«Dimissioni o rassegnazione?»
Inviato: dom, 06 feb 2011 13:32
Saggio articolo di Beppe Severgnini nel Corriere della Sera di oggi 6 febbraio (p. 12):
Dimissioni o rassegnazione? I «rischi» nell’utilizzo della lingua inglese
Faceva uno strano effetto Umberto Eco che si lamentava di Berlusconi davanti alla scritta «Rassegnazione!». Questo vuol dire, infatti, «Resignation!». Certo, significa anche «rinuncia» e «dimissioni». Libertà e giustizia!, d’accordo. Ma anche un po’ di prudenza (linguistica) non guasterebbe. Il Palasharp, ieri, non sembrava per nulla rassegnato. Ma, se l’opposizione intende chiedere le dimissioni del premier, le chieda in italiano. Vantaggi: (a) tutti capiscono; (b) nessuno fraintende. Gli egiziani stanno dimostrando in arabo: perché noi dobbiamo farlo in inglese? Il termine «resignation», oltretutto, è difficile da pronunciare, per noi italiani; quel «gn» duro inganna (re-sigh-ne-scion). Se il Tg4 avesse chiesto ai partecipanti di esibirsi al microfono, sarebbe stato un momento duro per la sinistra. Infine: il vocabolo non è troppo usato neppure nei Paesi anglofoni. Inglesi e americani, per veicolare i concetti, preferiscono i verbi ai sostantivi, e avrebbero probabilmente scelto l’imperativo: «Resign!», dimettiti!. Ma in Italia va cosí. L’anglofilia linguistica è rigorosamente bipartisan (parola inglese). Per difendere la famiglia si organizza il Family Day. Per cacciare il premier si scrive «Resignation!». Rassegniamoci.
Frustrante…
Dimissioni o rassegnazione? I «rischi» nell’utilizzo della lingua inglese
Faceva uno strano effetto Umberto Eco che si lamentava di Berlusconi davanti alla scritta «Rassegnazione!». Questo vuol dire, infatti, «Resignation!». Certo, significa anche «rinuncia» e «dimissioni». Libertà e giustizia!, d’accordo. Ma anche un po’ di prudenza (linguistica) non guasterebbe. Il Palasharp, ieri, non sembrava per nulla rassegnato. Ma, se l’opposizione intende chiedere le dimissioni del premier, le chieda in italiano. Vantaggi: (a) tutti capiscono; (b) nessuno fraintende. Gli egiziani stanno dimostrando in arabo: perché noi dobbiamo farlo in inglese? Il termine «resignation», oltretutto, è difficile da pronunciare, per noi italiani; quel «gn» duro inganna (re-sigh-ne-scion). Se il Tg4 avesse chiesto ai partecipanti di esibirsi al microfono, sarebbe stato un momento duro per la sinistra. Infine: il vocabolo non è troppo usato neppure nei Paesi anglofoni. Inglesi e americani, per veicolare i concetti, preferiscono i verbi ai sostantivi, e avrebbero probabilmente scelto l’imperativo: «Resign!», dimettiti!. Ma in Italia va cosí. L’anglofilia linguistica è rigorosamente bipartisan (parola inglese). Per difendere la famiglia si organizza il Family Day. Per cacciare il premier si scrive «Resignation!». Rassegniamoci.
Frustrante…
