Sberate

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Moderatore: Cruscanti

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Zabob
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Sberate

Intervento di Zabob »

Nel testo di una passacaglia del '600 si trova la seguente quartina:
Non vaglion sberate,
minarie, bravate
che caglia l'ardire,
bisogna morire.
Suppongo che minarie=minacce e che "caglia" sia il congiuntivo presente di calere. Che saranno, invece, le sberate? Bevute smodate?
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Nel dialetto pratese sberare significa urlare, minacciare, quindi sberate dovrebbe significare urla, minacce. Poiché gioco 'fuori casa', chiedo conferma agli amici toscani. Ho trovato anche una traduzione francese della Passacaglia e sberate viene reso con jérémiades, cioè lamenti (con evidente riferimento, credo, alle Lamentationes Jeremiae Prophetae).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Io conosco sberciare, ma non sberare...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Uhm... manoscritto mal trascritto?
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Brazilian dude
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Intervento di Brazilian dude »

Nel dialetto pratese sberare significa urlare,
Interessante. In portoghese si dice berrar e in spagnolo berrar o berrear.
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u merlu rucà
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Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41

Intervento di u merlu rucà »

Brazilian dude ha scritto:
Nel dialetto pratese sberare significa urlare,
Interessante. In portoghese si dice berrar e in spagnolo berrar o berrear.
Nel mio dialetto ligure non esiste il verbo, ma c'è il sostantivo beru 'grido'.
Si tratta, probabilmente, di voci onomatopeiche.
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Zabob
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Iscritto in data: sab, 28 lug 2012 19:22

Intervento di Zabob »

Ritengo interessante nel testo la presenza di forme aferetiche di "questo": 'sto colpo, 'sto nodo. Non pensavo fossero già attestate, e comunque credo ne rivelino una genitura popolare.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
Fausto Raso
Interventi: 1725
Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25

Intervento di Fausto Raso »

u merlu rucà ha scritto:Nel dialetto pratese sberare significa urlare, minacciare, quindi sberate dovrebbe significare urla, minacce.
Una ricerca con Google sembra darle ragione:
Prato e Provinciareocities.com/MotorCity/Flats/3225/vocabo.htmlCondividi
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Sberare: urlare, minacciare. Tarabaralla: su per giù. Tiritomboli: ruzzoloni. Si dice "Andare a tiritomboli". Uzzolo: voglia, desiderio. Veggio: scaldino.
Grassetto mio.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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u merlu rucà
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Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41

Intervento di u merlu rucà »

L'autore della passacaglia è nato e morto a Roma, se non erro. E' curioso che abbia usato una forma vernacolare toscana molto particolare, non precisamente fiorentina.
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Zabob
Interventi: 927
Iscritto in data: sab, 28 lug 2012 19:22

Intervento di Zabob »

u merlu rucà ha scritto:L'autore della passacaglia è nato e morto a Roma, se non erro. E' curioso che abbia usato una forma vernacolare toscana molto particolare, non precisamente fiorentina.
Stefano Landi è l'autore della musica. È poco probabile che abbia scritto anche il testo.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Navigando nella rete, ho notato che vi sono versioni testuali abbastanza diverse.
Avatara utente
Zabob
Interventi: 927
Iscritto in data: sab, 28 lug 2012 19:22

Intervento di Zabob »

u merlu rucà ha scritto:Navigando nella rete, ho notato che vi sono versioni testuali abbastanza diverse.
Per quanto oscura, ritengo più attendibile la versione da me citata; l'altra («Non voglion sperate / in arie bravate. / Che taglia da dire / bisogna morire. / Lustrina che giova...») mi sembra inattendibile e ancor meno comprensibile. "Lustrina che giova"? ma andiamo!
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
brg
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Re: Sberate

Intervento di brg »

Buongiorno, ho trovato una versione digitalizzata del libro da cui è stato trascritto il brano: https://opac.kbr.be/Library/doc/SYRACUS ... ?_lg=fr-BE

Com'era intuibile, "minarie" è un errore di lettura per "minatie", quindi minatia per minaccia.

A mio avviso "caglia" è semplicemente l'indicativo presente di cagliare, sebbene qui usato impropriamente in forma transitiva. In pratica interpreto la frase come: non valgono le bravate alle quali l'ardire "dà consistenza" (caglia). L'immagine del latte che si addensa e solidifica per mezzo del caglio doveva essere piuttosto comune nel '600.

Quanto alle "sberate", non ho la minima idea di che cosa possano essere.

*Modifica: sono giunto alla conclusione che il fantomatico verbo "sberare" sia nient'altro che "esuberare" sotto mentite spoglie.
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