Apertura della vocale nella parola «niente»

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valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

SinoItaliano ha scritto:Forse ho trovato la risposta in Canepari:
Canepari ha scritto:[...]osserviamo, però, che ie (tranne che a Roma e Viterbo, che hanno [jɛ], quasi come nel neutro e nel toscano) è frequentemente reso, nella coinè laziale, umbra e marchigiana, con /je/, piede, Rieti, pompieri, eccetto con le desinenze che hanno /ɛ/: Daniela, gioiello, paziente, sapienza (e altri casi indicati sotto, anche con duplici possibilità).
Confermo queste /ɛ/ nei marchigiani che ho ascoltato.
valerio_vanni
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Re: Apertura della vocale nella parola "niente"

Intervento di valerio_vanni »

fiorentino90 ha scritto:
valerio_vanni ha scritto:dato che in Toscana e a Roma è sempre aperta
Il dialetto della Garfagnana rientra tra quelli toscani, giusto? Perché mi pare che da quelle parti la e e la o dei dittonghi ie e uo siano realizzate come chiuse. Se non erro, penso sia un'influenza napoletana cosí come l'assenza di esse sonora tra i parlanti della valle del Sèrchio.
Avevo preso per buono quello che ho trovato sul DiPI.
Forse è una percentuale di parlanti così ridotta da non giustificare un [T ɛ/e].
fiorentino90
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Re: Apertura della vocale nella parola "niente"

Intervento di fiorentino90 »

Me lo stavo chiedendo anche io. Secondo me sí!
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Carnby
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Re: Apertura della vocale nella parola "niente"

Intervento di Carnby »

valerio_vanni ha scritto:Forse è una percentuale di parlanti così ridotta da non giustificare un [T ɛ/e].
Più che altro è una pronuncia molto localizzata, marginale e «dialettale».
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SinoItaliano
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Intervento di SinoItaliano »

Mi sarei aspettato R ɛ/e. La e chiusa è molto diffusa, probabilmente in parlanti originari del resto del Lazio e dell'Italia Centrale.
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Curiosamente, parlando italiano, io pronuncio niente con la e chiusa, sia nel parlato 'sorvegliato' (niente), sia nel parlato meno controllato (gnente), mentre nel mio dialetto, se esistesse la forma gnente (quella dialettale è ninte), la pronuncerei con la e aperta, come in sɛnte "sentire", sɛntu "cento".
valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Spesso si dice che gli italiani regionali hanno delle varianti rispetto alla lingua standard perché condizionati dal dialetto.
A volte pare non esserci una relazione diretta.

Penso ad esempio al fatto che nell'Italiano regionale della Romagna la parola "bene" ha sempre la vocale chiusa, mentre nel dialetto romagnolo quella vocale è aperta (anche più aperta della /ɛ/).
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

valerio_vanni ha scritto:Penso ad esempio al fatto che nell'Italiano regionale della Romagna la parola "bene" ha sempre la vocale chiusa, mentre nel dialetto romagnolo quella vocale è aperta (anche più aperta della /ɛ/).
Lo stesso accade nel mio caso: in dialetto dico bèn, in italiano béne. Ho pensato potesse essere una forma d’ipercorretismo (collettivo: anche gli altri miei conterranei dicono béne in italiano). Può essere?
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

No, nessun ipercorrettismo. :) Come ha intuito Valerio, una cosa è il dialetto, un’altra è la pronuncia regionale, e non è affatto scontato che le due cose vadano «di pari passo». Faccio qualch’esempio tratto dal «mio» dialetto:

büsòon «buco profondo» — ma nessuno direbbe mai *bucòne o *busòne;
dit[t] «detto», mis «messo» — mentre, come ben sapete, in Lombardia si dice *dètto, *mèsso;
tri «tre» — che in quasi tutto il Nord è nondimeno *trè;
féeta «fetta» — che però in quasi tutta la Lombardia è pronunciato *fètta;
chél «quello» — ma tutti avrete presente l’orribile *quèllo di molti lombardi;
cun «con» — ma molti dicono *còn.
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Ferdinand Bardamu ha scritto:
valerio_vanni ha scritto:Penso ad esempio al fatto che nell'Italiano regionale della Romagna la parola "bene" ha sempre la vocale chiusa, mentre nel dialetto romagnolo quella vocale è aperta (anche più aperta della /ɛ/).
Lo stesso accade nel mio caso: in dialetto dico bèn, in italiano béne. Ho pensato potesse essere una forma d’ipercorretismo (collettivo: anche gli altri miei conterranei dicono béne in italiano). Può essere?
Stessa pronuncia dialettale e stessa pronuncia in italiano anche per me.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Souchou-sama ha scritto:No, nessun ipercorrettismo. :) Come ha intuito Valerio, una cosa è il dialetto, un’altra è la pronuncia regionale, e non è affatto scontato che le due cose vadano «di pari passo».
Bene, ma allora come possiamo spiegare questo divario? Voglio dire: se il dialetto non influenza la pronuncia dell’italiano regionale, perché questo scostamento dalla norma italiana?
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Ah, qui mi rimetto a chi ne sa piú di me! :D È interessante notare, tra l’altro, che —anche laddove esiste un dialetto ben coerente, «compatto», standardizzato— due individui possono presentare pronunce regionali diverse, soprattutto (appunto) quanto a distribuzione di /e, ɛ; o, ɔ/.

Se può tornare utile, scrivo qui una lista di parole che, in Lombardia, presentano entrambi i fonemi possibili a seconda del parlante (vado a memoria): bordo, bosco, cómpito, con, conosco, enorme, esco, fetta, fodera, foto, gobba, goffo, gomito, lèggere, moto, orgoglio, orlo, peggio, porno, potrebbe &c, quello, questo, , tedesco
Ultima modifica di Souchou-sama in data sab, 02 mar 2013 16:28, modificato 6 volte in totale.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Souchou-sama ha scritto:È interessante notare, tra l’altro, che —anche laddove esiste un dialetto ben coerente, «compatto», standardizzato— due individui possono presentare pronunce regionali diverse, soprattutto (appunto) quanto a distribuzione di /e, ɛ; o, ɔ/.
Su questo posso riportare la mia esperienza personale. Un conoscente e io, entrambi (anche) dialettofoni, pronunciamo spontaneamente la parola doccia (per tutt’e due dócia in dialetto) in due modi diversi: dóccia io, dòccia lui.
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Complimenti! Io dalle mie parti sento esclusivamente *dòccia, ahimè. :( Però, tra i milanesi piú cólti credo si possa sentire anche la pronuncia corretta. Comunque, sopra ho aggiunto una lista di parole che magari anche dalle Sue parti oscillano un po’.
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Intervento di Infarinato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:…allora come possiamo spiegare questo divario? Voglio dire: se il dialetto non influenza la pronuncia dell’italiano regionale, perché questo scostamento dalla norma italiana?
Il sostrato dialettale influenza la pronuncia regionale, ma non necessariamente in modo coerente (…e questo è particolarmente vero per molti italiani regionali settentrionali).

Inoltre, molte delle [apparenti] «incoerenze» si spiegano con la diversa struttura sillabica della voce dialettale rispetto a quella italian[izzat]a (…e questo anche per quei dialetti/italiani regionali in cui [e, ɛ; o, ɔ] siano dei veri fonemi, e non dei semplici «tassofoni»). ;)
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