Spero che il contenuto dell'intervento precedente possa essere risultato chiaro. Sintetizzo. Aver posto il puntino diacritico sull' "r" di seroe^a ha convinto i lettori attenti che, sottesa, vi fosse la fallace ipotesi che si tratti del fonema antico - "scomparso" - . La nutrita serie di parole attuali quali guae^ra /'gwE:ra/ (E = e aperta, in realtà , ditt. ristretto ) = guerra, tae^ra /'tE:ra/ = terra, sae^ra /'sE:ra/ = sega - da cui l'errore - e seroe^a / se'roe:a/ = segatura et c. dimostra che il genovese attuale - e tutte le altre varietà linguistiche liguri! - possiede un'infinità di "r" intervocaliche che NON sono il fonema antico - "R" - "scomparso" . Il motivo della loro permanenza è da ricercarsi nel fatto che si trattava di geminate. Sarebbe stato meglio scegliere un esempio semplice, come sempre conviene. Seroe^a rappresenta tutt'altro che un esempio semplice: viene da seroe^Ra /se'roe:Ra/ che includeva i due fenomeni contrastanti! Da qui è sorto il pasticcio. Si è verificata una situazione più tipicamente trattata nel "setting" psicoanalitico: l'identificazione coll'avversario/aggressore.
3) Un altro appunto rivolto dai tradizionalisti riguarda l'inventario fonematico del genovese. A pag. 269 del Manuale di fonetica vengono esplicitamente esclusi "j" , "y" e "w" approssimanti. In realtà , amua^ /a'mwa:/ = molare (verbo) si oppone ad amia^ /a'mja:/ = guardare e sua^ /'swa:/ = risolare si oppone a sya^ /'sya:/ = sudare. Quindi, "w" contrasta con "j" e "y" . Zia^ - da alc. scritto anche zea^, ma sempre, in città, pronunciato /'zja:/ contrasta con zya^ /'zya:/ = giurare e pia^ - da alc. grafato anche pea^ , ma, in città , sempre pronunciato /'pja:/ contrasta con pua^ /'pwa:/ = potare. Quindi, "j" si oppone a "y" e a "w" e, conseguentemente, hanno ragione i tradizionalisti: mancano all'appello dell'inventario tre fonemi: "j" , "y" e "w" che dimostrano avere "resa contrastiva" .
4) Dopo aver riferito - per correttezza d'informazione - le giuste critiche dei tradizionalisti a oggettivi errori emersi, preciso che, personalmente - ma con molti altri - , ritengo che una "svista" di Canepari valga più di una decina di articoli che sono stati scritti nel corso del tempo da altri studiosi - tipicamente competenti su aspetti letterari e storici, ma assolutamente non paragonabili sotto l'aspetto scientifico e di capacità di fonetista - . Infatti, in più di un secolo - non anni! - gli studiosi non sono riusciti, ad es. , a chiarire - mi veniva da scrivere anche "chiarirsi" - gli aspetti della geminazione consonantica genovese e hanno proposto le loro "tesi" con verbalizzazioni inconsistenti e ambigue degne del miglior mediatore politico, ma assai poco scientifiche ... L'ultima "osservazione" giustamente critica di cui sono al corrente è quella di Franco Fanciullo su ID 46 - Italia dialettale, 1983 - , ma ignoro se vi siano state repliche. Dubito. Inoltre, si tratta di due mondi - quello degli studi tradizionali del dialetto e lo studio dell' "italiano locale" effettuato dall'autore con metodo innovativo - che sembrano fatti apposta per non comunicare tra loro.
Qui sono state fornite tutte le informazioni disponibili sul dialetto. Ovviamente nella metrica delle uniche "unità di misura" esistenti - quelle degli studi tradizionali, dato che, per il dialetto, non ne esistono altre - . Sono - con altri - assolutamente consapevole che esse non risultano "immediatamente convertibili" in quelle del sistema dell'autore, ma gli studiosi tradizionalisti del dialetto non hanno mostrato di essere in grado di farlo. L'unificazione dei due diversi "sistemi di misura" potrebbe essere compiuta e garantita solo dall'autore. L'unico - a mia conoscenza - che abbia - con visione lungimirante - realizzato un'analisi scientifica dell'italiano locale. Dopo un po' meno di un secolo e mezzo di unità nazionale! E nonostante l'importanza comunicativa ormai pervasiva dell'"italiano locale" ! Però , ormai, la dialettologia - come tale - sembra aver perso priorità e dubito che si possa raggiungere una descrizione unitaria e consistente - nell'ambito dello stesso sistema scientifico - dei due domini di ricerca: il dialetto e l' "italiano locale" .
Temo, se mi esprimessi in merito all'"italiano - sia pure - locale" in un filone "dialettale" d'incorrere in una seconda ammonizione.
D'altronde, se vale un veto, per la proprietà transitiva, dovrebbe essere in vigore anche il reciproco.
Penso, comunque, che il filone delle pronunce locali italiane proposto e padroneggiato dall'autore rappresenti appropriatamente l'attuale realtà italiana in cui, al di fuori di alcune geografie e di alcune professioni specifiche, la grande maggioranza delle persone si avvale di versioni in qualche modo "localizzate" della lingua e risulta ancora difficile formulare previsioni evolutive. Analizzare anche ciò che sono o sono stati i dialetti risulta ancora necessariamente strumentale e contribuisce agli studi e alle ricerche sull'italiano e una separazione netta può risultare improduttiva.
A parte il fatto che non possono esserci dubbi sulla validità della rappresentazione fonetica di Canepari, per quanto riguarda l' "italiano locale" - che non soffre il "nascondimento" attualmente tipico del dialetto - ha poco senso parlare di opinioni personali. E, comunque, s'imporrebbe una "commutazione di filone" . A parte le battute, chiunque possa essere interessato può collegarsi a you-tube o a un qualsiasi canale televisivo locale o - perché no? - verificare dal vivo e apprezzare direttamente la differenza acustica che intercorre, ad esempio, tra una geminazione "alla fiorentina" - C:C (in cui il primo contoide è allungato) rispetto al "semiallungamento" di un solo contoide - puntino - o a una geminazione in cui il secondo contoide - grafato con un font di dimensioni inferiori - risulti, invece, "accorciato" et c. ...