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«Corvo»

Inviato: mer, 06 giu 2012 18:32
di Ferdinand Bardamu
Odio l'abuso di frasi fatte del linguaggio giornalistico. Ma ancor di piú odio il ricorso a termini gergali, soprattutto se non poco noti. Come, per esempio, corvo, che si sente e si legge ultimamente per via della vicenda del furto di documenti segreti dalle stanze del Papa.

Il professor Carlo Galli, sul sito della Repubblica, ripercorre la storia di questo termine, il cui significato di «informatore/diffamatore anonimo dall'interno di un contesto riservato e ristretto» risale a una ventina d'anni fa (qui l'articolo).

A mio parere, si poteva evitare di impiegare questa parola, gergale o comunque marcata (e dunque non imparziale). Il confronto dei titoli di giornale con la stampa estera è impietoso:

El Vaticano acusa formalmente al mayordomo del Papa por robar documentos secretos [El Mundo, 27 maggio 2012]

Pope's Butler Is Formally Charged With Leaks [New York Times, ripreso da Reuters, 26 maggio 2012]

Le Vatican confirme l'arrestation du majordome du pape [Le Monde, 26 maggio 2012]

«Vaticanleaks», è il maggiordomo del Papa il corvo che ha fatto uscire dal Vaticano le carte [Corriere.it, 25 maggio 2012]

Ora, un povero cristo che non si ricordi della vicenda delle calunnie al magistrato Giovanni Falcone nell'’89 che cosa deve pensare? Che in Vaticano usano ancora il piccione viaggiatore? La mia è naturalmente una battuta, il contesto interviene a chiarire che cosa sia un «corvo». Se si evitasse, però, l'autocompiacimento del parlare oscuro, si farebbe un favore ai lettori e al giornalismo.

Inviato: gio, 14 giu 2012 16:11
di Andrea Russo
Se ne parla un po' qui; è un'altra puntata della rubrica Il Salvalingua.