Le «regole fantasma»
Inviato: sab, 26 nov 2011 17:36
Tempo fa, non rammento né chi né dove, qualcuno aveva chiesto donde fossero nate le regolette fantasma (del tipo sé perde l’accento davanti a stesso, non si comincia mai una frase con un gerundio o una congiunzione, è sbagliato ma però, ecc.), e io avevo ipotizzato che qualcuno, incaricato di redigere una grammatica, se le fosse inventate di sana pianta. Ne ho oggi la conferma attraverso la risposta del prof. Patota, ricevuta oggi, a proposito delle mie segnalazioni sulle reggenze di appropriarsi e indulgere (segnalazioni accettate, provvederà a modificare nel senso da me indicato). Il professore mi ha infatti regalato un documento pdf contenente la voce regole, da lui redatta per l’enciclopedia dell’italiano. Riporto dunque il breve passo chiarificatore (siamo a metà dell’Ottocento).
[...] nelle scuole (in particolare dopo l’Unità d’Italia) le regole vennero anche impartite sulla base di «testi abborracciati, scritti da autori che non avevano nessuna preparazione linguistica, che scopiazzavano da testi precedenti o viceversa davano dignità di ‘regola’ a personali idiosincrasie» (Serianni 2006: 25). In questo modo nacquero quelle che potremmo definire le regole fantasma, come per esempio la pseudonorma che, da tempo immemorabile, vieta l’uso della sequenza avversativa ma però, proscrizione che non trova fondamento né nella struttura né nella storia dell’italiano: non nella struttura, perché la nostra lingua ammette il cumulo di ma con connettivi omologhi a però (si pensi alle sequenze ma nondimeno, ma tuttavia); non nella storia, perché esempi di ma però sono documentati nell’intera tradizione dell’italiano scritto, a partire da Dante:
Lo caldo sghermitor súbito fue;
ma però di levarsi era neente,
sí avieno inviscate l’ali sue
(Inf. XXII, 142-144; cfr. anche GDLI*, sub voce «ma»).
Ora sapete tutto.
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*Si tratta del Battaglia (Grande Dizionario della Lingua Italiana).
[...] nelle scuole (in particolare dopo l’Unità d’Italia) le regole vennero anche impartite sulla base di «testi abborracciati, scritti da autori che non avevano nessuna preparazione linguistica, che scopiazzavano da testi precedenti o viceversa davano dignità di ‘regola’ a personali idiosincrasie» (Serianni 2006: 25). In questo modo nacquero quelle che potremmo definire le regole fantasma, come per esempio la pseudonorma che, da tempo immemorabile, vieta l’uso della sequenza avversativa ma però, proscrizione che non trova fondamento né nella struttura né nella storia dell’italiano: non nella struttura, perché la nostra lingua ammette il cumulo di ma con connettivi omologhi a però (si pensi alle sequenze ma nondimeno, ma tuttavia); non nella storia, perché esempi di ma però sono documentati nell’intera tradizione dell’italiano scritto, a partire da Dante:
Lo caldo sghermitor súbito fue;
ma però di levarsi era neente,
sí avieno inviscate l’ali sue
(Inf. XXII, 142-144; cfr. anche GDLI*, sub voce «ma»).
Ora sapete tutto.

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*Si tratta del Battaglia (Grande Dizionario della Lingua Italiana).