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Uno «sciloma»
Inviato: mer, 11 gen 2012 1:14
di Fausto Raso
Spesso mi sono chiesto come si può definire un discorso lungo, noioso e privo di contenuti. Ho trovato il termine:
sciloma.
I vocabolari, però, lo ignorano...
Inviato: mer, 11 gen 2012 2:49
di Sandro1991
S’usa anche nel mio dialetto (siculo) per indicare un canto lamentoso, una preghiera recitata con voce cantilenante. In realtà, però, la [s]cialoma è un canto religioso tipico palermitano, intonato dai pescatori di tonni affinché la pésca possa esser profittevole. Il termine dovrebbe derivare dall’arabo (la canzone è parte in arabo parte in siciliano), quindi presumo che sia un termine propriamente dialettale poi italianizzato, ma non ne sono certo.
Inviato: mer, 11 gen 2012 9:07
di Andrea Russo
Sandro1991 ha scritto:è un canto religioso tipico palermitano, intonato dai pescatori di tonni affinché la pésca possa esser profittevole.
Non mi sembrava necessaria l'accentazione su
pesca, dal momento che il contesto disambigua bene (pochissime parole prima parlava di
pescatori). Glielo dico perché ho notato che Lei è solito inserire gli accenti all'interno di parola: non vorrei che diventasse la norma (non nel senso di norma linguistica). Credo che abituerebbe male non chi usa l'accento, ma chi legge, che non sarebbe nemmeno più "costretto" a sapere la differenza tra
pèsca e
pésca.
Inviato: mer, 11 gen 2012 13:24
di Sandro1991
È un accento [fonico] facoltativo, lo so; alla stregua di
fòro, dòtto, téma, méta, ecc..., si poteva non mettere... ma io l’ho fatto, e non ho trasgredito nessuna regola.
Andrea Russo ha scritto:Credo che abituerebbe male non chi usa l'accento, ma chi legge, che non sarebbe nemmeno più "costretto" a sapere la differenza tra pèsca e pésca.
Che intende dire?
Inviato: mer, 11 gen 2012 13:52
di Andrea Russo
No no, non ha trasgredito nulla, per carità.
Inviato: mer, 11 gen 2012 14:50
di Sandro1991
Il contesto è incontrovertibile, è vero; non capisco, però, perché dice che ponendo l’accento fonico sul vocabolo da disambiguare s’abitua male il lettore...? Forse nel senso che non deve fare un lieve sforzo [metalinguistico] per capire di quale parola si tratti?... Non sarebbe, invece, un gran favore?
Qualche tempo fa lessi l'Estetica di Hegel (Laterza), il traduttore (o la tipografia) non mise l’accento su dèi... mi creda... m’innervosii parecchio.
Inviato: mer, 11 gen 2012 15:52
di Andrea Russo
Be', sono punti di vista. Forse quel che ho scritto è un po' esagerato, d'accordo, ma il senso era quello che ha còlto (

, normalmente non l'avrei messo) anche Lei.
Per la questione di
dèi: se è un errore commesso sistematicamente è più grave, penso, rispetto a
pèsca/
pésca. Però, vede, se in tutte le occorrenze in cui ha trovato
dei senza accento non ha avuto difficoltà è un conto, se in quel contesto si creavano ambiguità (all'interno delle specifiche frasi) è un altro conto. Quello che voglio dire, in definitiva, è che l'accento interno non dev'essere messo in automatico, ma dev'esser usato in maniera oculata.
(Per evitare fraintendimenti: sto facendo un discorso generico; ho solo preso da spunto quello che ha scritto Lei.)
Inviato: mer, 11 gen 2012 16:04
di Sandro1991
Andrea Russo ha scritto:l'accento interno non dev'essere messo in automatico, ma dev'esser usato in maniera oculata.
Siamo d’accordo, gentile Andrea, il giusto mezzo...

Inviato: mer, 11 gen 2012 23:33
di Marco1971
Il termine è registrato dal Battaglia:
Scilòma (cilòma, scialòmma, scialumma), sm. (plur. -i) Ant. e letter. Discorso o ragionamento prolisso ed enfatico, per lo piú d’intonazione predicatoria.
Gli esempi addotti sono di: Pataffio, Pulci, Varchi, B. Davanzati, L. Salviati, Puoti, G. G. Belli. Un esempio di G. M. Cecchi al femminile. Siamo dunque in discreta compagnia, anche se desueta.
Vi sono altri termini per indicare un discorso lungo e prolisso, con diverse sfumature e di vari registri: cicalata, giaculatoria, girigogolo, logomachía, lungagnata, pappolata, tantafèra, vaniloquio, ecc.