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Dell’arbitrarietà delle parole

Inviato: ven, 30 nov 2012 1:47
di Marco1971
Non è la scoperta dell’acqua calda. Solo, pensando alle proposte di traducenti di forestierismi, m’è venuta questa piccola riflessione. Nessuno discute su grattacielo, segnalibro, arrotino, spazzacamino, bracciolo, ecc., perché sono termini condivisi da tutti. Sarebbero stati altrettanto accettabili sfioracielo, segnapagina/marcalibro, arrotatore, lindacamino, braccio/braccione/braccino, ecc.

A un certo punto, perché un termine entri nell’uso, ci vuole la spinta d’un’autorità (vera o presunta). Un tempo l’autorità era rappresentata dalle persone di cultura; oggi essa è, semplicemente, nelle mani di chi ha il potere di rivolgersi, per orale o per iscritto, a tutta la nazione. E il gusto del tempo è l’importazione del maggior numero possibile di esotismi, per le ragioni che sappiamo, prima fra tutte l’assenza di riflessione.

Dunque, se qualcuno di noi avesse quel potere e immettesse nell’uso anche il traducente meno amato, esso attecchirebbe in grazia non della sua maggiore o minore bontà, ma della sua ripetizione, che lo rende familiare a tutte le orecchie, a tutti gli occhi, a tutti i cervelli. Tutto quel che viene ripetuto a oltranza diventa normale, persino una parola a priori assurda, come computer. Eppure, anche questo è avvenuto. E cose peggiori.

Concludo con nostalgia. Non perché il presente sia sempre peggio del passato o del futuro (si guadagna e si perde sempre), ma perché vorrei che si ritrovasse un senso a quello che si fa, a quello che si dice, che non sia dettato da fretta o indifferenza, ma da sincerità. E questo varrebbe anche per la lingua in sé, come strumento, movente e testimonianza della nostra esistenza individuale e comunitaria.

Inviato: ven, 30 nov 2012 8:50
di Andrea Russo
Come sempre delle bellissime parole, Marco.

Non posso che essere d'accordo con la sua ottima riflessione: purtroppo noi abbiamo "poca voce in capitolo", e per di piú non riuscendo spesso ad accordarci su un unico traducente non solo complichiamo le cose, ma non siamo effettivamente in grado di proporre una soluzione valida (nel senso di una parola che possa davvero attecchire).

E sull'annosa questione dell'autorità non so cosa ci sia di piú da dire: ormai chi ha il potere d'influenzare l'italiano moderno (giornalisti, politici, ecc.) non fa che abusare di termini stranieri, proponendone sempre di nuovi e non preoccupandosi minimamente che quelle parole poi entreranno nel lessico "italiano".
Il fatto forse è anche che non si rendono conto della situazione attuale: se leggessero qualche filone nella sezione Forestierismi si farebbero un'idea piú precisa, credo. Non che questo cambierebbe le cose, comunque.