Com'è penetrata /z/ nel toscano?
Inviato: mar, 12 apr 2011 6:12
E' la prima volta che posto in questo forum, quindi salve a tutti!
Ho visto che più volte avete discusso della pronuncia di <s> sonora, ed anch'io condivido l'interesse per l'argomento.
Sull'importazione del fenomeno della sonorizzazione settentrionale nel toscano ne ho sempre sentito parlare in termini generici, non come adozione nel toscano di singole forme settentionali (o galloromanze), ma piuttosto di una tendenza, una moda affermatasi in Toscana già nell'Alto medioevo. Sarebbe stata favorita anche dall'aspetto fonetico, perché la sonorizzazione in posizione intervocalica è un fatto naturale di assimilazione, che si verifica anche nel fenomeno della "gorgia toscana" o della lenizione meridionale. Non ho mai trovato però grandi spiegazioni sull'aspetto sociale di questa penetrazione, se non vaghi riferimenti ai contatti commerciali e mercantili tra Italia occidentale e centrale, che hanno lasciato traccia nel maggior tasso di parole con la sonora nella Toscana occidentale rispetto a Firenze.
Qualche giorno fa però ho avuto modo di leggere una tesi molto interessante, quella di Temistocle Franceschi, che assegna un ruolo decisivo nella diffusione degli esiti sonorizzati alle istituzioni ecclesiastiche. L'opera in cui è esposta tale tesi è <<Sulla pronuncia di e, o, s, z nelle parole di non diretta tradizione>> (non ricordo bene l'anno, ma è stato pubblicato almeno trent'anni fa). Trattandosi di un testo che finora non ho mai trovato citato, né per essere confermato né per essere contraddetto, mi chiedo se la spiegazione di Franceschi è rimasta un'ipotesi fra tante o se invece ha avuto fortuna. Temistocle Franceschi del resto si è distinto per l'arditezza di alcune sue ipotesi, come quella della distintività della lunghezza vocalica in italiano, quindi a maggior ragione sarei curioso di sapere com'è stata accolta questa sua analisi.
Grazie dell'attenzione (e perdonatemi per la lunghezza del post).
Stefano
Ho visto che più volte avete discusso della pronuncia di <s> sonora, ed anch'io condivido l'interesse per l'argomento.
Sull'importazione del fenomeno della sonorizzazione settentrionale nel toscano ne ho sempre sentito parlare in termini generici, non come adozione nel toscano di singole forme settentionali (o galloromanze), ma piuttosto di una tendenza, una moda affermatasi in Toscana già nell'Alto medioevo. Sarebbe stata favorita anche dall'aspetto fonetico, perché la sonorizzazione in posizione intervocalica è un fatto naturale di assimilazione, che si verifica anche nel fenomeno della "gorgia toscana" o della lenizione meridionale. Non ho mai trovato però grandi spiegazioni sull'aspetto sociale di questa penetrazione, se non vaghi riferimenti ai contatti commerciali e mercantili tra Italia occidentale e centrale, che hanno lasciato traccia nel maggior tasso di parole con la sonora nella Toscana occidentale rispetto a Firenze.
Qualche giorno fa però ho avuto modo di leggere una tesi molto interessante, quella di Temistocle Franceschi, che assegna un ruolo decisivo nella diffusione degli esiti sonorizzati alle istituzioni ecclesiastiche. L'opera in cui è esposta tale tesi è <<Sulla pronuncia di e, o, s, z nelle parole di non diretta tradizione>> (non ricordo bene l'anno, ma è stato pubblicato almeno trent'anni fa). Trattandosi di un testo che finora non ho mai trovato citato, né per essere confermato né per essere contraddetto, mi chiedo se la spiegazione di Franceschi è rimasta un'ipotesi fra tante o se invece ha avuto fortuna. Temistocle Franceschi del resto si è distinto per l'arditezza di alcune sue ipotesi, come quella della distintività della lunghezza vocalica in italiano, quindi a maggior ragione sarei curioso di sapere com'è stata accolta questa sua analisi.
Grazie dell'attenzione (e perdonatemi per la lunghezza del post).
Stefano