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«Troppe inutili ‹chiacchere›...»

Inviato: mar, 08 feb 2011 23:42
di cuci
Mi è stato fatto notare da un'amica del Sud come nel Nord la parola "chiacchiere" si trasformi troppo spesso in "chiacchere" e le dico di non averci mai badato troppo. Invece, neanche cinque minuti dopo, un cartello fuori da una panetteria riportava il prezzo degli omonimi dolci con un bel "CHIACCHERE" (anche se m'ha impressionato di più il 1,90€/etto sottostante!!!)

L'errore è commesso e poi corretto anche in questo libro sulle Regole per la Toscana Favella (1721) (pagg. 367 e 595)

Google mi dice: "chiacchiere" 6.740.000, "chiacchere" 5.200.000.

Mi chiedevo se fosse così diffusa questa pronuncia (e questa grafia) anche nel resto d'Italia, ma soprattutto m'incuriosisce il PERCHÉ di tale variante.

Inviato: mer, 09 feb 2011 2:17
di Decimo
All’origine della variante ci vedrei una dissimilazione progressiva di /kj/.

Inviato: gio, 10 feb 2011 9:17
di Carnby
Una pronuncia inaccurata che ha dato orgine alla caduta di /j/ secondo Canepari. Fenomeno simile, anche se non uguale, a */'prOpjo/ (che però in spagnolo è "ufficiale": propio, propiamente).

Inviato: gio, 10 feb 2011 15:11
di Decimo
Caro Carnby, il fenomeno è lo stesso. Il Migliorini, citato nel DELI s.v. «proprio», conferma la dissimilazione per propio:

L’aggettivo che il toscano aveva ridotto, per dissimilazione, a propio (cosí scrivevano ancora i Cinquecentisti) ha finito col cedere di nuovo a proprio. A un’analoga lotta assistiamo nella penisola iberica: la Spagna è rimasta fedele alla forma popolare propio; invece il portoghese ha restaurato la forma latineggiante proprio. — Bruno Migliorini, Lingua d’oggi e di ieri, Caltanissetta-Roma 1973

Inviato: mer, 16 feb 2011 19:37
di u merlu rucà
Per fortuna in Liguria li chiamiamo bugie :D .