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«Sexy shop»

Inviato: gio, 13 set 2012 22:44
di Ferdinand Bardamu
Nella lista manca questo ridicolo pseudoanglicismo, sexy shop, che farebbe sbellicare un anglofono (figuriamoci, il negozio seducente!). Un traducente che mi viene in mente cosí, all'impronta, è erotichería. Voi che ne dite?

Inviato: gio, 13 set 2012 23:34
di Andrea Russo
Mi pare una forma troppo dòtta per l'uso a cui è destinato! :D
Dato che in inglese sarebbe propriamente sex shop o erotic shop, perché non fare semplicemente negozio erotico?

Gli spagnoli e i francesi lo traducono con qualcosa come negozio del sesso, che potrebbe anche andar bene.

Inviato: gio, 13 set 2012 23:52
di Marco1971
A me invece piace eroticheria, piú conciso delle altre soluzioni. Il termine è trasparente e s’inserisce in una lunghissima serie di nomi di negozi in -eria: cartoleria, calzoleria, salumeria, libreria, latteria, liquoreria, macelleria, mesticheria, pescheria... :)

Ma rimarrà la scritta assurda sexy shop. Risparmierebbero elettricità togliendo quella y.

Inviato: ven, 14 set 2012 0:30
di PersOnLine
Eroteca, forma aplologica per ero(to)teca?

Inviato: ven, 14 set 2012 0:44
di Marco1971
Niente male eroteca, che ha il vantaggio (si fa per dire) di rendere la cosa non trasparentissima (dico al cittadino comune), come agli italiani piace: basta che «non si sappia troppo in giro». :D

Inviato: ven, 14 set 2012 2:24
di Souchou-sama
Segnalo che in «italiano» esistono, oltre a sexy shop:

porno-shop
pornoshop
sex shop
sex-shop
sexi-shop
sexy-shop

Se non fossero troppo espliciti, proporrei pornería o pornoteca. :) I termini coniati a partire da erotico suonano bene, ma non mi fanno impazzire dal punto di vista concettuale: erotismo e pornografia non sono la stessa cosa…

Inviato: ven, 14 set 2012 9:39
di Ferdinand Bardamu
Souchou-sama ha scritto: I termini coniati a partire da erotico suonano bene, ma non mi fanno impazzire dal punto di vista concettuale: erotismo e pornografia non sono la stessa cosa…
Verissima questa distinzione. Ma qui abbiamo la possibilità di «confondere le acque»: i composti con radice erotic- hanno il vantaggio di nobilitare l'oggetto. E, del resto, questi negozi non vendono solo pellicole e riviste porno, né sono rivendite solo per «professionisti».

Inviato: ven, 14 set 2012 10:31
di domna charola
Concordo. Si rischia di dare un giudizio a priori (analogamente a quello che viene fatto da chi usa il termine pseudo-inglese per "nascondere" una realtà percepita come disdicevole).
I negozi in questione trattano materiali relativi alla sfera dell'eros, a partire dalla mutandina di pizzo che molte indossano tranquillamente (...ma non si dice, per carità!!!) sino alla pellicola vietatissima ai minori.
In tutto questo, giudicare cosa sia natura, cosa sia arte e cosa perversione, non credo sia affare della lingua... almeno sin tanto che si tratta di articoli commerciabili senza infrangere la legge.

Inviato: ven, 14 set 2012 10:33
di Carnby
Porneria mi sembra la scelta migliore. :)

Inviato: ven, 14 set 2012 10:44
di Infarinato
A me, no. ;) Concordo con Ferdinand e Domna Charola.

Inviato: ven, 14 set 2012 13:13
di PersOnLine
Eroteca ha il vantaggio di essere breve e trasparente, ma non troppo esplicita. È una parola che, se adottata, potrebbe risultare accattivante perfino per gli stessi itanglofili.

Inviato: ven, 14 set 2012 18:28
di Souchou-sama
domna charola ha scritto:Concordo. Si rischia di dare un giudizio a priori (analogamente a quello che viene fatto da chi usa il termine pseudo-inglese per "nascondere" una realtà percepita come disdicevole).
I negozi in questione trattano materiali relativi alla sfera dell'eros, a partire dalla mutandina di pizzo che molte indossano tranquillamente (...ma non si dice, per carità!!!) sino alla pellicola vietatissima ai minori.
In tutto questo, giudicare cosa sia natura, cosa sia arte e cosa perversione, non credo sia affare della lingua... almeno sin tanto che si tratta di articoli commerciabili senza infrangere la legge.
Non capisco: che c’entrano i giudizi, la perversione, addirittura l’illegalità, &c? Tra erotismo e pornografia non stavo affatto ponendo un confine morale o moralistico (lungi da me!): sono semplicemente due cose diverse. Cito un paio di definizioni di erotismo dal Treccani: (1) l’insieme delle manifestazioni dell’istinto sessuale sia sul piano psicologico e affettivo sia su quello comportamentale; (2) rappresentazione artistica, più o meno consapevole, di scene, situazioni, ecc. in cui si fa riferimento, non necessariamente esplicito, a parti o aspetti del corpo capaci di evocare il piacere amoroso. Davvero i sex shop Le sembrano piú associabili a tutto ciò che non al concetto di porno(grafia)? – E, ripeto, non sto usando questo termine in senso dispregiativo. Intendo dire che non credo che in certi negozi vendano raccolte di poesie erotiche latine, ad esempio.

Inviato: ven, 14 set 2012 20:41
di Ferdinand Bardamu
Sí, ma, vede, Souchou, in realtà il cosiddetto sexy shop non vende soltanto materiale pornografico, falli di gomma et similia, ma anche altri articoli – romanzetti, capi d'abbigliamento, ecc. – meno espliciti e, dunque, non pienamente etichettabili come osceni. Non va dimenticato poi che la clientela comprende molto spesso anche coppie stabili, per le quali conta anche il piano «psicologico e affettivo» dell'istinto sessuale.

Son d'accordo con lei che l'erotismo che se ne ricava non può essere nemmeno lontanamente paragonato all'Ars amatoria di Ovidio o al «da mi basia mille» di Catullo; ma questo, per me, ha piú che fare con lo spirito del tempo che con una questione di definizioni.

Inviato: lun, 17 set 2012 9:16
di domna charola
Non riesco a non tenere d'occhio quello che è il significato comune - sia pur distorto - che ai termini si dà "sulla piazza"... purtroppo, "la gente" non sempre legge il dizionario, e molti la Treccani non l'hanno mai aperta. Questa per noi può solo essere una tragedia, ed un elemento di cui non tenere conto, essendo primario il fatto di difendere la correttezza della lingua.
Ma, nel campo commerciale, la "percezione" del pubblico è fondamentale. Per quanto corretta sia dal punto di vista linguistico una comunicazione pubblicitaria, se il pubblico la "legge" alla sua maniera distorta, essa può non funzionare. di questo non si può non tenere conto, se si vuole che la comunicazione - o l'adozione del termine, nel nostro caso - abbia successo.

Se dico ad una persona che legge "una rivista pornografica", mediamente lo percepisce come disdicevole e offensivo, se parlo invece di "rivista erotica" essa diviene più accettabile. Nel parlare comune si percepisce spesso "pornografia" come negativo, mentre "erotismo" appare come la versiione "pulita", "culturale", "naturale". Vera o falsa che sia questa interpretazione dei termini, resta il fatto che difficilmente secondo me un negoziante userà il termine "porno" nell'insegna, e difficilmente un cliente apprezzerà tale definizione.

Al di là di tutto ciò, nei negozi in questione più che "rappresentazioni di scene legate al piacere amoroso", si offrono articoli direttamente rivolti alle "manifestazioni dell'istinto sessuale", quindi "erotici".

Inviato: gio, 04 lug 2013 12:23
di Manutio
Per la storia di sexy shop.
Sembra che la città di Pesaro, in questi giorni, sia in subbuglio per colpa di un intraprendente giovanotto immigrato che sta aprendo un po’ troppo vicino a una chiesa, con ira del parroco, quello che tutti i media chiamano, senza farsene alcun problema, proprio col «ridicolo pseudoanglicismo» (Ferdinand Bardamu).
Posso raccontare un piccolo aneddoto significativo? Anni orsono, una rivista di fotografia pubblicò un servizio su alcuni celebri maestri che avevano ripreso delle immagini, diciamo cosí, molto glamour, tutte nel formato medio 6 x 6 (parliamo ancora di foto analogica). Un titolo ‘sex per sex’ sarebbe stato spiritoso, una volta entrati nel gioco; invece la redazione rovinò tutto intitolando ‘sexy per sexy’.
Una prova di piú che per l’italiano medio il semplice sex non basta, chissà perché, per evocare il mondo dell’erotismo. Ci vuole il derivato sexy, ormai una parola diventata mero segnale, come le famose ‘luci rosse’, e usata fuori dalle regole della lingua.