[Regola fantasma]GN davanti a 1 vocale, N davanti a 2 vocali

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.Silvia.
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[Regola fantasma]GN davanti a 1 vocale, N davanti a 2 vocali

Intervento di .Silvia. »

Scrivi sempre GN quando subito dopo c'è una sola vocale. Scrivi sempre N quando subito dopo ci sono due vocali.

Fonte: eserciziario di scuola elementare.
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Intervento di PersOnLine »

Allora non potremmo scrivere compagnìa.
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Intervento di .Silvia. »

Queste sono le regole per le nuove generazioni... perché io non ricordo nulla di simile dalla mia infanzia.

Le parole proposte per l'esercizio rientravano tutte nella regola, ma resta pur sempre una regola fasulla. Il rischio è che si imprima nella memoria del lettore e torni a galla a tempo debito...
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Non ho capito molto il senso di questa regola: gn è un digramma che corrisponde a un suono diverso da n. :roll:
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Intervento di .Silvia. »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Non ho capito molto il senso di questa regola: gn è un digramma che corrisponde a un suono diverso da n. :roll:
Dovrebbe servire ad aiutare il bambino a "discriminare gn/ni".
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Intervento di PersOnLine »

Comunque qui è disponibile un repertorio, certamente parziale, di parole che dopo gn presentano due vocali.
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

Alle scuole elementari la grammatica è insegnata superficialmente, questo è vero; ma è anche vero ch’è arduo spiegare a dei bambini la grammatica in tutta la sua complessità e sfaccettature, non sono psicologicamente pronti per tante eccezioni e varianti. In un certo senso i bambini hanno bisogno di paletti, di punti fermi. Le semplificazioni (che esistono in tutte le discipline) non sono poi così innecessarie: non si può, al liceo, studiare tutte le fasi del pensiero di Nietzsche, è lavoro che va fatto, invece, all’università; si ricorre, dunque, a semplificazioni e generalizzazioni. Sulla grammatica si dovrebbe insistere, a mio avviso, alle scuole medie e superiori, dove i ragazzi sono piú maturi e psicologicamente flessibili, adesso sì che non si tollerano tali regolette. Cosa ne pensate?
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Intervento di .Silvia. »

Sandro1991 ha scritto:Alle scuole elementari la grammatica è insegnata superficialmente, questo è vero; ma è anche vero ch’è arduo spiegare a dei bambini la grammatica in tutta la sua complessità e sfaccettature, non sono psicologicamente pronti per tante eccezioni e varianti. In un certo senso i bambini hanno bisogno di paletti, di punti fermi. Le semplificazioni (che esistono in tutte le discipline) non sono poi così innecessarie: non si può, al liceo, studiare tutte le fasi del pensiero di Nietzsche, è lavoro che va fatto, invece, all’università; si ricorre, dunque, a semplificazioni e generalizzazioni. Sulla grammatica si dovrebbe insistere, a mio avviso, alle scuole medie e superiori, dove i ragazzi sono piú maturi e psicologicamente flessibili, adesso sì che non si tollerano tali regolette. Cosa ne pensate?
Non sono d'accordo. L'ABC (o abicì) si impara alle elementari. Alle scuole medie si fa analisi grammaticale, analisi logica, analisi testuale... quindi si sottintende che le basi siano già ben salde nella mente dello studente (a torto o a ragione, ma più spesso è vera la prima). Ci trasciniamo false nozioni per tutta la vita. E proprio gli studenti universitari, o peggio ancora i laureati, mancano spesso delle basi grammaticali indispensabili. Mi sono sempre chiesta come sia possibile concludere un ciclo di studi fino alla laurea e poi non saper scrivere correttamente in italiano parole di uso comune.
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Io invece concordo con Sandro. La regola summentovata non è così scorretta, se l’inseriamo nell’àmbito dell’insegnamento elementare. Come spiegare altrimenti (lege: in maniera più semplice e comprensibile), anche a chi non ha ancora le basi per un’analisi un po’ più approfondita, che, per l’appunto, gn è un digramma che sta per un unico suono e non abbisogna di altri segni diacritici?

In questa mia frase, per esempio, ho usato termini (digramma, diacritico) che risulterebbero ostici a un bambino, perché prima deve impararne, per così dire, il contenuto grezzo in maniera pratica. Le eventuali eccezioni (gn davanti all’uscita -iamo dell’indicativo e congiuntivo presente, es. bagniamo) dovrebbero essere apprese a una a una. Poi, io non sono un insegnante delle elementari né un pedagogo e forse è giusto insegnare tutto alle elementari come dice lei; ma, banalmente, un certo grado di semplificazione (e quindi, se vogliamo, di mistificazione) è, non che auspicabile, inevitabile in questioni che possono diventare complesse.
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.Silvia.
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Intervento di .Silvia. »

Gentile Ferdinand,
non ho espresso il mio pensiero, ma un dato di fatto. Così funziona la scuola italiana. :)
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Ne prendo atto. :)
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

A giudicare dai risultati, direi piuttosto che la scuola disfunziona...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

.Silvia. ha scritto:Non sono d'accordo. L'ABC (o abicì) si impara alle elementari. Alle scuole medie si fa analisi grammaticale, analisi logica, analisi testuale... quindi si sottintende che le basi siano già ben salde nella mente dello studente (a torto o a ragione, ma più spesso è vera la prima). Ci trasciniamo false nozioni per tutta la vita. E proprio gli studenti universitari, o peggio ancora i laureati, mancano spesso delle basi grammaticali indispensabili. Mi sono sempre chiesta come sia possibile concludere un ciclo di studi fino alla laurea e poi non saper scrivere correttamente in italiano parole di uso comune.
Diamo a studiare la grammatica di Serianni alle elementari? :P

Scherzi a parte, l’ABC è, appunto, l’inizio dell’alfabeto... che va insegnato alle elementari. Le eccezioni rientrano nel DEF o forse nel GHI... fuor di metafora, alcune eccezioni e sfumature dell’italiano trascendono le basi, non sono di vitale importanza, e non possono essere apprese, senza far confusione, da dei bambini.

Beninteso, anch’io vorrei che la lingua s’insegnasse a modino anche a’ piccoli, ma non si può, ho un fratello che va alle elementari, so come ragionano i bimbi alla sua età (magari lei insegna alle elementari e mi confermerà il contrario). Crede che non abbia provato, ad esempio, a fargli capire l’uso della minuscola dopo il punto interrogativo? Come può un bambino avere l’accortezza di capire quando ha una funzione di pausa debole analoga alla virgola? Si dice, allora, che dopo il punto interrogativo ci va sempre la maiuscola, giacché è la grafia più comune. Lo capiranno dopo, come abbiamo fatto quasi tutti noi (questa, la prima che m’è venuta in mente, come molte altre generalizzazione errate).
Ultima modifica di Sandro1991 in data dom, 08 gen 2012 18:02, modificato 1 volta in totale.
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

.Silvia. ha scritto:L'ABC (o abicì)
Direi abbiccì. La grafia abicì (il DOP commenta: meno bene) non mi pare affatto naturale.
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.Silvia.
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Intervento di .Silvia. »

Sandro1991 ha scritto:Diamo a studiare la grammatica di Serianni alle elementari? :P
Alla scuola dell'obbligo, Serianni non sanno chi sia :-)
Forse questo è "il" problema.

Seriamente, se facciamo passare il messaggio che le regoline vanno bene per i bambini perché non sono in grado di assimilare concetti complessi, allora non stupiamoci delle regole fantasma. Gran parte, se non tutte, vengono da lì.
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
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