Alma Sabatini, nelle già citate
Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, accettò la forma
professoressa:
L'unica forma femminile di uso comune è professoressa. […] [N]el caso di professoressa (oltre che di dottoressa e studentessa) il suffisso -essa ha in gran parte perduto le sue connotazioni negative presenti invece nelle nuove formazioni (vigilessa, ecc.).
In generale, la Sabatini, nel suo documento, sostenne – a ragione, a mio avviso – la femminilizzazione di tutti i nomi di carica e professione per l'addietro appannaggio dei soli uomini, e l'eliminazione di qualunque asimmetria linguistica fra uomo e donna.
In alcuni casi, come
questo, ci sono degli eccessi, come il consiglio di non apporre l'articolo
la davanti ai cognomi (come spiegato nel filone cui rimando sopra, quest'uso dell'articolo non ha intenti denigratòri).
C'è da dire, poi, che i nomi in -
sore pongono senz'altro dei problemi, quandi si tratta di volgerli al femminile.
Il problema d'altronde si pone con quasi tutti i sostantivi in -sore, per i quali non esistono varianti femminili precisamente corrispondenti. […]
Riteniamo […] che sia indispensabile disporre di una corrente forma femminile: ci sembra che quella in -sora, benché finora connotata come popolare, vada rivalutata con un uso regolare per la sua funzionalità.
Temo però che la connotazione marcatamente popolare (e talvolta non meno scherzosa di -
essa) impedisca al suffisso -
sora di essere produttivo. Sul modello di
professoressa, per esempio, io vedrei
assessoressa meglio dell'
assessora proposto dalla Sabatini.
P.S.: si parlò dei femminili di nomi di professione e carica pubblica
qui.