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«Lo slang di Fornero»
Inviato: ven, 20 apr 2012 17:25
di Ferdinand Bardamu
Un articolo di
Silverio Novelli sul sito della Treccani.
Due appunti.
- C'è il solito forestierismo inutile, slang (gergo pareva brutto).
- Novelli sbaglia quando dice che «[l']uso transitivale del verbo dimettere strapazza la grammatica». Se avesse cercato dimettere, to', sul dizionario Treccani in linea avrebbe letto:
diméttere v. tr2. […] Deporre da una carica, licenziare da un pubblico ufficio, da un lavoro subordinato: sono stati dimessi tre impiegati.
Inviato: ven, 20 apr 2012 17:31
di Ferdinand Bardamu
Aggiungo una domanda: perché Patota segnala come burocratese la locuzione
al contempo,
in quest'articolo citato da Novelli ? Mi sembra sia abbastanza comune.
Inviato: ven, 20 apr 2012 17:40
di Marco1971
Perché fu locuzione invisa ai puristi ottocenteschi e perché la formulazione corretta è
nel contempo.

Inoltre la
BIZ[a] ne documenta solo due occorrenze, entrambe d’Imbriani (con
nel). Non fa quindi parte della grande tradizione letteraria.
Re: «Lo slang di Fornero»
Inviato: ven, 20 apr 2012 17:47
di Carnby
Ferdinand Bardamu ha scritto:C'è il solito forestierismo inutile, slang (gergo pareva brutto).
Effettivamente in inglese si usano tre parole quando in italiano ce n'è una sola:
slang, «varietà substandard di lingua, generalmente comprensibile per l'intera popolazione o quanto meno per la maggioranza dei parlanti [...]»,
jargon, «forma di lingua (spesso un semplice settore del vocabolario) usata in una certa attività, in un certo mestiere, in una certa professione, che non differisce in nulla, se non nel suddetto settore lessicale, dalla lingua standard» e
cant, «speciale varietà di gergo usata da criminali o da gruppi sociali dei bassifondi, più o meno deliberatamente, affinché risuulti comprensibile soltanto ad essi». Cito dal
Dizionario di linguistica a cura di G. L. Beccaria (conservando i forestierismi).
Inviato: ven, 20 apr 2012 17:51
di Ferdinand Bardamu
Grazie, Marco. Il
Treccani in linea non attesta
al contempo; il Devoto-Oli lo dà come alternativa a
nel contempo. Dunque lo possiamo iscrivere nella «lignea» tradizione del linguaggio burocratico?
Ricordo che Serianni disse che si tratta d'una locuzione di origine napoletana. Le occorrenze d'Imbriani sembrano confermarlo.
Potresti dedicarvi una voce nel tuo
DiNo.
Inviato: ven, 20 apr 2012 17:54
di Marco1971
Sí, anche l’Arlía parla d’origine napoletana; e sí, sarà nel
DiNo – giunto alla voce
aggradare.

Re: «Lo slang di Fornero»
Inviato: ven, 20 apr 2012 17:56
di Ferdinand Bardamu
Carnby ha scritto:Effettivamente in inglese si usano tre parole quando in italiano ce n'è una sola: slang, «varietà substandard di lingua, generalmente comprensibile per l'intera popolazione o quanto meno per la maggioranza dei parlanti [...]»
Qui il generico
gergo sembra adattarsi.
Carnby ha scritto:jargon, «forma di lingua (spesso un semplice settore del vocabolario) usata in una certa attività, in un certo mesitere, in una certa professione, che non differisce in nulla, se non nel suddetto settore lessicale, dalla lingua standard»
Si potrebbe rendere con
linguaggio settoriale.
Carnby ha scritto:e cant, «speciale varietà di gergo usata da criminali o da gruppi sociali dei bassifondi, più o meno deliberatamente, affinché risuulti comprensibile soltanto ad essi».
Cant allora corrisponde suppergiú a
furbesco.
Inviato: lun, 23 apr 2012 22:50
di PersOnLine
A proposito dell'articolo, io continuo ancora a chiedermi perché l'articolo davanti ai cognomi femminili sarebbe addirittura una forma di «discriminazione» – lo considererei piuttosto una forma di rispetto verso il gentil sesso –, quando è la stessa Fornero a farsi poi definire ministro invece del più "progressista" ministra.
Inviato: lun, 23 apr 2012 23:01
di Ferdinand Bardamu
La
questione dell'articolo è annosa e risale al celebre documento di Alma Sabatini sull'uso non sessista della lingua italiana. L'argomento è che l'uso dell'articolo per le donne ma non per gli uomini ingenererebbe una disparità di trattamento. Io, invece, sono d'accordo con lei nel non vedere alcuna discriminazione in questo caso. (E
non siamo gli unici.)
Anche perché, come dice giustamente lei, battersi per l'abolizione dell'articolo davanti ai cognomi femminili e poi insistere nell'uso di
ministro anche per le donne mi pare un controsenso.