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«Mandatorio»
Inviato: mer, 08 ago 2012 14:49
di Zabob
Segnalo questo splendido (si fa per dire) neologismo, sciattissimo calco dell'ingl.
mandatory, che vanta al momento 235.000 occorrenze su Google nella sua forma maschile singolare (comprese attestazioni insinuatesi anche nello spagnolo e nel portoghese). La parola è stata
cancellata da wiktionary e il suo traducente più naturale è "obbligatorio" (ma non sarebbero male, a mio avviso, "imperativo", "imprescindibile", "ineludibile": l'idea è quella di "qualcosa che non può assolutamente venire omesso o tralasciato"). È molto usato in campo medicale, pardon, medico e informatico. Alcune perle raccattate su Google Libri:
- IMV: la ventilazione mandatoria intermittente è stata una grossa [!] acquisizione nella ventilazione neonatale e ormai risale a una ventina di anni fa.
- Nella valutazione ecografica pre-procedura lo studio Doppler è mandatorio.
- È forse superfluo rilevare come per la diagnosi sierologica di lue sia oggi mandatorio...
- Inoltre, la norma tedesca prevede (seppure in modo non mandatorio) di costruire un'unica curva "concentrazione/estinzione"...
Ma ho trovato anche
questo testo, del 1831 (il corsivo è nell'originale):
Hobbes distingue nella legge garante della sicurezza due parti: l'una, che proibisce di offendere il dritto altrui, la quale è distributiva e parla a tutti: l'altra, che ingiunge a chi infrange una punizione una pena, ed è mandatoria, e parla ai magistrati.
Inviato: mer, 08 ago 2012 16:07
di Ferdinand Bardamu
Io farei una distinzione tra l'uso in àmbito medico – uso che mi sembra altamente improprio e pigramente anglicizzante
1 –, da quello in àmbito giuridico. L'aggettivo
MANDĀTŌRIUS si trova attestato nel
Codex Iustinianus e significa ‹relativo a un mandato›; contiene dunque l'idea di un comando che discende da un'autorità (e questo è il senso che piú si avvicina alla sua citazione del testo del 1831, data che lo pone al di sopra d'ogni sospetto d'anglofilia).
Un'altra parola inglese di significato affine è
compulsory, che vuol dire sempre ‹required by law or a rule› (
Oxford Dictionary). La controparte italiana,
compulsorio, pare esista già in àmbito giuridico (si veda
qui e
qui).
1 Peraltro mi sembra che l'uso di mandatorio, in questo caso, conduca anche a equivoci: per esempio, in «Nella valutazione ecografica pre-procedura lo studio Doppler è mandatorio» si potrebbe pensare che vi sia un obbligo di legge al ricorso allo studio Doppler.
ADDENDUM
Zabob ha scritto:IMV: la ventilazione mandatoria intermittente è stata una grossa [!] acquisizione nella ventilazione neonatale e ormai risale a una ventina di anni fa.
Come c'informa il Treccani (s.v. «
Grosso» 2f), l'uso di
grosso come sinonimo di
grande è un'innovazione recente ed è comunque piú appropriato nel parlato che nello scritto. Nella citazione riportata qui sopra stride particolarmente il contrasto fra quest'impiego di
grosso e il tono tecnicistico della frase.
Inviato: mer, 08 ago 2012 21:09
di Zabob
Naturalmente non possono mancare "mandatoriamente":
Risulta quindi evidente l'importanza che i postulati,
specialmente quelli impliciti, debbano mandatoriamente essere non-
contraddittori.
e "mandatorietà":
I 25 Paesi della Commissione Europea e 9 Paesi entranti hanno firmato nella giornata di ieri a Riga un accordo in base al quale l'accessibilità dei siti Web diventa obbligatoria per lo meno nelle attività di e-procurement e di comunicazione con gli enti governativi.
(...)
Quanto all'accessibilità dei siti per i portatori di svantaggio, la mandatorietà nasce da un'attenta osservazione dello stato di fatto: (...)
È evidente come mandatorietà sia usato come sostituente di obbligatorietà. Qui è assai curioso che, mentre si parla di
e-procurement (che non voglio neanche sapere che cos'è), si preferisca l'italiano "svantaggio" a un prevedibile e comodo "handicap".
Inviato: mer, 08 ago 2012 21:19
di Ferdinand Bardamu
Come ho detto su, io non mi stupisco del linguaggio giuridico, che deve piú al latino che all'inglese (gli anglosassoni hanno un ordinamento giuridico fondato sul diritto consuetudinario, che si oppone al nostro diritto romano).
Possono sembrare inutili sofisticazioni a noi profani, ma forse mandatorio ha una sfumatura di significato che il comune obbligatorio non ha e che lo rende necessario. Bisognerebbe chiedere a un giurista.
Inviato: gio, 09 ago 2012 0:32
di Zabob
Ferdinand Bardamu ha scritto:Peraltro mi sembra che l'uso di mandatorio, in questo caso, conduca anche a equivoci: per esempio, in «Nella valutazione ecografica pre-procedura lo studio Doppler è mandatorio» si potrebbe pensare che vi sia un obbligo di legge al ricorso allo studio Doppler.
Può sembrare paradossale, ma a mio avviso si preferisce "mandatorio" a "obbligatorio" proprio perché sarebbe il secondo a dare l'idea di qualcosa imposto da una legge o un regolamento.
Ferdinand Bardamu ha scritto:Come c'informa il Treccani (s.v. «
Grosso» 2f), l'uso di
grosso come sinonimo di
grande è un'innovazione recente ed è comunque piú appropriato nel parlato che nello scritto.
«Influsso evidente del
big inglese.» (Gabrielli, 1960)
A big acquisition, without any doubt 
Inviato: gio, 09 ago 2012 1:07
di Ferdinand Bardamu
Non vorrei dissentire dal Gabrielli (non avrei un briciolo d'autorità per farlo), ma nutro dei dubbi che nel '60 l'inglese potesse esercitare già una grande influenza nel linguaggio comune. Sia grande sia grosso hanno significati affini e una sovrapposizione del secondo sul primo non è cosí peregrina.
Inviato: gio, 09 ago 2012 8:45
di Carnby
Ferdinand Bardamu ha scritto:Non vorrei dissentire dal Gabrielli (non avrei un briciolo d'autorità per farlo), ma nutro dei dubbi che nel '60 l'inglese potesse esercitare già una grande influenza nel linguaggio comune.
Però anche
realizzare nel senso di «rendersi conto» risale a quegli anni o a poco dopo, sbaglio?
Inviato: gio, 09 ago 2012 9:40
di Ferdinand Bardamu
Se è cosí, allora ritiro quanto ho detto. Mi rimane però una perplessità: grosso non potrebbe essersi evoluto indipendentemente dall'influsso inglese?
Inviato: gio, 09 ago 2012 11:38
di Zabob
Carnby ha scritto:Però anche realizzare nel senso di «rendersi conto» risale a quegli anni o a poco dopo, sbaglio?
Nel
Dizionario dello stile corretto (1956, ristampa Mondadori del 1960) è presente la voce "realizzare", ma ne è descritto solo l'uso sul modello francese (peraltro, come intuibile, biasimato); non ancora quello sul modello dell'inglese
to realize, che presumo abbia iniziato a diffondersi una decina d'anni dopo.
Inviato: gio, 09 ago 2012 12:19
di Zabob
Alcune considerazioni personali sull'uso di
mandatory e "mandatorio".
La mia opinione, per quello che può valere, è che
mandatory, inizialmente confinato nei Paesi anglosassoni all'àmbito legale, abbia cominciato recentemente ad essere impiegato, a indicare una condizione ineludibile, anche in altri campi, soprattutto quello medico-scientifico e informatico. Questa sua diffusione ha comportato un'attenuazione del senso originale di "obbligatorio per legge", "imposto da una norma", per acquisire quello di "imprescindibile, fondamentale, fortemente raccomandato" – es. pescato nella Rete:
«Mandatory software update to restore GPS signal: A mandatory software update is available for some TomTom models.»: nessuno credo verrebbe punito se omettesse di effettuare l'aggiornamento del navigatore, che è semplicemente "necessario" per riattivare una funzione compromessa.
La pigrizia dei traduttori nostrani (e non solo nostrani) ha fatto il resto, permettendo che il termine, italianizzato solo nella sua desinenza, venisse impiegato con lo stesso senso anche in italiano.
Esiste la locuzione
mandatory vaccinations: in questo caso, la locuzione equivalente "vaccinazioni obbligatorie", consolidata nell'uso italiano, ci ha risparmiato finora che diventassero "mandatorie". In ambito informatico, esiste il
Mandatory Access Control: qui, qualche anima pia ha pensato di trasformarlo in un "controllo d'accesso
vincolato".
Inviato: gio, 09 ago 2012 12:58
di Ferdinand Bardamu
Sono d'accordo con la Sua disamina. Io, però, sarei meno pessimista: qui in Italia l'inglese lo conoscono in pochi, e mandatorio mi sembra un aggettivo usato con una certa ostentazione da persone di buona istruzione che, perlomeno, lo masticano. Non credo, insomma, che possa dilagare e soppiantare obbligatorio; per di piú, al momento, mi pare confinato a certo linguaggio tecnico, pigramente tradotto dall'inglese all'italiano.
Tuttavia, vorrei illuminare la questione sotto un altro aspetto. Qui siamo dinnanzi a un aggettivo d'origine latina, che ha perciò per noi italiani un'«aria di famiglia». L'adattamento alla nostra morfologia è quasi un automatismo. Inoltre, affonda le radici in uno dei testi fondamentali per il nostro ordinamento giuridico (il Codex Iustinianus), e non rischia d'ingenerare ambiguità e fraintendimenti, come, per es., affluente per ricco, opulento (probabilmente una cattiva traduzione del titolo del saggio di J. K. Galbraith, The Affluent Society). Insomma, è piú «nostro» di quel che sembra. Avvertiamo dunque che non è italiano della piú bell'acqua; ma, se è peccato usarlo, è (per me) un peccato veniale. Personalmente, mi dà piú fastidio drammatico per drastico (per usare un Suo esempio: «un drammatico (!) calo dei decessi»).