L’italiano non è piú una lingua

Spazio di discussione su questioni che non rientrano nelle altre categorie, o che ne coinvolgono piú d’una

Moderatore: Cruscanti

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Luca86
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Intervento di Luca86 »

Riguardo agli aglicismi non adattati, ho trovato quest'intervista a Tullio De Mauro dal titolo Gli anglicismi? No problem, my dear.
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Ferdinand Bardamu
Moderatore
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Non trovando miglior collocazione e non volendo aprire un nuovo filone, condivido con voi questa «perla» trovata nel Corriere della Sera di oggi. È una pubblicità: diciamo il peccato ma non il peccatore.

Immagine

Ora, senza gridare il solito «dove andremo a finire, signora mia?» (sennò Bue mi punzecchia :mrgreen: ), mi chiedo a quale scopo si sia impiegato qui l’inglese. L’annuncio è a tutta pagina: non ci sono di certo problemi di spazio. Forse che «Non comprate questo giubbotto» sembrava provinciale? E allora, perché cominciare coll’inglese e proseguire coll’italiano? :?
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Più che altro c'è chi l'inglese non lo sa, e quindi capisce solo mezza pubblicità, perdendosi addirittura la parte più importante. Rimango veramente basito.
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Luca86
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Intervento di Luca86 »

Per questo hanno inventato Google Traduttore. Ma la frase è talmente intuibile, che non ce n'è bisogno.
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Modna
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Intervento di Modna »

Non è detto che lo sia, per chi non parla una parola di inglese (non è un dovere conoscerlo).
In ogni caso dover consultare Google Traduttore per poter comprendere appieno giornali e riviste in italiano...non mi pare un buon andazzo, no?

Se si tratta di una pubblicità, non fa molta differenza il giornale in questione, che si limita a ricevere i soldi dallo sponsóre. D'altra parte, se i giornali dovessero rifiutare tutte le pubblicità contenenti anglicismi andrebbero, purtroppo, in rovina.
Ultima modifica di Modna in data sab, 03 dic 2011 19:32, modificato 1 volta in totale.
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Ferdinand Bardamu
Moderatore
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Ha ragione, caro Luca, ma (1) la pubblicità, se non è immediatamente comprensibile, muore; (2) la frase, per quanto sia semplice semplice, è incomprensibile a chi non mastica l’inglese, come ha sottolineato Andrea. E, in Italia, a dispetto delle aspettative ottimistiche di chi ha ideato questa pubblicità, molti non sanno l’inglese, neanche a livello scolastico.

Forse il messaggio è rivolto solo a una ristretta cerchia di persone, ma allora perché il bilinguismo? Piú sotto, l’annuncio prosegue con un lungo corpo descrittivo in italiano, in cui si fa appello al senso di responsabilità del lettore, potenziale cliente, affinché contribuisca a salvaguardare l’ambiente evitando acquisti inutili.

Si delinea il profilo d’un cliente sensibile ai temi ecologici, quindi, presumibilmente, istruito e capace di parlare un inglese almeno sufficiente. Sospetto, però, che, in definitiva, l’incongruenza linguistica sia stata posta non tanto per raggiungere un determinato destinatario, quanto per far parlare di sé (che è, del resto, l’unico obiettivo d’una pubblicità). E noi ne stiamo parlando. Non che questa sia una giustificazione plausibile, eh…
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Mi sembra un evidente calco della frase: Don't Try This at Home, spesso usata nei programmi televisivi americani, rivolta in particolare ai bambini, per invitare a non ripetere le azioni pericolose proposte sullo schermo.
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Ferdinand Bardamu
Moderatore
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Uhm, dice? In effetti può essere, però non è cosí trasparente. Io conoscevo l’avvertimento «Don’t try this at home», penso di conoscere abbastanza l’inglese, eppure non l’ho associato alla frase pubblicitaria. Insomma, per me tanto evidente non è, tanto piú che l’immagine e il «paratesto» non aiutano a formulare questa interpretazione (qui l’annuncio intero). Gli altri che ne pensano?
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Modna
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Località: Modena

Intervento di Modna »

Mi pare plausibile ipotizzare un ragionamento del genere nella creazione del motto inglese, per una pubblicità rivolta al pubblico inglese.

Personalmente, però, neanche io ho ravvisato spontaneamente questa associazione nella pubblicità italiana (e mi ritengo un buon parlante di inglese, certificati a parte)...non credo sia riscontrabile una "raffinatezza" analoga nella mancata traduzione da parte del pubblicitario italiano, quanto la solita miscela di prigrizia e complesso di inferiorità linguistica. Lo dimostra anche la conservazione del nome inglese dell'iniziativa, common threads initiative, assolutamente poco chiara anche a un discreto conoscitore della lingua angloamericana (anche se verrà, ovviamente, spiegata nel testo).
Ultima modifica di Modna in data sab, 03 dic 2011 19:33, modificato 1 volta in totale.
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

u merlu rucà ha scritto:Mi sembra un evidente calco della frase: Don't Try This at Home, spesso usata nei programmi televisivi americani, rivolta in particolare ai bambini, per invitare a non ripetere le azioni pericolose proposte sullo schermo.
Direi possibile, più che evidente. Come già hanno detto sia Modna sia Ferdinand neanch'io avevo notato la somiglianza, se di somiglianza si può parlare (non è che tutte le espressioni formate con "don't + aggettivo" sono un calco di Don't try this at home).
A me sa di un banale esempio di psicologia inversa, anche se non mi spiego perché abbiano usato la lingua inglese. Anche se in questo caso interesse economico e lingua (italiana) andrebbero nella stessa direzione (pubblico più ampio possibile), si usa ugualmente l'inglese. :roll:
Ultima modifica di Andrea Russo in data sab, 03 dic 2011 19:18, modificato 1 volta in totale.
Avatara utente
Ferdinand Bardamu
Moderatore
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Iscritto in data: mer, 21 ott 2009 14:25
Località: Legnago (Verona)

Intervento di Ferdinand Bardamu »

Siccome ho questo difetto della curiosità :mrgreen: , mi sono permesso di domandare all’addetto stampa per l’Italia (si tratta di un’azienda con sede negli Stati Uniti) se può risolvere questo dubbio.

Egregio ***,

mi chiamo *** e sono un frequentatore di Cruscate, un fòro dedicato alla lingua italiana. Nel Corriere della Sera di oggi, 3 dicembre 2011, a pagina 42, ho notato la vostra pubblicità, che reca la formula pubblicitaria «Don’t buy this jacket», seguíta da un sottotitolo e un corpo descrittivo in italiano.

Mi sono allora chiesto perché vi sia questo bilinguismo, quale ne sia lo scopo, e ho condiviso questa perplessità con gli altri partecipanti al fòro in questa discussione. Un utente ha avanzato l’ipotesi che si tratti di un’allusione all’avvertimento «Don’t try this at home», comune in certe trasmissioni televisive statunitensi. Personalmente, mi sembra poco plausibile; tuttavia, non saprei trovare altra spiegazione. Non si poteva dire, in maniera piú trasparente e immediatamente comprensibile, «Non comprate questo giubbotto»?

Le domando, quindi, uno schiarimento a tal proposito. La ringrazio in anticipo per la risposta che vorrà darmi.

Distinti saluti
Andrea Russo
Interventi: 763
Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

Benissimo Ferdinand! :wink: Ci faccia sapere subito che cosa le rispondono (se le rispondono).
Avatara utente
u merlu rucà
Moderatore «Dialetti»
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Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41

Intervento di u merlu rucà »

Concordo con il 'possibile' usato da Andrea Russo. Ho scritto 'evidente' perché la pubblicità a me, al contrario di altri, ha portato subito alla mente l'avvertimento.
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Marco1971
Moderatore
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Intervento di Marco1971 »

Andrea Russo ha scritto:...(non è che tutte le espressione formate con "don't + aggettivo" sono un calco di Don't try this at home).
Voleva dire don’t + infinito. ;)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea Russo
Interventi: 763
Iscritto in data: dom, 23 ott 2011 22:37

Intervento di Andrea Russo »

Direi! Da dove ho preso "aggettivo" non lo so: forse stavo ancora pensando a evidente/possibile. Anche se naturalmente la costruzione oggetto del mio lapsus può esistere.

Visto che c'era poteva dirmi che ho scritto espressione invece di espressioni. :D
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