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«Carestoso»
Inviato: mer, 23 nov 2011 1:15
di Ferdinand Bardamu
Bibliotecaitaliana.it è (ancora

) fuori servizio, cosí chiedo a voi se ci siano attestazioni letterarie dell'aggettivo
carestoso (o, eventualmente, della sua variante arcaica
carestioso) nel significato di «(oggetto, articolo) troppo costoso».
Riporto ciò che dice il Treccani in linea,
sub voce:
2. Nell’Italia centro-merid., di negoziante che vende a prezzo troppo alto; anche di merce, genere, articolo che costa troppo.
Non avendo altre notizie sulla diffusione locale, dialettale di quest'accezione, immagino che si trovi rappresentato, semmai, in autori contemporanei di origine meridionale.
Inviato: mer, 23 nov 2011 1:36
di Marco1971
Ecco quel che si rinviene nella
BIZ[a] (sono le uniche occorrenze).
Da scerto temp’in qua, ppropio, sor coso,
Ve sete messo sur caval d’Orlanno:
Come ve sete fatto carestoso! (Belli,
Sonetti)
Un poco di foco, che in un piccolo carbone in fra la tiepida cenere remaso era, del poco omore, che in esso restava, carestiosa e poveramente se medesimo notrìa, quando la ministra della cucina, per usare con quello l'ordinario suo cibario offizio, quivi apparve, e, poste le legne nel focolare, e col solfanello, già resucitato d’esso, già quasi morto, una piccola fiammella, e infra le ordinate legne quella appresa, e posta di sopra la caldara, senz’altro sospetto, di lì sicuramente si parte. (Leonardo da Vinci,
Favole)
Sopra la sponda della finestra òziano intanto quattro grosse pagnotte e... un coltello. ¡O sojatora cucina! ¡o carestiosa ubertà! Tuo malgrado, anzi, è per tè, se anche la gabbia di Cicio, il pàssero solitario, pende muta in un canto. (Dossi,
La desinenza in A)
E qui mi fermo, vista la tarda ora, per non proferir sciocchezzuole.

Inviato: mer, 23 nov 2011 1:52
di Ferdinand Bardamu
Ti ringrazio tanto.
Sembra quindi che le ultime due attestazioni si riferiscano alla prima accezione, quella propria; mentre quella del Belli, unica, abbia il significato che vo cercando. Per chiarire meglio il contesto, riporto il sonetto del Belli (peraltro, come sempre, godibilissimo) per intero*:
Du’ bbaiocchi d’andivia. E cche mme dai?
Quattro pieducci soli? Ôh ssanta fede!
Ma ssei matto davero o mme sce fai?
Questa, capata ch’è, mmanco se vede.
Tu stasera vòi famme passà gguai
co la padrona. Ebbè? ccosa succede?
Te l’aribbutto llí, Ggiachemo, sai?
Presto, a tté, ttira via, ggiú, un antro piede.
Da scerto temp’in qua, ppropio, sor coso,
ve sete messo sur caval d’Orlanno:
come ve sete fatto carestoso!
Varda cqui ddu’ bbaiocchi d’anzalata!
E aringrazziamo er cefolo: quest’anno
l’erba è ddiventat’oro, è ddiventata.
_____
* Il testo è ripreso da qui.
Inviato: mer, 23 nov 2011 18:47
di u merlu rucà
La voce non è solo centro-meridionale, ma anche settentrionale, o, almeno ligure, a livello dialettale. Io la uso (
carestiusu) molto in questi tempi di crisi

.