceanic152 ha scritto:...forse sono proprio i social network...
Benvenuto anche da parte mia! :)

Ho solo un commentino lessicale da fare: perché dire social network quando si può dire rete sociale?

Inviato: lun, 27 giu 2011 13:47
di u merlu rucà
Benvenuto oceanic!
Noi poveri utenti nordici (io sono ligure) siamo messi in croce dai nostri amici toscani (e centro-meridionali in genere), perché il raddoppiamento fonosintattico non sappiamo neppure dove stia di casa :... :roll: :D

Inviato: lun, 27 giu 2011 14:11
di Ferdinand Bardamu
Benvenuto anche da parte mia, caro concittadino. :D

Le reti sociali, con la loro capacità di trasmettere informazioni in maniera virale, sono sicuramente un formidabile veicolo di propagazione di forme improprie, quando non addirittura di autentici strafalcioni.

Inviato: lun, 22 set 2014 9:55
di Novizio
Quindi, anche «mettersi al lavoro»?

Inviato: mar, 23 set 2014 0:08
di Marco1971
Sí. :)

Inviato: mar, 23 set 2014 20:44
di Novizio
Oh, grazie. :D