«Ebbimo»
Inviato: lun, 27 ago 2012 12:17
La forma ebbimo, quarta persona del passato remoto del verbo avere, è citata nel Devoto-Oli e anche nel Treccani in linea, ed è marcata come rara, non già come scorretta. Nell'archivio in Rete della Biblioteca Italiana si trovano, tra gli altri, esempi di Leopardi, Foscolo, Svevo (grassetti miei):
Ebbimo ancor noi il nome di tiranni, fummo ancor noi tinti di sangue. (Giacomo Leopardi, Agl'Italiani. Orazione in occasione della liberazione del Piceno)
[…] ma noi eravamo sì indeboliti che, per istrapparne o scavarne tante da calmare i nostri bisogni, ebbimo quasi ad essere morti più dalla fatica che dalla fame. (Ugo Foscolo, Degli effetti della fame)
Tentava di nuovo i sogni, ma di autentici non ne ebbimo più alcuno. (Italo Svevo, La coscienza di Zeno; la forma vi compare altre quattro volte)
Oltre a queste occorrenze letterarie, ebbimo si trova anche negli archivi dei giornali. In quello della Repubblica si apprende che Berlusconi, durante la campagna elettorale del 2001, fu attaccato per un furtivo ebbimo, ma ce n'è un esempio pure in un estratto gaddiano (ancora alta letteratura, quindi). Sul Corriere è usata anche dal giornalista Paolo Isotta, in due occasioni (qui e qui).
Non m'è ben chiaro se sia un toscanismo oppure no (nel Rohlfs non ci sono informazioni al riguardo). È tuttavia pacifico che si tratta di una forma particolarmente scelta, da limitare a una prosa e a un eloquio raffinati.
Ebbimo ancor noi il nome di tiranni, fummo ancor noi tinti di sangue. (Giacomo Leopardi, Agl'Italiani. Orazione in occasione della liberazione del Piceno)
[…] ma noi eravamo sì indeboliti che, per istrapparne o scavarne tante da calmare i nostri bisogni, ebbimo quasi ad essere morti più dalla fatica che dalla fame. (Ugo Foscolo, Degli effetti della fame)
Tentava di nuovo i sogni, ma di autentici non ne ebbimo più alcuno. (Italo Svevo, La coscienza di Zeno; la forma vi compare altre quattro volte)
Oltre a queste occorrenze letterarie, ebbimo si trova anche negli archivi dei giornali. In quello della Repubblica si apprende che Berlusconi, durante la campagna elettorale del 2001, fu attaccato per un furtivo ebbimo, ma ce n'è un esempio pure in un estratto gaddiano (ancora alta letteratura, quindi). Sul Corriere è usata anche dal giornalista Paolo Isotta, in due occasioni (qui e qui).
Non m'è ben chiaro se sia un toscanismo oppure no (nel Rohlfs non ci sono informazioni al riguardo). È tuttavia pacifico che si tratta di una forma particolarmente scelta, da limitare a una prosa e a un eloquio raffinati.