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Quel che resterà negli anni avvenire

Inviato: dom, 03 mar 2013 3:32
di Marco1971
1) Le preposizioni
2) Gli articoli
3) I pronomi personali
4) Alcuni avverbi (come qui/qua)
5) La morfologia verbale

Del lessico, solo quello delle canzoni (amore, mare, vento, brivido, notte, luna, onda, cuore, capelli, attimo, fantasia, sogno, mano, anima, uomo, donna, angelo, giorno, rumore, mistero, estate, parole, fuoco, vita, musica, poesia, ricordo, cieli, libertà, festa, inverno, desiderio, nostalgia, tempo, memoria, profumo, voce, tormento, addio, sogno, sole, voli, città, orizzonte, mondo...) Oddio, dicono i linguisti che il lessico è l’ultima ruota del carro. Bene.

E con queste parole come possiamo parlare di arte e di scienza?

Inviato: dom, 03 mar 2013 9:32
di Ferdinand Bardamu
Si formerà un creolo italo-inglese e finiremo per parlare una lingua neoanglica. Ognuno sceglierà dell’inglese le parole che piú gli attalentano, come si scelgono i piatti d’un listino al ristorante. Le neoformazioni saranno composte solo di elementi inglesi: il linguaggio della scienza sarà un osceno mischione di lessico inglese adagiato su di un sottile letto d’italiano (temo che già lo sia).

Questa creolizzazione sta ormai prendendo piede. Ieri un amico mi diceva che dobbiamo essere compliant con certi standard e dobbiamo gestire meglio le news. Purtroppo solo io ho avvertito il ridicolo di questo modo d’esprimersi.

Re: Quel che resterà negli anni avvenire

Inviato: dom, 03 mar 2013 10:28
di Animo Grato
Marco1971 ha scritto:1) Le preposizioni
2) Gli articoli
3) I pronomi personali
4) Alcuni avverbi (come qui/qua)
5) La morfologia verbale
Mi sembra una previsione fin troppo ottimistica.
Già adesso mi pare che le cinque categorie qui indicate siano conservate integralmente solo nell'italiano scritto, mentre la lingua parlata ha di fatto operato un'ulteriore scrematura. Chi di voi, in una normale conversazione, ha recentemente sentito usare egli, ella, essi? O vogliamo parlare del pronome le, messo alle corde dal prepotente gli? Per quel che riguarda i verbi, eviterò di intonare il consueto treno per la scomparsa del congiuntivo... :roll:

Re: Quel che resterà negli anni avvenire

Inviato: dom, 03 mar 2013 11:16
di PersOnLine
Marco1971 ha scritto:Oddio, dicono i linguisti che il lessico è l’ultima ruota del carro.
Infatti, m'era parso d'aver letto qualcosa di simile sulle pagine della Crusca: per loro basta che si conservino intatti la maggior parte dei fonemi, qualche brandello di morfologia e di sintassi, che è ancora la stessa lingua. Mi chiedo come si possa avere, da linguista, un'idea così aberrante di lingua, senza tener conto dell'aspetto culturale, che è tutto nel lessico [e nella sua continuità].

Marco1971 ha scritto:Del lessico, solo quello delle canzoni (amore, mare, vento, brivido, notte, luna, onda, cuore, capelli, attimo, fantasia, sogno, mano, anima, uomo, donna, angelo, giorno, rumore, mistero, estate, parole, fuoco, vita, musica, poesia, ricordo, cieli, libertà, festa, inverno, desiderio, nostalgia, tempo, memoria, profumo, voce, tormento, addio, sogno, sole, voli, città, orizzonte, mondo...)
Purtroppo, già questo mi sembra fin troppo ottimistico: nell'anglorrea imperante, amore è già love; notte è night; luna, moon; sogno, dream; angelo, angel; giorno, day; estate, summer; vita, life; cielo, sky; festa, party; tempo, time; voce, voice; città, city; e presto qualche intelligentone sosterrà che due termini così diversi per uomo e donna è discriminatorio, quindi il politicamente corretto imporrà man e woman. (Chiudiamo con una faccina :), tanto per sdrammatizzare).

Re: Quel che resterà negli anni avvenire

Inviato: dom, 03 mar 2013 11:20
di Ferdinand Bardamu
Animo Grato ha scritto:Già adesso mi pare che le cinque categorie qui indicate siano conservate integralmente solo nell'italiano scritto, mentre la lingua parlata ha di fatto operato un'ulteriore scrematura. Chi di voi, in una normale conversazione, ha recentemente sentito usare egli, ella, essi? O vogliamo parlare del pronome le, messo alle corde dal prepotente gli? Per quel che riguarda i verbi, eviterò di intonare il consueto treno per la scomparsa del congiuntivo...
Be’, lei parla della semplificazione dell’italiano, fenomeno per il quale non c’è da gridare allo scandalo. Anzi, significa che l’italiano è finalmente diventato una lingua viva, parlata, non piú libresca.

I pronomi egli, ella, essi, esse non sono piú usati nella lingua comune da un bel po’: come si sa, lui, lei e loro furono adottati da Manzoni dopo la «sciacquatura dei panni in Arno».

La confluenza del clitico le in gli è pure un fenomeno comune nel parlato; naturale, oserei dire, specialmente nel parlato meno sorvegliato.

Il congiuntivo scompare solo quando scendiamo nella cantina della lingua, cioè nei registri linguistici piú bassi. Peraltro, posso dirle che, nella mia esperienza di parlante, questo modo scompare solo in italiano, ché in dialetto non direi mai *«credo ch’el ga finío» (=credo che lui abbia finito), ma solo «credo ch’el gàvia finío».

Certo, è indubbio che ci sia anche un grave problema di conoscenza della lingua e delle sue infinite sfumature e possibilità. Ma questo problema apre la strada a un uso distorto dell’inglese, che rischia di rendere sempre meno chiara la comunicazione.

Inviato: mar, 05 mar 2013 20:00
di GianDeiBrughi
Io "esse/essi" li sento usare e li uso relativamente spesso in contesti tecnici quando serve un pronome per evitare ambiguità e non si può usare un dimostrativo.

Inviato: mer, 06 mar 2013 17:26
di amoralizzatore
Scusate, ho un dubbio sul titolo della discussione: "quel che resterà negli anni avvenire".

La forma "quel che resterà negli anni a venire" non è corretta?
Io solitamente utilizzavo quest'ultima.
Grazie.

Inviato: mer, 06 mar 2013 17:48
di Ferdinand Bardamu
Il DOP dice:

rara, e solo per l’agg., la var. a venire: i secoli avvenire (raro a venire); non rara però dove possa dare evidenza a una contrapposiz.: gli anni ormai trascorsi e quelli a venire

Inviato: mer, 06 mar 2013 17:52
di u merlu rucà
Curioso che sia raro, avrei usato anch'io a venire...

Inviato: gio, 07 mar 2013 19:06
di GianDeiBrughi
Anch'io ho sempre detto "a venire" e l'ho sempre sentito usare, ed abusare, da un cospicuo numero di docenti tra liceo e università.

Inviato: gio, 07 mar 2013 19:55
di Marco1971
A venire e avvenire si pronunciano nello stesso identico modo. ;)

Inviato: gio, 07 mar 2013 20:20
di u merlu rucà
Marco1971 ha scritto:A venire e avvenire si pronunciano nello stesso identico modo. ;)
Per voi toscani. :wink:

Inviato: gio, 07 mar 2013 20:26
di Marco1971
E in pronuncia normativa. :P

Inviato: gio, 07 mar 2013 21:40
di u merlu rucà
Ma noi risparmiamo fiato. 8)

Inviato: gio, 07 mar 2013 21:47
di Marco1971
u merlu rucà ha scritto:Ma noi risparmiamo fiato. 8)
Pigroni! :P

In realtà non ne sprechiamo piú di voi, sono semplici abitudini fonatorie. ;)