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«Sensuale»

Inviato: lun, 30 apr 2012 22:47
di Luca86
Prendendo spunto da questa discussione – che si è rivelata piú interessante di quanto immaginassi –, vi chiedo: qual è la corretta sillabazione di quest'aggettivo? Stando a quello che stabilisce la norma UNI 6461-97 (e a quanto ne so io), -uà- non dovrebbe essere uno iato, ma un dittongo (come sostiene anche l'utente che ha aperto la discussione):

Si possono dividere invece i gruppi vocalici che formano uno iato, che si realizza di massima in tre casi: 1) se nessuna delle due vocali è i o u: quindi ma-e-stra; a-e-ro-pla-no; po-e-ta; pa-e-sag-gio; 2) se una delle due vocali è i tonica (cioè sulla quale cade l'accento di parola) o u tonica e l'altra è a, e, o, quindi mí-e; bu-gí-a; scí-a; pa-ú-ra (in alcuni casi anche se la seconda vocale è una i o una u, quindi le sequenze iu o ui, come ad esempio in di-úr-no, su-í-no); 3) nelle composizioni, purché sia ancora ben definito il rapporto tra prefisso e base, del tipo ri-em-pi-re; ri-a-ve-re, ri-u-sa-re (solo in questi composti, lo iato si può produrre anche nell'incontro tra u e i). (Fonte)

Tuttavia, quasi tutti i dizionari (salvo qualche eccezione) attestano il contrario.

Inviato: lun, 30 apr 2012 22:53
di Marco1971
Siccome la pronuncia esatta presenta uno iato, per me la corretta sillabazione è [sen-su-a-le].

Inviato: lun, 30 apr 2012 23:04
di Luca86
Grazie, Marco; però lei indica la sillabazione fonetica, mentre a me interessa quella ortografica. ;)

Inviato: lun, 30 apr 2012 23:14
di Marco1971
Tutti i vocabolari in mio possesso danno la sillabazione che ho indicato. D’altra parte, che senso ha sillabare secondo regole non rispondenti alla fonetica, visto che la sillaba è un’entità, appunto, fonetica? :roll:

Inviato: lun, 30 apr 2012 23:42
di Luca86
Mi si corregga se sbaglio, magari non è questo il caso, ma io sapevo che la sillabazione fonetica e quella ortografica, in alcuni casi, non collimassero perfettamente.

Inviato: lun, 30 apr 2012 23:45
di Marco1971
Per il caso che ci occupa, si legge nella grammatica di Serianni (I.165.i):

Nell’incontro di vocali o dittonghi si possono dividere solo le vocali in iato (be-a[-]to, ma-ni-a[-]co, Ca-i[-]no), non i dittonghi e i trittonghi (cuo-re, a-iuo-la, fiu-me, zai-no, foi-ba).

Come detto prima, /sensu'ale/ presenta uno iato. :)

Inviato: lun, 30 apr 2012 23:57
di Ferdinand Bardamu
Mi viene il sospetto che l'iato sia dovuto all'origine della parola: se è di tradizione ininterrotta, allora si ha dittongo (es. lin-gua); se, invece, è una parola d'origine dotta, allora si ha iato (es. du-el-lo, sta-tu-a-le).

Inviato: mar, 01 mag 2012 0:22
di Marco1971
È molto probabile che sia cosí. Tornando al caso specifico di sensuale, tutte le parole in -uale si sillabano -u-a-le (tranne quale, e ricordiamo la differenza tra la quale e lacuale ;)): cetuale, complessuale, conventuale, fattuale, oggettuale, proventuale, reddituale, ecc.

Inviato: mar, 01 mag 2012 1:17
di Luca86
Marco1971 ha scritto:...tutte le parole in -uale si sillabano -u-a-le (tranne quale, e ricordiamo la differenza tra la quale e lacuale ;)): cetuale, complessuale, conventuale, fattuale, oggettuale, proventuale, reddituale, ecc.
E uguale. ;)

Inviato: mar, 01 mag 2012 1:27
di Marco1971
Sí, le parole in -quale e -guale hanno il dittongo. :)

Inviato: mar, 01 mag 2012 12:24
di Carnby
Luca86 ha scritto:Mi si corregga se sbaglio, magari non è questo il caso, ma io sapevo che la sillabazione fonetica e quella ortografica, in alcuni casi, non collimassero perfettamente.
In casi come pa-sta e va-sto, sì, la sillabazione fonemica è /'pas.ta, 'vas.to/ (anche se la posizione di /s/ nel sistema fonologico italiano è un po' problematica).
Ferdinand Bardamu ha scritto:Mi viene il sospetto che l'iato sia dovuto all'origine della parola: se è di tradizione ininterrotta, allora si ha dittongo (es. lin-gua); se, invece, è una parola d'origine dotta, allora si ha iato (es. du-el-lo, sta-tu-a-le).
Parlerei, più che di tradizione interrotta e dotta, del fatto che in questi casi si ha il nesso labiovelare (che, volendo, si potrebbe anche considerare fonema a sé stante, eliminando /w/ dall'inventario fonemico genuino italiano :wink:) quindi (-)qu- sempre /(-)kw-/ e -ngu- sempre /-ngw-/; a queste si aggiungono le gu- /gw-/ che derivano da w- germanica (nonché sonorizzazioni come uguale che avevano -qu- in latino).

Inviato: mar, 01 mag 2012 13:35
di Ferdinand Bardamu
Grazie, Carnby. Però, naturalmente, la /u/ seguita da vocale passa a /w/, sia nel caso di sviluppo da Ŏ latina in sillaba aperta (indipendentemente dalla consonante precedente: es. duomo, tuorlo < TŎRŬLU), sia nel caso di evoluzione da w- germanica. In estuoso e duale, parole di origine colta, questa regola per cui la /u/ seguita da vocale passa a approssimante labio-velare /w/ non è applicata. Questa mia osservazione empirica è giusta, secondo lei?

Inviato: mar, 01 mag 2012 14:33
di Carnby
Ferdinand Bardamu ha scritto:Grazie, Carnby. Però, naturalmente, la /u/ seguita da vocale passa a /w/, sia nel caso di sviluppo da Ŏ latina in sillaba aperta (indipendentemente dalla consonante precedente: es. duomo, tuorlo < TŎRŬLU) [...] .
Questa parola mi ha sempre lasciato un po' perplesso (come in un certo senso Orvieto che, nella mia pronuncia spontanea, ha [je], invece del normale [jɛ]): che io sappia tuorlo è l'unica parola genuinamente italiana dove si ha [wɔ] in sillaba chiusa; il «dittongamento romanzo» sarebbe cioè avvenuto prima della caduta della o da ŭ: *torulu > *tuorolo > tuorlo.
Inutile dire che quella forma *tuorolo mi convince pochissimo: la caduta di ŭ postonica dovrebbe essere avvenuta in epoca molto precoce, e comunque prima del passaggio a uo.
Ferdinand Bardamu ha scritto:In estuoso e duale, parole di origine colta, questa regola per cui la /u/ seguita da vocale passa a approssimante labio-velare /w/ non è applicata. Questa mia osservazione empirica è giusta, secondo lei?
In realtà stavo pensando se avesse un senso togliere completamente /w/ dall'inventario fonemico italiano, dato che le uniche occorrenze (nelle parole genuinamente italiane) di questo fonema sono nel nesso labiovelare /kw, gw/ e nel cosiddetto «dittongo ascendente» [wɔ]. Leggendo un po' di testi fonologici, sembra che esista la possibilità di «dittonghi fonologici brevi», sia di tipo «ascendente» che «discendente», dove uno dei due elementi è un contoide approssimante anziché un vocoide come nei dittonghi «normali» (tipologicamente più frequenti). Date alcune peculiarità (come la selezione dell'allotopo l'- dell'articolo e la relativa rarità di possibilità combinatorie del fonema) forse sarebbe più conveniente considerare /u̯ɔ/ come un fonema vocalico unico (con una forma secondaria /u̯o/ che prima non sarebbe dovuta esistere per la nota regola del «dittongo mobile»). Ovviamente per parallelismo si dovrebbe introdurre anche /i̯ɛ/ (e /i̯e/). Foneticamente si realizzerebbero come [jɛ, je, wɔ, wo] ma fonemicamente conterebbero come una vocale unica. Per tornare alla sua domanda, ogni parola (eccetto i forestierismi recenti) che contiene /uV/ e che non ricade nei due casi sopraccitati può essere solo vocale (/estu'oso, -zo; du'ale/).

Inviato: mar, 01 mag 2012 15:51
di Ferdinand Bardamu
Quindi, se non ho inteso male, la questione dittongo/iato in questo caso si può risolvere sincronicamente, senza ricorrere allo sviluppo storico. Riassumendo, se una parola non presenta il nesso labiovelare /kw, gw/ o il cosiddetto, con terminologia impropria, dittongo ascendente [wɔ] o [jɛ], l'incontro di u + vocale è in iato.

Mi pare di capire anche che la ricorrenza dell'iato in parole di origine cólta sia un dato accessorio e, in ultima analisi, irrilevante, almeno per avere una regola pratica di sillabazione. Un altro dato, di opinabile utilità anch'esso, è che l'iato sembra marcare il confine di morfema, stando alle poche parole portate a esempio: du-ale, estu-oso, ecc.

Inviato: mar, 01 mag 2012 22:26
di Carnby
Ferdinand Bardamu ha scritto:Quindi, se non ho inteso male, la questione dittongo/iato in questo caso si può risolvere sincronicamente, senza ricorrere allo sviluppo storico.
Non sono sicuro, ma ho degli indizi che mi portano verso una soluzione del genere.
Ferdinand Bardamu ha scritto:Riassumendo, se una parola non presenta il nesso labiovelare /kw, gw/ o il cosiddetto, con terminologia impropria, dittongo ascendente [wɔ] o [jɛ], l'incontro di u + vocale è in iato.
Direi di sì, aspetto comunque esempî contrari (se ci sono).
Ferdinand Bardamu ha scritto:Mi pare di capire anche che la ricorrenza dell'iato in parole di origine cólta sia un dato accessorio e, in ultima analisi, irrilevante, almeno per avere una regola pratica di sillabazione.
Forse non ho capito bene. Può spiegare di nuovo cosa intende?
Ferdinand Bardamu ha scritto:Un altro dato, di opinabile utilità anch'esso, è che l'iato sembra marcare il confine di morfema, stando alle poche parole portate a esempio: du-ale, estu-oso, ecc.
Anche suadente è pronunciato /sua-/ (perlomeno nella pronuncia normativa) e il nesso in questione non è al confine di morfema.