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Schernirsi per schermirsi

Inviato: mar, 02 mag 2006 19:07
di Federico
Ultimamente mi capita piuttosto spesso di trovare schernirsi per schermirsi, come nella frase seguente:
[L'edicolante] alla domanda se sapesse del contenuto pornografico [del dvd del cartone animato] si schernisce incredulo, affermando che riceve le confezioni chiuse.
Mi chiedo se possa essere un lapsus freudiano, per così dire, poiché spesso ci si schermisce (da accuse ma anche da lusinghe) facendo dell'ironia (su sé stessi)...
Sicuramente non può essere solo un errore di battitura, perché in un libro (Q – che consiglio –) ricordo di averlo trovato sistematicamente.
Vi siete imbattuti anche voi in questo errore?

Inviato: mar, 02 mag 2006 21:47
di Marco1971
Sia schermire sia schernire derivano dal longobardo, rispettivamente da skirmjan e skirnjan. Se i longobardi avevano due parole simili per designare due concetti diversi, penso che oggi, con la dovizia di opere di consultazione disponibili in rete gratuitamente, non ci sia nessuna scusante per chi confonde i due verbi.

Inviato: mar, 02 mag 2006 22:37
di Federico
Già... anche a me sembra piuttosto strano che un errore simile sia tanto diffuso. Ma c'è di peggio (adesso apro un nuovo filone).

Inviato: mer, 03 mag 2006 13:11
di Incarcato
Questa è solo ignoranza.
Significati ben distinti + significanti quasi identici = errore. :wink:

Federico dixit:
anche a me sembra piuttosto strano che un errore simile sia tanto diffuso.
E perché mai?

Inviato: mer, 03 mag 2006 14:51
di Federico
Incarcato ha scritto:E perché mai?
Be', perché sono entrambe parole comuni... mi sorprende trovare un errore simile anche in scritti di persone di cultura alta, controllati poi molte volte, suppongo (mi riferisco a Q)...

Inviato: mer, 03 mag 2006 14:58
di Incarcato
Il De Mauro indica schermire come parola a bassso uso, e in effetti non è molto frequente sentirla.

Inviato: mer, 03 mag 2006 15:15
di Federico
Sentirla forse no, ma leggerla di sicuro sí... Voglio dire, è sicuramente molto piú comune di areazione, tanto per fare un esempio.

Inviato: mer, 03 mag 2006 15:19
di Bue
Federico ha scritto:Sentirla forse no, ma leggerla di sicuro sí... Voglio dire, è sicuramente molto piú comune di areazione, tanto per fare un esempio.
:?: :?: :?: :!: :!: :?: :?: :?:

Di questo dubito assaje!!!

Inviato: mer, 03 mag 2006 16:11
di bubu7
Incarcato ha scritto:Il De Mauro indica schermire come parola a basso uso, e in effetti non è molto frequente sentirla.
(Non) per fare il pignolo, ma schermirsi, il verbo di cui parlava Federico nel suo primo intervento, è indicato dal De Mauro come comune. :wink:
Naturalmente Marco1971, nel riportarne l'etimologia, ha utilizzato la forma originaria.

Inviato: mer, 03 mag 2006 16:29
di Incarcato
È vero. E ciò è anche peggio.

Inviato: ven, 05 mag 2006 9:47
di Bue
Comunque anche ieri leggevo sull'etichetta di una bottiglia di acqua minerale "tenere al riparo da fonti di calore e in luogo ben areato"".
Ho controllato sul Garzanti online che riporta la variante "areare" per "aerare".
Se sono ammissibili "areare" e "areato", perche' non "areazione"?

Inviato: ven, 05 mag 2006 11:19
di bubu7
Bue ha scritto: Se sono ammissibili "areare" e "areato", perche' non "areazione"?
Perché *areazione è meno frequente rispetto alla forma standard di quanto avviene per areare.
Come spiegava bene Marco1971 in un altro filone le forme areare, *areazione, sono varianti popolari. Così è indicata la prima voce nel GRADIT.
Non mi stupirei se, tra qualche tempo, anche *areazione venisse accolta nei vocabolari.
Se i rapporti di frequenza tra le due varianti delle voci considerate dovessero invertirsi, i vocabolari finiranno giustamente per togliere l’indicazione di popolare e relegheranno la voce dotta tra i termini tradizionali. Alla fine la voce dotta potrebbe addirittura beccarsi l’attributo di obsoleta.
Chi ama la propria lingua guarda a questi fenomeni con distacco e senza la minima preoccupazione. Sono processi normalissimi che non alterano minimamente la purezza della lingua.
Tra parentesi, io continuerò ad usare (e a consigliare) le forme di origine dotta, fino a quando non si arrivasse a definirle obsolete. A quel punto userei la nuova forma modello.