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«Essere sicuro» + congiuntivo/indicativo

Inviato: mar, 05 apr 2011 18:45
di Stephanus
In Viva il congiuntivo (Della Valle-Patota) a pagina 100, di una serie di aggettivi che si costruiscono "in genere con l'indicativo", si dice che "è possibile trovarli anche seguiti dal congiuntivo, come nella frase che segue, accettabile in tutt'e due le versioni". La frase è questa:

1) Ero sicuro che avesse fatto in tempo a prendere il treno
2) Ero sicuro che aveva fatto in tempo a prendere il treno.

In realtà il contenuto delle due frasi mi sembra diverso: 1) ha interpretazione controfattuale, 2) fattuale. Se continuassimo con

E infatti eccolo che sta arrivando,

si adatterebbe solo a 2) non a 1). Almeno, così mi dice il mio orecchio.

Che cosa ne pensate?

Grazie

Inviato: mar, 05 apr 2011 19:17
di Marco1971
Riporto la trattazione della GGIC (vol. II, 3.1.2.2., p. 449).

Essere convinto/persuaso e essere certo/sicuro che p, costruito personalmente, possono essere seguiti senza differenziazioni semantiche sia dall’indicativo che dal congiuntivo. Anche qui la scelta di quest’ultimo può essere determinata da maggiori conoscenze del parlante, il quale, a differenza del SOGGETTO della predicazione, è al corrente della non-fattualità del contenuto della frase dipendente:

(151 a) Carlo era sicuro che la diagnosi fosse / era sbagliata.
(151 b) Maria fu subito sicura che la cameretta fosse / era di sua madre.

Anche qui le condizioni per la scelta del congiuntivo risiedono nel peso comunicativo del predicato sovraordinato, e in quello del suo contenuto. Gli aggettivi costruiti personalmente X è certo/sicuro che, cosí come è convinto/persuaso, hanno maggiore risalto che non i corrispettivi impersonali è certo/sicuro che p, aventi valore piuttosto di costatazione obiettiva. Non si tratta qui di indicare una qualche obiettiva (non-)verità: il contenuto della frase dipendente viene, mediante il congiuntivo, contrassegnato semplicemente come convinzione soggettiva del rispettivo SOGGETTO della predicazione.

Dopo la I pers. sing. l’indicativo è perciò la regola:

(152) Sono sicuro che a quell’ora nel giardino si godeva / ?godesse un magnifico freschetto.

Dopo negazione del predicato si ha, anche qui, di regola il congiuntivo:

(153) Non sono certo che a tutta l’opinione pubblica e persino ad alcuni ministri sia / *è del tutto chiaro che...

Inviato: sab, 09 ago 2014 2:49
di Ivan92
Ho sentito pronunciare da un amico la seguente frase: "Se fossi sicuro che quel taglio mi starebbe bene...". Ammesso che non sia corretto, è giustificabile in qualche modo questo condizionale (per esempio, sottintendendo un'ipotetica protasi)?

Inviato: sab, 09 ago 2014 2:58
di Marco1971
No. È una frase agrammaticale, per quanto riguarda la vigente norma, come se ne sentono spesso (ma non inaccettabile nel parlato trasandato :)).

Inviato: sab, 09 ago 2014 3:07
di Ivan92
La ringrazio come sempre, caro Marco. :)

Essere sicuro che equivale ad avere la certezza che? Mi riferisco alle reggenze e non alla sfera semantica, ovviamente. Il nostro Infarinato ci disse che, all'interno d'un periodo ipotetico, avere la certezza che può reggere il congiuntivo imperfetto o l'indicativo presente, aggiungendo che l'uso del congiuntivo presente non è raccomandabile. Vale lo stesso ragionamento per essere sicuro che? Se fossi sicuro che quel taglio mi stia bene è agrammaticale?

Inviato: sab, 09 ago 2014 4:12
di Marco1971
La frase è marginale, a mio avviso. Si userebbe stesse invece di stia in un uso normale, credo.

Inviato: sab, 09 ago 2014 14:03
di Ivan92
Grazie! :)
Avrei un altro quesito da porre (perdoni la mia inestinguibile sete), il quale muove da una considerazione di carattere logico, ben sapendo che le questioni di lingua non sempre son riducibili allo sola logica. Se fossi sicuro che tu verresti è agrammaticale, per le considerazioni che abbiam fatto sopra. Se fossi stato sicuro che tu saresti venuto è invece corretta. Se al congiuntivo trapassato corrisponde un condizionale composto, perché non accade la stessa cosa col congiuntivo imperfetto? So bene che si tratta d'una domanda banale, la cui risposta è una questione di pochi secondi, ma gradirei mi fossero elargite delle delucidazioni a tal proposito. :)

Inviato: sab, 09 ago 2014 16:55
di Marco1971
Si potrebbe anche usare il congiuntivo imperfetto (Se fossi stato sicuro che tu venissi). Credo di aver riportato un brano della GGIC in proposito, ma non rammento dove.

Inviato: sab, 09 ago 2014 17:18
di Ivan92
La ringrazio ugualmente. :)

Inviato: dom, 17 ago 2014 2:18
di Scilens
Marco1971 ha scritto:Se fossi stato sicuro che tu venissi
Se fossi stato sicuro => che saresti venuto, in ogni caso. Tutto è già successo, egli è venuto, quasi inatteso.
Se fossi stato sicuro (allora)
che tu venissi (deve ancora succedere).

Inviato: dom, 17 ago 2014 3:19
di Marco1971
Le suggerisco di riscrivere tutti i libri di grammatica.

Inviato: dom, 17 ago 2014 3:26
di Scilens
Marco1971 ha scritto:Le suggerisco di riscrivere tutti i libri di grammatica.
Ma no, per me è facile perché vivo in Toscana, per me non è uno sforzo trovare il tempo giusto, mentre Lei che vive all'estero non è continuamente rinforzato nelle Sue conoscenze inconsapevoli, Le tocca far fatica e studiare di più, cercare i precedenti e basarsi su statistiche come se rinfocolasse una lingua morta. Io qui ci campo, non c'è merito nel semplice assorbire.
Non se la prenda se Le scappa un'inesattezza.
Le auguro Buonanotte, e sul passato mettiamoci una pietra sopra. ;)

Inviato: dom, 17 ago 2014 5:37
di Marco1971
Mi rimetto, candidamente, alla sua amplissima misericordia e fortissima salute filologica.

Inviato: dom, 17 ago 2014 18:36
di Infarinato
Marco1971 ha scritto:Si potrebbe anche usare il congiuntivo imperfetto (Se fossi stato sicuro che tu venissi). Credo di aver riportato un brano della GGIC in proposito, ma non rammento dove.
Credo qui… Conviene forse riportare l’intero paragrafo per maggiore chiarezza.
La GGIC, vol. II, pp. 624–6, ha scritto:3.3.2. Posteriorità rispetto al Tempo della principale

Quando si vuole porre l’evento descritto dalla subordinata in un rapporto di posteriorità esclusivamente rispetto al tempo della principale, senza fare allusione alla sua posizione rispetto al ME [= momento dell’enunciazione (NdI)], la concordanza dei Tempi richiede l’uso nella subordinata del condizionale composto, oppure dell’imperfetto, indicativo o congiuntivo, a seconda del modo richiesto dal verbo reggente.
Le frasi in (53) contengono ess. col condizionale composto:
(53)
  1. Gianni ha promesso che sarebbe venuto a prendermi.
  2. Gli disse che non sarebbe piú tornato.
  3. Non sapevo se sarebbe arrivato in tempo.
  4. Gli avevo chiesto con chi avrebbe cenato.
  5. I giornali iniziarono una campagna contro il Presidente, il quale in seguito con grande dignità si sarebbe dimesso dal suo incarico.
  6. Allora abbiamo telefonato ai nostri amici, che poi ci avrebbero raggiunto in montagna.
  7. Tornai a casa in fretta, perché mio figlio sarebbe arrivato subito dopo.

Rispetto all’italiano contemporaneo, in cui la posteriorità nei confronti di un tempo del passato si esprime con il solo condizionale composto, in italiano antico era invece comune con la stessa funzione il condizionale semplice, usato ancora recentemente nella lingua letteraria:
(54)
  1. «Maestro Taddeo leggendo a’ suoi scolari in medicina, trovò che chi continuo mangiasse nove dí petronciano, diverrebbe matto» (Novellino, ed. Segre, XXXV).
  2. «Renzo, vedendo che non ne caverebbe altro, seguitò la sua strada, piú contristato» (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXIII).

Gli esempi che seguono mostrano l’uso dell’imperfetto di posteriorità: in realtà quest’uso va messo in relazione con il valore di Tempo della «simultaneità nel passato», tipico dell’imperfetto nelle frasi dipendenti, come si è visto in 3.1. Come il presente, Tempo deittico, può essere usato anche per indicare un evento posto nel futuro deittico, cosí l’imperfetto che può essere interpretato come presente-nel-passato, può essere usato per indicare un evento posto nel futuro rispetto a un Tempo del passato (l’uso dell’imperfetto indicativo è piú frequente nello stile colloquiale) (cfr. I.2.3.1.4.1.):
(55)
  1. Carlo ha promesso che veniva a prendermi.
  2. Non sapevo se arrivava in tempo, perciò non l’ho aspettato.
  3. Sono tornata a casa in fretta, perché mio figlio arrivava poco dopo.
  4. Speravo che tu arrivassi presto.
  5. Ho temuto che non mi restituisse piú i soldi.
  6. Non credevo che partisse subito dopo.

Come si è detto in 3.3.1., nelle completive che richiedono obbligatoriamente il congiuntivo si usano il condizionale composto o l’imperfetto congiuntivo (gli stessi Tempi usati quando è indicato esplicitamente che l’evento è posto nel futuro deittico, per cui v. (52)):
(56)
  1. Pensavo che sarebbe arrivato / arrivasse domani.
  2. Ho temuto che mi avrebbe restituito / restituisse i soldi fra un anno.

Nelle concessive invece non è possibile usare il condizionale composto quando si indica posteriorità rispetto al Tempo della principale: si usa solo il congiuntivo imperfetto:
(57)
  1. *Sebbene Gianni sarebbe arrivato solo dopo pochi minuti, Maria non volle aspettarlo.
  2. Sebbene Gianni arrivasse solo dopo pochi minuti, Maria non volle aspettarlo.

Il tipo di frase che ammette le maggiori possibilità nell’uso di Tempi che indicano posteriorità è la frase relativa che è, tra le frasi subordinate, quella meno vincolata all’obbligo di rispettare la concordanza dei Tempi con la principale (v. 1.1.). Infatti, oltre al condizionale composto come negli altri tipi di frase (v. ess. (53e, f), la relativa ammette anche l’uso di un tempo del passato come si è visto in 3.2 (v. (44)); in questo caso il tempo di riferimento è solo il tempo dell’enunciazione e il rapporto di posteriorità temporale rispetto al ME è dato esclusivamente dalle informazioni contestuali. Oltre a un Tempo del passato, in una frase relativa si può trovare anche un futuro: si tratta del futuro cosiddetto «retrospettivo» (v. I.2.5.1.2.1.), che si trova normalmente nelle frasi indipendenti, in cui il tempo di riferimento, invece di coincidere con il tempo dell’enunciazione come di norma, viene spostato indietro e fatto coincidere con un tempo precedente fornito dal contesto. Nell’es. seguente sono espresse le tre possibilità:

(58) Fu inviato a trattare la resa proprio l’uomo che poi li avrebbe traditi / tradí / tradirà.
(Sarebbe forse utile —diritti d’autore permettendo— riportare [un giorno] l’intero capitolo di Laura Vanelli su «La concordanza dei Tempi», ma ora me ne manca davvero il tempo :().

Inviato: dom, 17 ago 2014 19:13
di Animo Grato
Infarinato ha scritto:
La GGIC, vol. II, pp. 624–6, ha scritto:[...] (NdI) [...]
Nota di Infarinato? :lol: